Ricordi ed oblii ovvero ricordo di un articolo… sui ricordi!

Ricordi ed oblii ovvero ricordo di un articolo… sui ricordi!

Vorrei dimenticare, ma non ricordo cosa” (da Rifarsi una vita di Sergio Caputo)

Se uno scritto rimane troppo tempo in fondo a un cassetto due son le cose: o lo cancelli o lo rendi visibile” (Cit.)

Precisazione. Come accennato in altre sezioni del blog, l’articolo sulla tematica “ricordi ed oblii” avrebbe dovuto nelle iniziali intenzioni assumere  maggiore spessore e approfondimento. Per una serie di motivi così non è stato, e allora, seguendo anche il consiglio dell’anonimo giornalista consigliere (che poi così anonimo non è) mi decido a presentarlo, non rinunciando comunque al progetto iniziale in un futuro forse neppure troppo lontano.

E’ quasi un paradosso (o forse no!) introdurre un argomento del genere con una… dimenticanza! Infatti non riuscivo più a trovare  un articolo, un breve articolo dal titolo “Il ricordo e l’oblio“. In realtà dopo accurata ricerca l’ho ritrovato! Perché non “ricordare”  un titolo siffatto sarebbe stato grave davvero!

Ho ricordato poi – e subito stavolta l’ho ritrovato! – un interessante articolo di Lahiri Jhumpa (2017) sulle lacune, in qualche modo collegato alla tematica.

La comune esperienza di non ricordare alcune cose, alcuni nomi, ha trovato ampio spazio nella ricerca psicologica a partire dalla “Psicopatologia della vita quotidiana” di Freud. Accanto a questo fenomeno, ce n’è un altro assai curioso: l’esperienza, quella di ricordare con una certa frequenza episodi apparentemente privi di significato.

La perdita di oggetti e la mancata esecuzione di azioni, le dimenticanze e quant’altro sono state oggetto di studio e disquisizione da sempre. Un pilastro di questa tematica è rappresentato sicuramente da due scritti di Freud: “Psicopatologia della vita quotidiana” (1901) e “Il motto di spirito e i suoi rapporti con l’inconscio” (1905) esaminano appunto una serie fenomeni (lapsus, dimenticanze, errori di stampa, smarrimento o rottura di oggetti, motti di spirito, ecc.)

Nel trattato di psicoanalisi di Cesare Musatti un intero capitolo “Le disfunzioni momentanee della memoria” prende in esame tutti gli aspetti della dimenticanza, includendo non solo nomi e parole, ma anche fenomeni collegati quali lapsus e deja vu.

E si potrebbe andare avanti…

Ma ritorniamo all’inizio, al citato articolo “Il ricordo e l’oblio“. Va precisato che questo articolo, pur pubblicato in una rubrica di una rivista medica, fu dagli autori scritto con piglio volutamente divulgativo. La collocazione in uno spazio diverso da quello degli articoli scientifici e l’assenza di riferimenti bibliografici del resto, sottolineano ciò. Ancora i nomi degli Autori, come facilmente intuibili, sono pseudonimi. Vengono lasciati tali, in quanto impossibile per ragioni diverse chieder loro di rivelarli.

Allen’s J., Orodio H.: Il ricordo e l’oblio (Rubrica “Cronache della mente”). Etruria Medica, Vol. 5, 1990 n.1, pag. 75

IL RICORDO E L’OBLIO

Il patrimonio di ricordi individuale gioca un ruolo importante nelle umane vicende. Il tempo passato, prossimo o remoto che sia, esercita da sempre un fascino sottile e complice; talvolta questo fascino si tinge di malinconia, ma anche questo tipo di memoria in “bianco e nero”  tutto sommato ci piace. Un fatto qualsiasi avvenuto l’altro ieri, frammenti d’infanzia, addirittura pezzi di filogenesi, appartengono comunque alla personale segreta esclusiva biblioteca di ogni individuo.

Ricordi” a contenuto affettivo e ricordi a contenuto aggressivo, quotidianità ripetitive inevitabilmente banali o fatti straordinari come pietre miliari di un esistenza; ancora situazioni  emotivamente neutrali così come situazioni limite per convinzione, cultura esperienza di un singolo individuo possono coesistere. La superficializzazione di essi, dietro sollecitazioni le più varie è in grado di modificare il modo di porsi del singolo nei confronti del contesto sociale circostante; passionalità troppo accentuate e radicalizzazioni estreme appaiono comunque il più delle volte autocontrollate da meccanismi complessi atti appunto a salvaguardare l’integrità, dando corpo alla teoria secondo cui esiste una regione psichica deputata a ricacciarvi pensieri (e ricordi) inaccettabili o rappresentanti una potenziale minaccia.

Ricorrenza e frequenza di certi ricordi sono molto verosimilmente in rapporto con la vita interiore; la persistenza di certe immagini è frequente in molti quadri psicopatologici.

Forma particolare di pseudo ricordo è il “deja vu”, sulla cui interpretazione tuttora persistono molti dubbi. Secondo la psicoanalisi tale fenomeno corrisponderebbe al ricordo di una fantasia inconscia.

Nella complessità si può parlare di “forma e contenuto” del ricordo; della prima viene riferito più avanti, mentre rispetto a contenuti si possono evidenziare attribuzioni (spazio-temporale, unicità-ripetitività della situazione evocata), nonché caratterizzazioni emotive, sensoriali, di situazione.

In realtà più che di ricordo sarebbe più corretto parlare di ricordare, a sottolineare la successione e la connessione dei momenti psichici che promuovono questo atto complesso; quindi ricordo come azione articolata piuttosto che come azione semplice. Anche la soggettività del vivere il ricordo è assai misteriosa. Vi sono persone che riescono a “visualizzare” il ricordo in qualsiasi situazione altre che necessitano di particolare disposizione e assai curiose sono le risposte che vengono fornite quando si chieda a qualcuno una descrizione “tecnica” del ricordo. Nonostante il potenziale retaggio della vita quotidiana, non è molto diffusa la descrizione dell’immagine come raffigurata in schermi o comunque descritta su un piano geometrico a due dimensioni. Frequentemente il ricordo viene descritto con l’introduzione di una terza dimensione, come un cono o come una piramide al cui vertice corrisponde il punto di “osservazione”; altre volte, rimanendo nelle tre dimensioni, vengono evocate forme solide irregolari, soggettivamente descritte come somiglianti a nuvole o montagne.

La successione delle immagini è spesso sorprendentemente descritta come una sorta di autentico montaggio cinematografico con tanto di modificazioni sceniche, cambi di punto di “osservazione”, zoommate. Ci  sono dei casi, molto prudentemente si potrebbe azzardare che siano più frequenti in soggetti anziani, in cui il ricordo scorre lungo una linea orizzontale muovendosi da sinistra verso destra.

La “celebrazione” del ricordo è cosa abbastanza diffusa, e non solamente dopo avvenimenti di una certa rilevanza (lutti, successi etc.), ma anche in condizioni di assoluta neutralità emotiva. Ricordi di analogia sono particolarmente frequenti quando si venga a creare una situazione di potenziale raffronto tra due situazioni o tra due soggetti; si tratta di ricordi tendenzialmente indirizzati a elaborazioni più complesse, generalmente di tipo immaginario o fantastico, con evoluzione e finale lieti oppure drammatici.

Questo “trattamento” del ricordo è alla base di non poche creazioni letterarie narrative; in questo caso ci troviamo di fronte ad una costruzione psichica articolata, di cui il ricordo rappresenta una sorta di materia prima.

Per estensione il ricordo è anche una sorta di controllo situazionale, atto a evitare o a modificare, ma anche a perfezionare e ripetere una precedente esperienza; è plausibile che certi fatti , più di altri, vengano ritenuti in condizione di subitanea fruizione. Si potrebbe azzardare una divisione di competenza: area dei ricordi utilitaristici, area dei ricordi afinalistici. Dalle descrizioni raccolte i primi appaiono più semplici e circostanziati ed anche “più nitidi”; i secondi più elaborati e complessi.

Nell’accezione comune ricordo e memoria sono talvolta usati come sinonimi, anche se il termine ricordo presupporrebbe o sottolineerebbe una maggiore attiva partecipazione. Il rapporto tra il singolo e i propri ricordi introduce una serie praticamente illimitata di temi: la creatività, la riflessione, a celebrazione, la solitudine, e così via.

La durata del ricordo è assai variabile e tutto sommato anche mal definibile, dato che i ricordi “puri” tendono molte volte a divenire ricordi elaborati, falsando così ogni possibilità di stima. Purtuttavia una qualche considerazione può essere fatta.

Innanzitutto molte persone descrivono un gran numero di “ricordi istantanei” come il flash-Back cinematografico, sottolineando la fuggevolezza con frasi del tipo “è passato di corsa” Altra considerazione è quella che persone descrivono di aver avuto dei ricordi lunghissimi, invitati a riflettere attentamente su quanto da loro detto e a cercare sicuri riferimenti temporali, hanno riconosciuto di aver notevolmente sovrastimato la durata del ricordo.

J.A & H.0.

Letture di approfondimento:

Allen’s J., Orodio H.: Il ricordo e l’oblio (Rubrica “Cronache della mente”). Etruria Medica, Vol. 5, 1990 n.1, pag. 75

Freud S.: Significato antitetico delle parole primitive (1910). In Psicoanalisi e società. Paperbacks 6, Newton Compton Italiana, 1969.

Freud S.: Psicopatologia della vita quotidiana (1901).  Mini mammmouth, Newton Compton 2014

Freud S.: Psicopatologia della vita quotidiana (1901). In “Freud Opere 1886/1905. I Mammouth. Newton Compton, 1992 (pag. 828 e seg.)

Lahiri Jhumpa Le lacune di Dante e di Dylan esaltano il “non detto”. La Lettura 13 Agosto 2017

Musatti C.: Trattato di psicoanalisi, Boringhieri 1967, pagg. 349-383