“E’ sempre stata la più bella”

“E’ sempre stata la più bella”

Premessa al lettore. Questo testo viene volutamente pubblicato senza tante correzioni (che verranno fatte successivamente) in quanto si descrive un evento recente, con la speranza di ricordarne più dettagli possibili. Naturalmente seguiranno integrazioni e correzioni.

14 Agosto 2021. Performance di Riccardo nell’ampia terrazza di casa a Ronta.

Centralità (o forse leitmotiv) dell’intervento è la bandiera italiana, giocando su ricordi di cronaca e ricordi personali. I vari momenti esposti sono legati talora da fatti concreti, talora da analogie di significato, talora da enigmatici fili. Viene inevitabilmente a mente “Negativi elementi ed eroi positivi legati da inconcepibili architetture” (so bene che nessuno capirà l’allusione tranne i pochi che conoscono la frase!).

Non a caso la performance si è chiusa con un (difficile) rebus creato da Riccardo medesimo e distribuito in copia ai presenti. E anche qui la citazione è d’bbligo, e anche in questo caso davvero pochi la capiranno, si tratta de “Nell’isolato sotto casa o ad anni luci da qui”. Il rebus è infatti in qualche modo ulteriormente crittografato e complicato da rimandi associativi e/o metaforici, come la figura di un famoso monumento che rimanda alla sigla automobilistica della città dove il monumento si trova, o come altra figura indica la parte per il tutto come vocabolo da trovare per concorrere alla chiave di soluzione, ed ancora pentagrammi, cartine geografiche ed altro ancora.

Naturalmente il rebus non è stato risolto e Riccardo all termine dei lavori ha fornito la soluzione.

Inutile stare a dire quale fosse, trattandosi di una frase che rimanda ad una nicchia spazio-temporale conosciuta solo dagli spettatori e forse neanche da tutti.

Quiello che invece è da sottolineare e da apprezzare è la modalità espositiva, la scelta degli argomenti trattati, la capacità di sintesi imposta dal tempo a disposizione (opera questa non facile e perfettamente riuscita).

Partendo dal tricolore, il nostro tricolore di tre bande verticali di eguale dimensione verde, bianco, e rosso, con una serie di associazioni di idee, di analogie, di rimandi, di accostamenti ora di significato ora di lessico, ora di altro, Riccardo ha fatto rivivere tante cose, alcune personali, altre patrimonio collettivo, a costituire uno straordinario trovarobato nei cassetti della memoria.

La scoperta del Ponte Vecchio tra prospettive inusuali e offerte votive. Interessante acquerello esistenziale-cognitivo-esplorativo quello in cui Riccardo ha ricordato come, andando da bambino a passeggio in centro col babbo, fermi in por S. Maria, si sentisse ripetere che “quello davanti” era il Ponte Vecchio, ma il Nostro non vedendo fiumi, poco bene se lo raffigurava. Ma qualche anno dopo, più cresciuto, dovendo consegnare, per conto della nonna, una busta con dei soldi ad un sacerdote presso una chiesa di là d’Arno, ebbe chiarimenti geografici e toponomastici. Riccardo realizzò che per giungere alla chiesa in questione si doveva entrare in una strada e che per trovare tale strada occorreva passare il Ponte Vecchio, che finalmente era diventato un ponte “vero” con tanto di Arno che gli passava sotto! Mi rendo conto che questo riassunto non rende giustizia al racconto dalla viva voce di Riccardo, ben più ricco di dettagli e con emozioni durante l’esposizione, praticamente impossibili da descrivere. Ma questo è.

Abbiamo rivissuto il giorno prima degli esami, non quello del film, bensì quello degli esami di quinta elementare che il Nostro, e la classe 1959 tutta, si è trovata a sostenere il giorno sucessivo allo svolgimento di quella che poteva essere una semplice partita e che invece è diventata un mito: “Italia-Germania 4-3”.

Accenni ancora calcistici (ma inevitabilmente anche umani) al secondo scudetto della fiorentina. Era il campionato 1968-1969, l’allenatore era Bruno Pesaola, lo scudetto della Fiorentina era il secondo della sua storia. Allo stadio di Firenze, a scudetto già vinto, la Viola (che comunque allora era chiamata a quanto mi ricordi semplicemente Fiorentina) il 18 maggio 1969, 30ª giornata, fu festeggiata la prima posizione in classifica e quindi lo scudetto. Peraltro tale ultima partita, contro il Varese, fu vinta per 3 a 1.

Accenni alla città di Firenze con soste di un Riccardo adolescente e forcaiolo (in senso scolastico, non giustizialista!) di fornte al Rondò di Bacco in piazza Pitti, soste “archetipali” in odor di “preveggenza a sua insaputa” e sincronicità. Per questa vicenda rimando al primo incontro tra Carl Gustav Jung ed Emma Jung Rauschenbach, che sarebbe divenuta sua moglie (Per chi volesse approfondire un riferimento bibliografico: M. Hyde , M. McGuinness, Jung per cominciare, Feltrinelli 1992, pagina 34.).

In terra di Ronta dove la performance si è svolta (ma performance sarà poi il temine giusto? Ah saperlo!) alcuni piacevoli e doverosi ricordi di eventi in qualche modo memorabili e personaggi caratteristici, e una frase divenuta un modo di dire, frase manco a dirlo creata da uno dei personaggi di cui sopra nel corso di eventi di cui sopra svoltisi in Ronta. Non dico la frase nè nomino il personaggio, ma chi vive a Ronta conosce frase e personaggio entrambi consegnati alla memoria sempiterna (o comunque molto lunga).

La scelta di evitare nomi è suggerita dal rispetto della privacy e tutto sommato anche dal rispetto verso il protagonista; probabilmente è un eccesso di prudenza dato che in definitiva il protagonista è comunque un eroe positivo. Ma va bene così.

La serata si è conclusa con il famoso rebus praticamente impossibile da risolvere, mentre Ferragosto mandava a dire che sarebbe arrivato di lì a poche ore. A seguire resa nota a soluzione del rebus, applausi, sorrisi, aria di festa.

Chiacchierate sarteanesi

Chiacchierate sarteanesi

Incipit. Esterno sarteanese. Inizio Agosto 2021. Da Sarteano a Sarteano passando per Firenze, per Parma, per Celle sul rigo, un po’ per la strada è un po’ parlando e rievocando.

Ho sempre condiviso una frase pronunciata da un famoso regista “Non fate troppi film con l’immaginazione, perché poi quando si cerca di attuarli vengono peggio; in ogni caso riescono diversi“. So bene chi è il regista in questione, ma dato che questa frase l’ho sempre sentita, ma non sono mai potuto risalire alla certezza che l’abbia effettivamente detta lui, per non fare errori, preferisco non citarlo.

Ma cito la frase del regista solo per ricordare che io un film forse me lo sono fatto quando ho pensato di scrivere un libro su Sarteano, sulla mia vita in passato da residente e da “Sarteanese di ritorno” (concetto che più avanti sarà meglio definito).

Avevo ipotizzato di scriverlo a sei mani con due mie compagne delle scuole elementari anch’esse native sarteanesi, poi emigrate, poi sarteanesi di ritorno; una delle due in realtà ritornata a vivere in paese in modo stanziale e definitivo.

Io avevo già buttato giù una scaletta, e in realtà avevo anche scritto più di duecento pagine, ma poi il progetto a sei mani in qualche modo si è arenato. Speriamo che possa riprendere!

Al progetto-libro o libro-progetto che dir si voglia avevo anche un, pur provvisorio, nome: “Progetto di libro o di racconti di tre ex ragazzi di Sarteano” e, oltre un centinaio di pagine da me scritte, era pronta anche una scaletta, un cronopprogramma, un indice.

Eccoci dunque alla frase del regista. Se ci si attiene alla frase “Il film del libro “venuto peggio“. Speriamo che almeno come il regista concludeva che “Venga diverso” (semprre meglio diverso che peggio!).

E allora, in attesa della ripresa progettuale con le mie compagne di scuola, metto in atto un cambio di strategia.

Si prova a partire dal basso, da singoli eventi, da momenti signigficativi, da figure notevoli e da quant’altro, parlandone con addetti ai lavori che in questo caso sono Argo Triani e Mario Mosci, due Sarteanesi doc, e poi si vedrà.

Del resto quando di un autore non si riesce a leggere le opere complete sí supplisce in qualche modo leggendo gli epistolari (concetto valido per il secolo scorso e prima ancora, quando scrittori, scienziati e intellettuali vari tenevano frequente e costante corrispondenza; oggi è assai diverso).

Consultando gli epistolari, come dai contenuti ricorrenti nelle lettere si può evincere l’importanza di certi temi rispetto ad altri, parimenti da selezionate chiacchierate con qualificati interlocutori, si possono approfondire temi gia affrontati e talora addirittura riuscire scrivere interamente paragrafi e capitoli del libro di cui all’inizio si parlava.

Si parte da una foto e da ricordi personali: i miei, quelli di Argo e quelli di Mario. Una sorta di trumvitrato si riunisce all’uopo in piazza XXIV Giugno per una sorta di brain storming.

La foto in questione è una foto del 1965. Tutti gli studenti delle medie sono in gita a Collodi, e, probabilmente a fine giornata, sono riuniti sotto il monumento a Pinocchio per una foto ricordo di gruppo. E questa foto innesca una serie di altri ricordi e riflessioni. Viene in mente che fino alla classe anagrafica 1946 compresa, se non ci si voleva fermare alla quinta elementare, ma si voleva continuare con le medie, occorreva andare a Chiusi. Infatti le scule medie sono state attivate in Sarteano agli inizi degli anni 50. Oggi si dà tutto per scontato, ma così non è stato per chi già in età ha dovuto fare l’alunno pendolare!

Per quanto mi riguarda ho fatto i primi quattro anni delle elementari nell’edificio che oggi ospita l’Albergo Santa Chiara; in tempi recenti mi ha fatto un certo effetto quando in occasione di una cena con amici cercai di localizzare la mia classe tra la reception e la sala da pranzo!

Sia Argo che Mario hanno ben chiaro, nonostante la distanza temporale l’instaurazione delle varie scuole e delle varie sedi che hanno occupato: Santa Chiara, Via Sant’Angelo con affaccio e giardino su via dei Goti, perfino una sede provvisoria in Via Adige.

Si continua a chiacchierare e a stabilire collegamenti; ad esempio la nevicata del 1963, anno in cui le scule restarono a lungo chiuse sia prima che dopo “le vacanze di Natale”.

Da Montepiesi (rivista mensile locale) del 1973 alcuni dati ufficiali. Nel 1973 la popolazione scolastica sarteanese era la seguente: 70 bambini alla scuola materna, 201 alunni alle elementari e 120 alunni alla scuola media.

A proposito di scuole mi piace ricordare che almeno quattro mie compagne di scuola delle elementari sono “da grandi” divenute insegnanti: Ivana, Maria Pia, Patrizia, Rita (mi scuso e mi correggerò se dimentico qualcuna/o)

Mi rendo conto che andando a ruota libera si omette di precisare alcuni concetti come quello di “Sarteanesi di ritorno” che non sta semplicemente a significare un rientro al paese dopo un certo periodo, ma piuttosto un ritorno alle origini, al recupero, alla riappropriazione di cose perdute, alla riscoperta di luoghi e atmosfere lontane.

Mi fermo qui (per ora) non avendo esaurito neppure quanto annunciato nel titolo. Ma è un primo passo. D’altronde in qualche modo andava iniziato, altrimenti non si parte! Per ora grazie Argo e grazie Mario!

Riferimenti bibliografici

Nel mondo della scuola, Montepiesi n.10 1973, pag. 4

P.S. Articolo non definitivo, mi scuso per gli errori di grammatica e di battitura.

P.P.S. Mi rendo conto che Parma e Celle sul Rigo annunciate nel titolo sembrano entrarci poco – e così è – con quanto scritto. Vi prego di attendere il prossimo aggiornamento.

Continua

Careggi là dove tutto ebbe inizio.

Iniziato 8 aprile 2021 e ripreso 17 maggio 2021.

In fondo a viale Morgagni, venendo da piazza Dalmazia, quando arriviamo a Largo Giovanni Alessandro Brambilla, ci troviamo di fronte il monumentale NIC, acronimo di Nuovo Ingresso Careggi, una struttura imponente con ampie superfici vetrate, struttura recentissima inaugurata nel 2017, che ha sostituito un molto più modesto precedente ingresso sostanzialmente consistente in un casottino dove stavano i custodi che regolavano gli ingressi alzando una sbarra. Ingresso con la sbarra e casottino per i custodi, erano presenti negli anni 70 durante i miei anni dell’università.

Una volta entrati nel viale centrale si incontra sulla sinistra la nuova biblioteca, anch’essa costruita recentemente proprio accanto a quella vecchia oramai diventata una sorta di memoria storica, di monumento; le sale di lettura della vecchia biblioteca sono oggi adibite ad uffici amministrativi dell’Università, mentre nell’aula magna si svolgono tutt’ora convegni e le sedute delle tesi di laurea. Della vecchia biblioteca di Careggi va poi ricordato “Il bunker”, ovvero una saletta di lettura accessoria nrl seminterrato, usata per lo più per aggiustare gli appunti tra una lezione e l’altra.

E girando a sinistra per andare verso Medicina Legale si incontra sulla sinistra la “Ginecologia” più correttamente Clinica Ostetrico Ginecologica, anch’essa negli anni modificata e aumentata di volume.

Dall’altra parte della strada “Le chirurgie”, un vecchio edificio anche esso cambiato nel tempo e cambiate le destinazioni d’uso; ho visto recentemente che dove c’era l’odontoiatria e l’ortognatodonzia ci sono oggi degli ambulatori fra cui quello Alcologico che io conosciuto come specializzando sotto la guida di Allaman Allamani ma in tempi lontani e in altre sedi (sicuramente oggetto di un futuro articolo).

In fondo al viale, non quello con “un caffè dove la gente” come la canzone recitava, ma in quello che propriamente oggi è Viale delle Maternità, appare l’austero edificio con tanto di ingresso costituito da un ampio piazzale quadrato circondato da imponenti colonne, sede dell’Istituto di Medicina Legale. In realtà l’edificio non ospita la sola Medicina Legale ma anche Anatomia Patologica e Anatomia umana normale. Molto probabilmente è uno degli edifici in cui gli studenti di medicina hanno “faticato” maggiormente, infatti sia Anatomia al primo e secondo anno (colloquio prima ed esame poi) che Anatomia Patologica al quarto e quinto anno (anche qui colloquio ed esame in due anni successivi, appunto il quarto e il quinto) sono esami assai impegnativi. “Anatomia umana normale” e “Anatomia e Istologia Patologica” (questi i nomi ufficiali) erano due ostacoli non da poco, esami difficili e anche con forte valore simbolico; il superamento della prima ti faceva capire che eri veramente immerso nella medicina e pronto a misurarsi con le non meno impegnative fisiologia e la patologia; la seconda, l’anatomia patologica era la testimonianza che in qualche modo ormai il più era fatto e ci si avvicinava alla laurea e la fine degli studi. Da segnalare che nel piazzale ricordato è presente la bella scultura del prof. Giuseppe Carlo Balboni, professsore universitario e valente scultore, che per molti anni ha diretto l’Istituto di Anatomia Umana Normale.

Tornando al viale centrale e percorrendolo si incontra sulla sinistra l’edificio delle cliniche mediche e sulla destra altri reparti, alcuni da semère presenti, altri recentemente costruiti e/o rimodernati, dove ci sono altrettanti reparti di degenza. Si arriva così un po’ più avanti, tornando al lato sinistro, al Padiglione San Luca oggi “Vecchio San Luca” dove per me tutto ebbe inizio con la frequenza del reparto di ematologia ai primissimi anni 70. Proprio all’altezza di Ematologia girando a destra si accede al vialetto che porta all’uscita, o meglio ad una delle uscite. In questo vialetto si incontra sulla sinistra la bassa costruzione ad un piano, i cosiddetti “tetti bassi”, che tanti anni fa ospitava il reparto di malattie infettive; sulla destra invece il monumentale edificio recentemente costruito chiamato “La piastra” o più correttamente la “Piastra dei servizi” dove ci sono i Laboratori di analisi e il Centro Trasfusionale. Ai miei tempi il laboratorio di analisi era invece al piano terreno del precedente citato a San Luca. Appena usciti dal viale ci si immette sul più ampio Viale Pieraccini troviamo dall’altro lato della strada Monna Tessa anche lì tanti ricordi della clinica medica della tesi di laurea degli anni dell’università

Questa tutto sommato fredda sintesi toponomastica non rende ragione all’esperienza vissuta come studente prima, come medico poi, alla realtà di Careggi. Fin qui infatti solo una sbrigativa sommaria descrizione di cosa si incontra; più interessante pur più complesso sarebbe, anzi vorrei dire sarà, affiancare a tutti questi posti descritti qualche persona, qualche avvenimento, qualche ricorda. Sarà una sfida e un piacere, e il piacere sarà preponerante. Da considerare soòtanto un punto di partenza!

Ho tante cose ancor da raccontare per chi vuole ascoltare…” (Guccini)

Continua (probabilmente aggiungendo ricordi, ricordi che si rievocano specialmente nel corso delle “Ceneaissusci”. Ma questa è proprio un’altra storia…