Sostiene Lorenzo (Urlando a Colori)

In vista dell’Inaugurazione della Mostra personale di Lorenzo Bonamassa “Urlando a colori”
Sostiene Lorenzo che trattasi di pittura sempre figurativa ma di concetto.
Sostiene ancora Lorenzo che poi ognuno può interpretare come vuole i quadri, ma spera che arrivino i contenuti che vuole esprimere.
C’é sempre provocazione e ironia, rabbia e disobbedienza.
Dice Lorenzo “Però vorrei anche fra divertire”.
Sostiene che dal vivo effetti speciali si affacceranno alla ribalta: supporti e strumenti di pittura “ho usato le dita, varie scatole, trincetto, scovolini”
Certifica Lorenzo che usa le spatole e poi usa tanti materiali di scarto.
In questo l’Urban Garbage Art (per gli addetti UGA ) fatta in strada con i rifiuti mi sta aiutando molto a trovare nuovi modi di espressione. Poi c’é l interazione.
Ma l’ interazione col quadro é pensata come completamento concettuale del quadro.
Il gesto che lo spettatore può fare interagendo col quadro, servirebbe a comprendere meglio quello che esprimo con la figurazione.
Ecco…
Sostiene Lorenzo che nei quadri volutamente non segue un filo conduttore, ma ogni quadro esprime un concetto a sé stante. Può darsi, ma un filo conduttore, un motivo, c’è sempre e (anche non lo sappiamo, ovvero “Nonlosappiamomalosappiamo”) tutti lo abbiamo, attraversa rimodulando, ricomponendo e riformulando le nostre esperienze, le nostre letture, i nostri maestri.
Quali appartenenze (e a cosa è a chi), quali separazioni (da chi, da che cosa?). Lorenzo pare appartenere ad una classe artistica con qualche tratto comune a tutti gli appartenenti, ma al contempo, con forti caratterizzazioni individuali). Parenti più o meno stretti sembrano essere la Pop Art, Bacon, certo espressionismo, reminiscenze Dada.
Del resto “Non si può non appartenere”; ebbero a dirlo Fanali e Lorenzini, parafrasando il primo assioma della comunicazione “Non si può non comunicare” di Paul Watzlawick. E del resto “tutti siamo figli di qualcuno e anche della nostra adolescenza” (Pergola, lezione non pubblicata, 2003).
Oggi sembra universalmente riconosciuta l’impossibilità di scindere osservatore e osservato: parlare di separazione tra i due significa commettere un errore epistemologico o, quantomeno, operare una semplificazione consapevole. Accanto all’ancora valido assioma “non si può non comunicare” si potrebbe quindi coniare un nuovo assioma: “Non si può non appartenere”” (Fanali, cit.).
Stabilito quindi che non si può non appartenere, resta da stabilire quale sarà la definitiva e prevalente appartenenza di Lorenzo, che stando a vedere l’evoluzione, porterà a qualcosa in cui dei padri pur importanti saranno evidenti tracce e contaminazioni, ma prevarrà un setting, un linguaggio, in sintesi uno stile, tutto dell’Artista. Il processo è già in corso e ben visibile.

2016bonamassapaper

Riferimenti e letture
– A. Fanali, R. Lorenzini., “NON SI PUÒ NON APPARTENERE”: L’APPARTENENZA COME CONDIZIONE FONDANTE DEL PROCESSO TERAPEUTICO. Atti del V incontro degli operatori dei Sevizi Pubblici sulla Applicazione delle Tecniche Relazionali, “Appartenenza e Separazione”. Firenze, Palazzo dei Congressi, 2 Febbraio 1991. (Pubblicato su Etruria Medica n.1 1991).
– Don D. Jackson, Paul Watzlawick, Janet Helmick Beavin, Pragmatica della Comunicazione Umana. Studio dei modelli interattivi delle patologie e dei paradossi. Roma: Astrolabio, 1971.
– A proposito della mostra “Contenitori dell’anima” Opere di Lorenzo Bonamassa e Daria Orlandini. Pensieri e immagini, contenitori, contenuti, involucri.
– P. Watzlawick, La realta’ inventata,  (Feltrinellli 1988)
– Francioli Davide: La street art è aumentata, La Lettura 29 Maggio 2016

 

[Bozza; testo non definitivo.]
[Continua]

A proposito di Alone

Appunti sparsi e slegati (omaggio ad Alone?).

A proposito di Alone (Alone nel paese delle conchiglie di Donato Massaro, edizione MASSO DELLE FATE EDIZIONI, 2015).

083

Appunti sparsi e slegati (omaggio ad Alone?).

A proposito di Alone (Alone nel paese delle conchiglie di Donato Massaro, edizione MASSO DELLE FATE EDIZIONI, 2015).

Un’esperienza insolita, forse, che un saggista come Donato Massaro, attento lettore e studioso di Dante (suoi “Due o tre cose che so di Dante” e “Il primo amore”) e di Alessandro Manzoni  (suo il saggio “Variazioni sul tema de I Promessi Sposi”), proponga un romanzo (romanzo e/o raccolta di racconti?) così diverso dalla precedente produzione. Ma poi forse esperienza insolita del tutto non è.
Bene ha colto il concetto l’amico Giovanni Giusti, assieme al quale ho avuto il piacere di presentare il libro di Donato, in quel di Firenze, al Gruppo Donatello, il 20 aprile 2016. Dice Giovanni: “Cominciai a leggere , non in modo continuo ma curiosamente, andando di pagina in pagina avanti e indietro, frettolosamente, per cercare di scoprire la trama… ma la trama non riuscivo a trovarla. Allora la lettura è ricominciata lenta, come quando senti il bisogno di approfondire, meditare, riflettere… di prendere appunti come è mio solito. E sono rimasto sorpreso, conoscendo i libri di Donato. Mi son trovato davanti a uno “spaccato” di vita, di relazioni umane, di ricerca di condivisione di pensieri, di gesti, tradizioni, memorie di gioventù, situazioni, caratterizzazioni di personaggi… a volte quasi personaggi specchio, chissà…

Alone, un nome, una parola. Alone è una parola, ma è anche molto di più di una parola. È un accrescitivo, ma è anche un sostantivo (come ad esempio alone di mistero, macchia, cerchio luminoso etc.), è anche una parola inglese (solo, da solo). Il gioco di parole può essere ulteriormente sviluppato…
AL GHIACCIO, AL UNO (corretto eufonicamente in ALL’UNO!?), verrebbe da dire seguendo le indicazioni criptiche disseminate da Donato lungo le pagine del libro (molte più forse delle conchiglie disperse sul bagnasciuga!).
ALONE (AL ONE) e (ALICE) AL ICE sono infatti i rampolli della famiglia Pentagrammi (si scoprirà separati da cinque anni di età), il cui capostipite è Nonno Arzillo (Par di capire che Arzillo sia proprio un Pentagrammi, non potendo con certezza escludere che possa trattarsi di un Tagliarelli, e in questo caso sarebbe il casato della moglie di Pentagrammi ovvero della madre di Alone e Alice.
l’Alone pensiero pare essere il filo conduttore dell’opera. Alone è UN personaggio, Alone è IL personaggio.
Cosa dire di Alone; Alone, uno di noi, Alone mi par di conoscerlo; tutti noi abbiamo conosciuto almeno un Alone almeno una volta nella vita. Alone ha tanti difetti, o almeno paiono tali, ma Alone ha un grande senso della libertà. Alone, e qui Donato ci invita a riflettere, è il nostro vicino di casa, ma anche noi stessi in certi momenti; Alone è colui che le spara, le combina, si mette in evidenza, esagera, ma Alone è colui che ci ricorda che qualche “Alonetudine” o “Alonetidezza” (neologismi, e ce ne sono anche nel testo!) fa parte della nostra biografia.

Le cose nascoste nel testo o le cose messe ad arte nel testo perché qualcuno le trovi (qui la citazione è indiretta: “...solo con ciò che faceva piacere a chi di notte le andava a vedere…” di “poohiana memoria”). Del resto, anche se poco criptica, anzi esageratamente manifesta, un’allusione “Carrolliana” è già nel titolo; potrebbe essere una manifestazione d’intenti o una dichiarazione programmatica.

Ma questo terreno disseminando di ricordi e citazioni è davvero un complemento o trattasi di un’opera, anzi un’operazione parallela? Non dimentichiamo che l’Autore è anche conoscitore di Dante, e che il sommo poeta ha in più occasioni inserito sciarade, anagrammi, frasi criptiche. Parimenti l’altro gigante dell’arte e della scienza, Leonardo, anch’esso oggetto di attenzione del Nostro, amava disseminare i testi e i disegni di messaggi reconditi, molti dei quali ancora inspiegati.

Accanto alla doppia lettura – chiamiamola così per comodità – ci sono una serie di progressioni, un festival, che lasciano il lettore quasi senza fiato, allitterazioni, sinonimie, metafore, talora rime, in vortici consequenziali (ossimoro!?) sì da sembrare quadri della Giuliana, la nostra Giuliana per tanto tempo vice presidente del Gruppo Donatello e a tutt’oggi più attiva che mai!

Questa doppia lettura – oramai l’abbiamo battezzata così! – è comunque, eventualmente, assieme ai giochi di parole (omaggio al lettore e/o divertissement dell’Autore?), un valore aggiunto, che nulla toglie alla trama e alla lettura convenzionale, lettura allegra, snella, scorrevole, piacevolissima.

Alcuni significativi capitoli (in effetti tutti!). la titolistica esplicativa-programmatica dei vari capitoli è di per sé un piccolo mini-romanzo, che inizia con degli interrogativi a fare da introduzione, per terminare dopo aver attraversato, strade, città, interni familiari e quant’altro, a una conclusione esistenziale, probabilmente meno metaforica di quanto possa sembrare: “Dove accade tutto e il contrario di tutto, cioè niente”. Ma ecco i titoli:

“Perché viene chiamato Alone”
“La sorella invece si chiama Alice”
“Le diafane rimembranze di Alice”. Qui incontriamo un interrogativo “Ma questo è il paese dei campanelli o dei citofoni?” ponendoci l’inquietante interrogativo: “scritti di Carlo Lombardo con musiche di Lombardo/Virgilio Ranzato” ovvero “parole e musica di Sergio Caputo” che ha avuto probabilmente la primogenitura di mettere creature angeliche tentatrici al citofono”?
“Nella zona blu dei desideri”,
“La città dormitorio tra virgolette”
“I vigili non fanno miracoli”. L’Autore cita qui, un po’ (?) cripticamente, “A piedi nudi nel parco”. Il film si chiude con una riconciliazione, il capitolo del libro con la citazione di due diverse solitudini.
“Dove accade tutto e il contrario di tutto, cioè niente”.

Riferimenti bibliografici

– J. Langerholc, Che cos’ha da sorridere, veramente, la Signora? Gli ammiratori segreti di Monna Lisa; Psicologia dell’arte, Anno VI, nn. 10/11, 1984
– D. Massaro, “Due o tre cose che so di Dante” editrice Masso delle Fate, 2012
– D. Massaro, “Il primo amore – Variazioni sul tema de I Promessi Sposi”, editrice Masso delle Fate, 2012

[Continua, testo parziale e provvisorio]