“Io avrò detto male, e lui avrà capito peggio”

Un ricordo lontano, molto ma molto lontano, ma tutto sommato molto preciso. Dopo un diverbio con un amico, io bambino dico “Io avrò detto male, e lui avrà capito peggio”. Ricordo bene le parole – quelle ricordate or ora – e il posto: il mio paese. Non ricordo invece precisamente da chi fosse composto il pubblico (ristretto) al quale profferii la frase, ma quasi certamente erano adulti. Ho qualche incertezza anche sul nome del mio coetaneo, ma credo che si chiamasse Flavio.
Ebbene, l’unica certezza, l’unico ricordo netto, e quindi significativo, è quello della frase. Probabilmente l’avrò detta per caso o perché sentita precedentemente da qualcuno, ma è curioso come con decine di anni in anticipo del mio percorso formativo personale, abbia stabilito una sorta di descrizione della comunicazione efficace, suggerendo come nella catena comunicativa o l’emittente o il messaggio o il ricevente, o anche due di essi, o forse tutti e tre non fossero stati adeguati!

(Testo non definitivo)

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Suggestivi percorsi

“Suggestivi percorsi”, titolo accattivante e stimolante. Un evento artistico da non perdere. Di cosa si tratta? Vediamo il cast:
Personaggi ed interpreti: Daniel Craighead – Marcella Donati – Enzo Pazzagli – Elisabetta Weber
Avventura artistica figurativa svoltasi nel dicembre 2016 in prossimità di Porta a Pinti
Inizio ufficiale 10 dicembre 2016. Fine ufficiale 22 dicembre 2016

Passiamo dal faceto al serio, trattasi di una mostra collettiva di pittura e scultura, e Daniel Craighead, Marcella Donati, Enzo Pazzagli, Elisabetta Weber, in ordine rigorosamente alfabetico sono i quattro Artisti espositori.
diciamo subito che la dizione “Collettiva” pare davvero essere un po’ stretta perchè possiamo parlare tranquillamente di quattro “Personali”, inevitabilmente ridotte per motivi di spazio, ma sviluppate e compiute.
Tutti e quattro esperti, tutti e quattro reduci da brillanti recenti esperienze, tutti e quattro oggetto di interesse di biografi e di critici nel passato recente e anche meno recente. A loro si rimanda per un approfondimento critico.
Qui solo modeste impressioni a margine di una piacevolissima serata.
Interessante il mixer tra i quattro linguaggi artistici, peraltro venutosi a creare – diciamolo pure – improvvisamente e forse inaspettatamente (ma a volte il destino e il caso sono più efficaci di forzate programmazioni!).
Molti elementi, pur diversamente proposti e rappresentati nei singoli artisti. Elementi talora manifesti, talora sottesi, a volte urlati a volte sussurrati, a creare una rete di immagini, sì, ma anche di ricordi, di proiezioni, di stimoli, che rimandano l’osservatore a ricordare, accostare, riflettere. Ciò avviene nei tempi di esposizione delle opere negli spazi della galleria, ma anche, e forse soprattutto nei luoghi della mente dove lo spazio è invece creato a piacere “dell’osservatore” e “dall’osservatore”.
Astrazione e figurazione sono presenti in varia misura e in ottima miscela.

L’astrazione di Daniel, che propone una sua serie dal titolo ‘Variazioni su un Tema’ dove una sorta materiale ricco di pliche (poco importa se siano panneggi, spiagge, preparati microscopici o altro ancora) cattura l’osservatore, che con la sua personale, intima percezione, diviene in qualche modo attore anch’esso, ed è chiamato a stabilire se trovarsi di fronte ad una figurazione di cui stabilire qualità e stato di quanto proposto sulla tela o ad un’astrazione in cui i vortici, le digressioni, i ripiegamenti evocano pensieri, emozioni, stati d’animo e, circolarmente, individuazione di ulteriori forme e figure.

“Se fossi una goccia d’acqua” è il titolo che Marcella Donati ha dato al complesso delle sue opere presentate. Non v’è dubbio che il titolo, rimandando all’elemento fondamentale, ammicca ai titanici temi della natura, dell’ecologia, della biologia, in definitiva della vita. I colori decisi e violenti (dove violento è nell’accezione migliore del termine) sono fortemente evocativi. Anche dove non ci sono nè figura nè forma, queste sono sottese, indicate, suggerite. In questo senso vediamo come detto all’inizio che compare un elemento comune: l’elemento percettivo, che sempre più viene avanti a trasformare l’osservatore in un fruitore attivo dell’opera.

Enzo Pazzagli ha alle spalle un percorso artistico pluridecennale; scultore notevole con opere collocate in ogni dove, presenta in questa mostra una serie di opere necessariamente “piccole”. Anche se di dimensioni effettivamente “normali”, Enzo è abituato a grandezze, a volumi, ad altezze ben maggiori!
Impossibile raccontare in poche righe Enzo Pazzagli, ma non si può non ricordare il Parco omonimo, appunto il Parco Pazzagli, dove campeggiano sue opere, oltre duecento, in cui il metallo e il vetro (sovente per non dir sempre colorato), si accostano, si legano a comporre sculture notevoli che – a dispetto dell’acciaio e del silicio – sembrano fondersi con la terra e con l’ambiente circostante ricco di erba e di alberi.
Natura e inno alla vita si ripropongono.

Le opere di Elisabetta Weber non hanno un titolo che le riassume, o forse sì. Viene a mente “Recentia”. Non tanto per classificare quanto esposto nella produzione ultima, quanto per richiamarsi alla sua personale senese che ha probabilmente rappresentato una pietra miliare nel percorso dell’Artista. Terra di Siena è ad un tempo un colore e un luogo. Colore e paesaggio (senese, ma anche marino) sono elementi centrali nella pittura di Elisabetta. Colori fortemente descrittivi, che al di là della sensazione di trovarsi in una giornata estiva o in diversa situazione climatica, trasmettono anche stati d’animo, che, ancora una volta, sono quelli dell’artista, ma forse anche e soprattutto quelli dell’osservatore.

E torniamo, concludendo, al gruppo, al mixer, al collettivo, alla totalità, che anche stavolta non rinnega il principio del totale maggiore delle singole componenti. Gli elementi, i materiali, i temi e i soggetti proposti si chiamano tra loro e attraggono l’osservatore (necessariamente non neutrale, talora franco partecipante), a cogliere in quanto proposto analogie,differenze, dettagli, antitesi, complementarietà, ma anche a trovare, attraverso le opere dei Nostri, parti del proprio vissuto esperienziale, delle proprie esperienze, dei loro ricordi. Credo che ciò sia straordinario.

(Testo non definitivo)