Una giornata complicata, complessa, chissà come altro definibile.

Una giornata complicata, complessa, chissà come altro definibile. Il cinema ci ricorda giorni più lunghi, giornate particolari, pomeriggi da cani.
Ma qui d’altro trattasi.
Ma veniamo all’oggi, a noi. Incursioni paesane in città per conferme o smentite centrali di professate verità periferiche. Quasi tutto previsto e prevedibile. Appuntamenti presi fortunosamente all’ultimo momento riuscendo comunque a mettere insieme quattro figure significative; alla fine dell’incontro finalizzato a un progetto (di ciò si trattava); alla fine un moderato, molto moderato e cauto ottimismo, con partecipanti tiepidi ma forse più convinti e motivati di quanto potesse sembrare.
In serata e forse prima notizie non buone di ambasciatori (che stavolta sembrano portare pene!) e di vicissitudini vascolari. Arrivano poi messaggi rassicuranti sia per l’ambasciata che per le vicissitudini vascolari. Le pene non sembrano esser tali e le prognosi buone.

Non so se è uno di “quei giorni in cui”, e, sicuramente non è un sabato italiano; italiano sì, ma giovedì.

Aspettiamo, cautamente ottimisti, domani.
(continua)

20130405

Una non definibile scia (Titolo strano)

Il titolo, e quello di questo articolo non è dei migliori, è una sorta di biglietto da visita, di presentazione, di programma, di quanto verrà offerto al lettore. Ha la sua importanza, una grande importanza. Ricordo l’amico Roberto, mio omonimo, quante volte mi ha chiesto di suggerirgli un titolo per qualche sua opera, attribuendomi e riconoscendomi una capacità più grande di quanta ne abbia. Io accettavo di buon grado, e vedere come lui rimanesse soddisfatto era per me motivo di soddisfazione. Una volta rimasi particolarmente gratificato quando suggerendogli “Forse era inverno” per una sua piccola tela con tanti grigi, lui volle inserire opera e titolo sul catalogo quasi in stampa bloccando il tipografo rincorrendolo telefonicamente da un numero all’altro (e non esistevano neppure i cellulari!).
Ricordo poi di aver ridacchiato leggendo un titolo di un articolo per la sua “scontatezza” (diciamo banalità, vai! Anche se il termine “scontatezza” pur “poco comune” è contemplato nei vocabolari). Non mi rammento esattamente le parole, ma trattavasi di una frase fatta di quelle che ce no sono tante, anzi troppe, da rendere inutili eventuali smanie di reciproche denunce per plagio tra scrivani poco fantasiosi (è veramente successo peraltro che due contendenti rivendicanti entrambi la primogenitura di composizioni o motivi musicali siano andati in giudizio a scoprire che in realtà non si erano copiati reciprocamente, ma che invece entrambi avevano “copiato” attingendo, magari in buona fede, dalla cultura popolare!).
Chissà perché questa miseria umana, perché di miseria si tratta, mi viene in mente proprio il primo giorno di agosto che per certi versi, se non per definizione è una sorta di antitesi della miseria, fatta di sole, di mare, di fritti misti, di ferie, di riposo e quant’altro.
Ma la risposta non è difficile. Avevo scommesso di prendere un vecchio testo, una bozza ferma da tempo e ricollocarla, riveduta e corretta, proprio il primo agosto.
Anche il titolo (questo!), a parte la scommessa fatta non si sa bene con chi e per cosa, pare aver poco a che fare con l’agosto. Ho, comunque, vinto la scommessa…

Caos novoli e pioggia