Spunti d’Agosto: in principio fu “Documenti, soldi, chiavi e sigarette”. 


Spunti d’Agosto: in principio fu “Documenti, soldi, chiavi e sigarette”.

(Con scuse anticipate per errori di scrittura, almeno in parte dovuti alla modesta tecnologia disponibile in questo periodo)

Era la quaterna che dovevi recitare quando, in uscita, varcavi la porta di casa. Oggi forse sostituito dalla triade “smartphone, caricabatteria e carte” dove carte riassume di identità, di credito, di ingresso e/o adesioni le più varie, palestre, biblioteche, catene alimentari e di abbigliamento, ecc. Forse non c’entra nulla o forse sì, ma mi viene in mente (e non è la prima volta) il capitolo sulle fotografie nel libro di Corrado Alvaro “Il nostro tempo e la speranza”. Un parallelo tra allora e ora appare improbabile, tuttavia il raffronto tra alcune frasi di Alvaro e certe esperienze odierne fanno pensare o comunque incuriosiscono. Avevo già parlato di Alvaro in altro articolo, ma non dedicato alle foto in generale, ma ad una foto del 1990 in particolare. Alvaro riflette sulle immagini fotografiche in un momento in cui le foto erano scattate quasi esclusivamente in occasioni particolari come matrimoni, comunioni, vacanze; riflette su come le fotografie rappresentino un grande aspetto innovativo e su strumento capace di esaltare ricordi ed emozioni. Oggi si fotografa “di tutto, di più” (espressione coniata dalla RAI molti anni fa per pubblicizzare le proprie trasmissioni). Ma torniamo a noi.

Sfruttando  un’applicazione che permette di modificare la data delle immagini, o meglio di attribuire la data corretta, è possibile ricreare, pur per sommi capi, il viaggio della propria esistenza. All’uopo è facile individuare in base alle date certe i Natali, gli ultimi dell’anno, giorni la cui data è certa in occasione di lauree, matrimoni, cresime, scomparse. Utili all’uopo anche foto di repertorio di date significative: la scoperta della luna, la vittoria dei mondiali di calcio, attentati, altri eventi. È possibile anche risalire alle date in cui si è  acquistata una nuova auto o una nuova moto, risalendo  tramite la targa  alla data di immatricolazione. Ovviamente più si va indietro e meno sono le immagini  personali disponibili In quanto un tempo non si fotografava tutti e tutto. Peraltro con l’eccezione di alcuni fotografi che, dopo aver sviluppato le foto, inserivano nella stampa il mese e l’anno in cui era avvenuta, non è facile ricordare la data (talvolta difficile ricostruire persino all’anno!). Raramente la data veniva scritta sul retro. Volendo fare una sorta di “esperimento scientifico” e sfruttando l’app di cui sopra possiamo ordinare cronologicamente le foto, e ci si può concentrare su particolari periodi, quelli vissuti in un certo posto, quelli del corso di studi, quelli contrassegnati in particolare periodo vuoi di lavoro vuoi di altro. Ciò ci permette di mettere ordine tra i nostri ricordi, di stabilire percorsi umani, di collocare più precisamente eventi che ci hanno visti protagonisti o anche solo spettatori, talvolta di farci ricredere su qualcosa avvenuta prima o dopo di come ci sembrava di ricordare.

E per chiudere il cerchio si può evidenziare come oggi con lo smartphone si può davvero fotografare tutto, sempre e comunque. Persino… le foto di un album di famiglia, a cui si può una volta perpetrato il processo alchemico da carta a file jpg – abbiamo visto – apporre la data, sempre che ce la ricordiamo.

Un tempo, neanche poi tanto lontano, quando ci portavamo dietro documenti, chiavi, soldi e sigarette, se proprio volevamo, dovevamo portarci dietro la fotocamera, che chiamavamo in realtá “macchina fotografica”. 

Riferimenti 

Alvaro Corrado: “Fotografie vecchie e nuove”. In “Il nostro tempo e la speranza”, Bompiani 1952, pagg.141-144.

E in tema di fotografia, non pertinenti al presente scritto, ma molto interessanti:

Ferrario Davide: L’incantesimo della fotografia: la carta uccisa da un proiettile. La Lettura 15 Novembre 2015

Villa Fabrizi; La macchina fotografica è una chitarra La Lettura 20 Marzo 2016

Impressioni estive di mezza estate ovvero a cavallo  tra luglio e Agosto (o giù di lì). O anche un po’ promemoria, un po’ raccordo, un po’ anteprima.

Impressioni estive di mezza estate ovvero a cavallo  tra luglio e Agosto (o giù di lì). O anche un po’ promemoria, un po’ raccordo, un po’ anteprima.

O ancora per dirla con Marzullo, quando un mese è appena finito e un mese è appena cominciato.

Piscine, libri, quaderni, ricerche, ricordi, Sarteano, ricorrenze… forse altro.

Come accade ogni anno o quasi, mi ritrovo diversi articoli appena iniziati o in corso d’opera ma non terminati. Mi ritrovo anche piccoli appunti,  note sparse  da sviluppare e altro ancora. E ogni anno o quasi propongo una sintesi di questo materiale che fa un po’ da raccordo è un po’ da anteprima. Tutti gli argomenti di seguito tratteggiati dovranno o almeno dovrebbero diventare articoli compiuti. 

13 Luglio 2023. Parafrasando un po’ “Impressioni di settembre” ma senza gocce di rugiada, e parafrasando la  famosa metà, quella shakespeariana del “Sogno di una notte di mezza estate”, e forse parafrasando anche qualcos’altro, eccomi dunque a Sarteano, al “Bagno Santo”, ovvero usando l’espressine gergale “Alla piscina” (non “In”, proprio “Alla”!). La recente pioggia ha fatto scappare tutti, il successivo e più recente ritrovato sole la farà probabilmente riempire di nuovo. Al momento si sta divinamente; presenze inferiori a dieci bagnino compreso.

A pochi metri dalla cascata che alimenta la piscina rendendola una delle poche “a ricambio continuo” é assai piacevole ascoltarne il rumore incessante, che in qualche modo fa da colonna sonora ai ricordi legati a questo posto e non solo. Ricordi e pensieri, probabilmente più i primi che i secondi. Ricordi vicini, ma soprattutto ricordi lontani, anche lontanissimi, remoti. Ricordi divenuti luoghi comuni, o forse milestones della storia del Bagno Santo. Concetti che possono servire anche valutare, ovvero a dare il voto, a chi si candida come “memoria storica”, ambita qualifica locale, ma con valore di sport nazionale! Date, persone, eventi legati ad esempio a quando c’erano due trampolini o a quando c’erano due bagnìni: uno di qua e uno di là, ovvero seduti  su una seggiola posta a metà dei due lati più lunghi della vasca, muniti di fischietto e con  ciambella corredata di lungo cordone a portata di mano. Strettamente collegata al Bagno Santo  inevitabilmente la citazione degli “spartitoi” – luogo dove le acque provenienti dalla sorgente si dividevano – e dove i ragazzi e anche qualche ragazzo più cresciuto potevano fare il bagno gratis. Aneddoti da raccontare c’è ne sarebbero: di vario tipo e di ogni tempo, questi ultimi passati alla leggenda magari riveduti e corretti. Ma questa é un’altra storia. Tra l’altro – e non é una scusa – il cellulare suona, è una volta tanto non è un call center, ma un vecchio amico.

Si tratta di Paolo Strino, mi comunica che ha scritto un bel libro su vicende musicali degli anni ‘70 e dintorni. Anzi su una vicenda in particolare, ovvero la storia di una Band tutta fiorentina, i Dennys & the Jets. Non ho avuto  occasione di leggerlo, ma spero di farlo prossimamente. Spero anche di potere assieme all’Autore di poter organizzare una presentazione presso il Gruppo Donatello, che al momento è suo malgrado diventato “Gruppo Donatello fuori sede”. È un espressione, quel “fuori sede” che pur non dicendolo sottintende un “momentaneamente” o almeno la speranza che lo sia. In ogni caso o in una nuova sede o in una di quelle che generosamente ci sono state via via offerte (Taverna Artisti, Villa Arrivabene, Teatro Affratellamento) la presentazione del libro di Strino avrà luogo! E in attesa della lettura del libro  mi piace citare lo stesso Autore: “Questa è una storia di canzoni e amicizia e di come questi due elementi per quasi cinquant’anni abbiano spinto alcune persone a caricare gli strumenti e partire lasciando tutto. Così funziona quando la musica chiama: tanto sai che ti aspetteranno comunque. Spero di essere riuscito a raccontarvi questa piccola grande band del Rock and Roll, anche nel ricordo di Vincenzo/Dennis”.  

Neologismi, neologisti, effetto Dunning-Kruger, depressione recitata, “Passaggi e non passaggi” e altre storie.

All’inizio  questo articolo doveva riguardare soltanto “Neologismi e neologisti”, titolo della tesi di specializzazione in psichiatria di Marcello Cossio, discussa nel lontano 1952 e pubblicata poco dopo. Fu una tesi molto apprezzata e innovativa. Dal riassunto: “L’A., dopo aver commentato lo studio del Bobon sui neologismi e linguaggi neologici e gli altri lavori concernenti l’argomento, esamina alcuni casi caduti sotto la sua osservazione. Delimita il significato del termine neologismo ed affronta l’interpretazione psicopatologica dei neologismi stessi.”. Il lavoro di riesaminare alla luce della recente letteratura scientifica  gli   aspetti del linguaggio di Cossio, che mi ero riproposto di studiare assieme ad un gruppo di lavoro, si è presentato assai complesso. E allora rimandando (ancora una volta) tale lavoro, preferisco tratteggiare alcuni ricordi legati alla figura di Marcello. Al posto di “altre storie” poteva essere benissimo scritto “le intuizioni di Marcello”. Marcello é stato  un apprezzato psichiatra. Dopo la laurea in medicina e la specializzazione in “Malattie nervose e mentali” esercitò a lungo la professione presso l’ospedale psichiatrico Vincenzo Chiarugi a San Salvi,  allora nosocomio provinciale. Dopo lunghi anni, dopo aver acquisito un primariato,  concluse la carriera come direttore di una unità operativa territoriale, una delle tante aperte sul territorio dopo la chiusura di San Salvi a seguito della riforma del 1978.

Pure avendo diretto la ricerca  su temi diversi, verosimilmente uno studio che riveste importanza per l’originalità, è la descrizione della depressione recitata, sindrome autonoma da altri simili disturbi, pubblicata nel 1984 ma molto verosimilmente descritta diversi anni prima insieme a Mario Barucci. Lo stesso Mario Barucci abbiamo visto coautore spesso con Cossio approfondì lo studio della Geragogia. Inevitabilmente facendo azione riduzionista non potendo qui neanche riassumere il percorso curricolare di Cossio, piace ricordare i suoi antesignani studi sul linguaggio degli psicotici, e in tempi più recenti la sua partecipazione ad una iniziativa socialmente rilevante pur non vicinissima alla psichiatria ovvero la teoria dell’Inconcepibileurbano, ovvero  I complessi rapporti tra sviluppo urbanistico, vita sociale, problemi del benessere. Inoltre Marcello Cossio descrisse ipoteticamente e accuratamente, in tempi non sospetti, e comunque autonomamente, una sindrome molto simile alla   “Sindrome della superiorità illusoria” o “effetto Dunning-Kruger”. Seguiranno approfondimenti di  tutti questi aspetti 

Riferimenti bibliografici 

Barucci M, Cossio M.: Semeiotica neuropsichiatrica, Idelson-Gnocchi, 1988

Barucci M, Cossio M. La depressione recitata [Recited depression]. Riv Patol Nerv Ment. 1984 Sep-Oct;105(5):201-15. Italian. PMID: 6599930.

Cossio, M., (1955), Neologismi e neologisti, “Rivista di patologie nervose e mentali”, 1955, 76, pp. 713 e sgg.

Kruger J, Dunning D. Unskilled and unaware of it: how difficulties in recognizing one’s own incompetence lead to inflated self-assessments. J Pers Soc Psychol. 1999 Dec;77(6):1121-34. doi: 10.1037//0022-3514.77.6.1121. PMID: 10626367.

Sforzi R., Cossio M.: L’inconcepibile urbano. Etruria Medica, Vol 10, 1995 n.1 pag. 27

Dai quaderni della Stefanina ai…. Quaderni della Stefanina

Non è la prima volta che parlo di Stefania Casoli da Sarteano, meglio conosciuta come Stefanina. Ottima musicista suonava bene pianoforte e violino. Molti bambini e adolescenti, compreso chi scrive, sono stati a lezione di musica dalla Stefanina. Una curiosità: Stefanina forniva agli alunni uno strumento didattico singolare e prezioso: un quaderno interamente scritto da lei, con ampio testo che descriveva  le basi del solfeggio, e riccamente illustrato da note e pentagrammi. A quanto ricordo ne approntava uno per ogni allievo. Rigorosamente artigianale! E senza aiuto di fotocopie! 

La cosa curiosa che peraltro giustifica il presente scritto è che qualche giorno fa ho ricevuto un regalo singolare, ovvero due quaderni della Stefanina, ma non quelli or ora ricordati che lei stilava e produceva per gli allievi, ma proprio i suoi quaderni delle elementari. Titoli dei temi e delle cronache che docenti proponevano ai propri scolari sono naturalmente assai diversi da quelli odierni, tuttavia incuriosiscono il lettore e se proprio si deve trovare un comune denominatore, lo ritroviamo in alcune caratteristiche tipiche di quell’età età in cui si frequentano le scuole elementari, in particolare la fantasia, l’innocenza, la curiosità che pare non avere limiti confini spaziali e temporali. Rimando ad una successiva e doverosamente più ampia disanima sulla figura della Stefanina, per ora mi basta aver sommariamente parlato di quel passaggio temporalmente sviluppandosi nell’arco di circa sessant’anni cioè “Dai quaderni della Stefanina… ai quaderni della Stefanina“

Bologni Carlo: La scomparsa della Stefanina, Montepiesi n.7-8 2006

26 Luglio 2023

Carl Gustav Jung   psichiatra e fondatore della psicologia analitica nacque il 26 Luglio 1875. Anni dopo, il 26 Luglio 1943 Jung compiva 68 anni; lo stesso giorno veniva alla luce Mick Jagger futuro leader dei Rolling Stones.

Curiosità “comparate”. Nel 1943, in estate, a Eranos, Jung tenne il seminario “I miti solari e Opicino de Canistris”. Nel 1961 Jung scompare, nel 1961 Jagger ritrova  Keith Richards che aveva già conosciuto alle elementari: è praticamente é l’inizio del fenomeno Rolling Stones.

Auguri a Mick che compie 80 straordinari anni e a Carl Gustav che ne avrebbe compiuti 148.

“La quarta età” di Vincenzo Magnoni. Una bella autobiografia 

“La quarta età” di Vincenzo Magnoni. Non ho mai fatto mistero di annoverare biografie e autobiografie tra le mie letture preferite (si veda in questo blog  http://robertodellalena.altervista.org/navigare-in-un-mare-di-biografie/ ). Quando Vincenzo Magnoni mi ha cortesemente donato il testo di cui si parla, ho subito iniziato a leggere con interesse e curiosità. Vincenzo Mignoni è avvocato ed  è anche figlio e nipote di avvocati. La vocazione familiare verso la professione di avvocato prosegue anche con i figli di Vincenzo. La biografia che Magnani propone è interessante soprattutto per come é stata redatta e per come viene proposta e si sviluppa. Si tratta di una serie di brevi racconti tematici, naturalmente in ordine cronologico, che possono essere letti anche singolarmente. I vari paragrafi,  ripercorrono le frasi significative della vita. Dal ricordo dei genitori e del fratello, alle problematiche dell’adolescenza,  queste ultime ben diverse dalle odierne, ai  luoghi di residenza, di vacanze. Si alternano descrizioni di eventi,  di luoghi,  di persone in qualche modo per l’Autore significative o comunque degne di nota. Tutto inizia nella piccola città di Chiusi, piccola ma importante  in quanto sede di un rilevante nodo ferroviario; Il racconto di Magnoni si sposta via via  alla Giannella, all’Isola d’Elba, nelle più distanti Parigi e in Giordania in occasione di viaggi.  Tutta la narrazione é accompagnata – aspetto estremamente coinvolgente – da momenti di profonda riflessione ed intensa emozione.