Letti e/o riletti.

Un elenco libero, molto libero, di opere letterarie, romanzi, saggi, antologie, poesie e altro in ordine sparso prese direttamente dalla memoria del lettore che, qui, è anche l’estensore dell’articolo.
Le riletture sono talora incomplete, si va a ricercare quel capitolo, quel personaggio, quella situazione….

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Mi viene in mente “In viaggio con Charley” di John Steinbeck, il cui titolo esatto è “Viaggio con Charley”, e in questo caso la rilettura, perché di rilettura si tratta, è stata completa ed attenta. Non mi è tuttora chiaro se nell’autore ha prevalso l’amore per l’America percorsa in lungo e largo per quanto possibile con un camper (definito casa mobile e affettuosamente “Ronzinante”) e in compagnia di un cane, o una riflessione autobiografica di uno scrittore americano in un momento particolare della vita.

“Nodi che non legano” è un esempio di titolo molto ben scelto da Gianna Palagi per il suo romanzo. Un titolo che niente ammicca o richiama alla storia raccontata, ma che quando viene citato per bocca di un personaggio minore, nella fattispecie un pescatore, da una sorta di impronta descisiva, di svolta, di comprensione, di riassunto dell’opera intiera. È la storia si svolge tra Firenze e la Versilia, attraverso luoghi della politica, luoghi della ristorazione, luoghi dell’arte, che appaiono familiari alla maggior parte di chi ha cinquanta o più anni e di questi cinquanta ne ha vissuti abbastanza in Toscana. E’ una storia appassionante, con personaggi caratteristici e caratterizzati, che ruotano attorno alla protagonista, da Firenze a Viareggio, dal Caffe Voltaire al Piazzale Michelaneglo, alla Darsena, alle colline di Fiesole e dintorni. Non manca nemmeno un colpo di scena finale.

“Il cucciolo” di Rawlings è tornato sul mio comodino dopo una quarantina d’anni. Confesso di non averlo riletto tutto, ma di aver ripercorso solo alcuni capitoli, memore di esser stato spettatore della trasposizione filmica riproposta recentemente. Confesso anche di aver dimenticato quanto la storia sia triste e drammatica.

Gran bel libro quello di Giovanna Ferretti, “Francesco Antonini. La vita e le intuizioni di un geriatra”. Mai sottotitolo fu più appropriato. Acquistato e letto tutto d’un fiato. Peccato aver perso la presentazione (e ne sono state fatte diverse!). Il prof Antonini è stato davvero un anticipatore, un pioniere della geriatria. Molte sue intuizioni si sono trasformate in eccellenze, eccone alcune:
– l’unità coronarica (con particolare riferimento ad accorciare quanto più possibile il tempo intercorrente tra l’evento patologico e l’intervento terapeutico),
– la promozione della riabilitazione intesa come promozione della salute, o se si vuole, come ricerca e sviluppo del potenziale umano quando il corpo invecchia e quando abbia subito un insulto
– l’Università dell’età libera (fu proprio Anronini a suggerire il termine “età libera” al posto di terza età.

[continua]
PS Via via che questa scheda viene aggiornata, viene scancellata e reinserita nuovamente in data aggiornata (a meno che non siano presenti commenti, nel qual caso viene mantenuta nella stessa posizione e nella stessa data)

Appunto su “L’invisibile colore del silenzio”, un libro Gianni Oliveti

L’invisibile colore del silenzio di Gianni Oliveti.
Non è un caso, forse, che nel 2011, in quel delle Giubbe Rosse, le tele di Gianni Oliveti abbiano fatto il paio con le pagine del libro in oggetto.

Non è forse un caso neppure che chi ha familiarità con le arti figurative, chi dipinge (ma in questo caso anche disegna e scolpisce), sia attratto anche dalla scrittura (William Blake docet, per non parlare del Red Book di Carl Gustav Jung).
In fondo si può immaginare, descrivere, tratteggiare, rappresentare e/o raccontare in vari modi, con vari strumenti, con vari linguaggi. Gianni ne è un esempio.
Il libro è una sorta di – mi si perdoni la metafora – “mostra personale” di racconti: cinque racchiusi in una pentalogia e uno “in libertà” ovvero:
“II grande pesce”, “II trattato”, “Il mago della luce”, “Il mercante ambizioso”, “At Sitra”, che tutti insieme vanno a comporre la pentalogia di Yerbal; a questi va ad aggiungersi il “solitario” racconto “Il mistero di Funfulus. Non è un caso, neanche stavolta, forse, che le due sezioni siano separate da un intermezzo dove sono riprodotte cinque tavole dell’Artista.

Dalle prime pagine introduttive, nel senso più pobile del termine, si chiama il fruitore ad una partecipazione attiva che pare andare oltre la semplice lettura, fino ad una sorta di tentazione costruttivista (“…affinchè ognuno possa aggiungervi qualcosa di sè, libero di trasformarla o di immaginarla secondo la propria angolazione culturale…”) e in qualche modo di pirandelliana memoria (in ossequio alla scuola di pensiero che al grande Luigi vuole attribuire una antesignana patente di costruttivista).

Chi mai sarà il pesce, o meglio “il grande pesce” che sconvolgendo le leggi della fisica e della catena alimentare irrompe nell’aria a provocare terrore notturno e lutto nella popolazione! Non è tanto importante collocare il pesce all’interno della classificazione tassonomica linneiana, quanto di cogliere la metafora, e anche l’ammonimento, circa le proiezioni e le previsioni degli appartenenti all’umana condizione.

Anche la biologia viene in qualche modo rivisitata con un impossibile (ma qui reso possibile!) viaggio a ritroso dalla nascita al concepimento.

“Il mistero del Funfulus” ci proietta in una problematica, quella della risoluzione di un mistero, di dare un volto a un oscuro personaggio, che poi si scopre essere – senza togliere la suspence al lettore – assai meno misterioso.

In questo tragitto di lettura che si snoda agile lungo le pagine di Gianni si sa di esser sempre nello stesso posto che è Yerbal, meno sicuri invece di attribuire una temporalità, ma forse l’atemporalità è un effetto voluto proprio dall’Autore quasi che ci voglia suggerire una riflessione su eventi sempre avvenuti, presenti più o meno nella nostra quotidianità, e destinati a perpetuarsi e riproporsi. Una sorta di proposta archetipale.

[Continua]