Bibliografia su Gualtiero Sbardelli

Da qualche anno mi occupo di Gualtiero Sbardelli (1884-1949), poeta e commediografo sarteanese. Da bambino a Sarteano, dove ho vissuto fino al 1962, avevo spesso sentito parlare di lui; la sua memoria era evidentemente viva in paese, ma il mio interesse si è risvegliato, appunto qualche anno fa, dopo aver reperito proprio nella mia casa di Sarteano un suo sonetto e altri documenti.

Gualtiero era cugino di mia nonna, e ciò mi ha permesso di poter accedere a varie sue opere pubblicate e conservate in famiglia, alla cirrispondenza che puntualmente teneva con mia nonna e con altri familiari, a materiale a stampa relativo ad attività teatrali che lo hanno visto protagonista sia come attore che come autore. Con il tempo ho fatto altre ricerche aumentando il numero di documenti disponibili e quindi potendo ricostruire l’opera e la vita di Gualtiero. Lo stesso Gualtiero ha in qualche modo facilitato il compito, in quanto le sue lettere sono scritte in modo efficace, e anche ricche di dettagli di vita quotidiana.

Questa bibliografia è a disposizione di chiunque voglia conoscere Gualtiero Sbardelli. Il link a questa bibliografia è poi segnalato in fondo al testo di miei articoli in cui per motivi vari non è stato posssibile inserire riferimenti bibliografici.

Articoli su Gualtiero Sbardelli pubblicati in questo Blog

Un sonetto ritrovato di Gualtiero Sbardelli http://robertodellalena.altervista.org/un-sonetto-ritrovato-di-gualtiero-sbardelli/

Gualtiero Sbardelli Commediografo tra Roma e la Toscana. Pubblicato su “La Toscana nuova”

Bibliografia consultata


• Bologni Carlo: Il Teatro degli Arrischianti a Sarteano dal 1680 al 2000. Edizioni Lui, 2000, Chiusi, pagg. 58 e segg.
• Colecchi Giuseppe: Gualtiero Sbardelli poeta dei “Callarelli”. Strenna Dei Romanisti – Natale Di Roma 1949 ab U. c. MMDCCII, Staderini Editore, Roma, 1949, pagg. 298-305 anche on line http://www.gruppodeiromanisti.it/wp-content/uploads/2014/10/1949-parte-2-pp.-275-378.pdf
• Della Lena Roberto: Gualtiero Sbardelli. Poeta e commediografo tra Roma e la Toscana. La Toscana Nuova, Gennaio 2022, pag. 48

• Della Lena Roberto: Il poeta di Sarteano che scrisse recite per i soldati della III armata. Storia & storie di Toscana, Maggio-Agosto 2022,  pag. 30
La Civiltà Cattolica, Anno 86, 1934, Vol. 4, pag. 211
La Notte di San Giovanni, Il Sereno, quotidiano di mezzogiorno, 23 Giugno 1924 pag. 3 https://www.casamuseogiacomomatteotti.it/wp-content/uploads/giornali/il-sereno/M22-1924-_______017IlSereno.pdf visto e letto 28 Ottobre 2021
• Micheli Giuseppe, Canini Augusto, Sbardelli Gualtiero: Voci di Roma. Versi Roma, Tip. Gherghi, 1911.
Panorama della stampa enigmistica. La “Rassegna enigmistica” 20 Dicembre 1942 pag. 111 http://www.enignet.it/uploads/documenti/Riv-Rassegna%20Enigmistica%201942-12.pdf (Documento WEB visto e letto 28 Ottobre 2021)
Periodici di Sarteano Montepiesi 1991 n. 5, p.10. .
Roma Sparita. Storia e cultura. Tata Giovanni https://www.romasparita.eu/storia-cultura/3942-tata-giovanni (Documento WEB visto e letto 17 Dicembre 2021)
• Sbardelli Gualtiero: Core de “Callarelli: versi romaneschi. Roma, Associaz. fra gli ex alunni di Tata Giovanni, 1930.
• Sbardelli Gualtiero: La Sora Lalla ha fatto bucia: brillantissima Commedia romanesca in due atti. Chiusi, Tip. Gentilini, 1932.
• Sbardelli Gualtiero: La tradizionale festa dell’ 8 settembre ripristinata alla Chiesina del Castello. L’Araldo Poliziano Settimanale Cattolico del Circondario di Montepulciano, 18 Settembre 1938
• Sbardelli Gualtiero: Sorrisi e lacrime. Poesie romanesche e italiane. Roma, 1923
• Vaccaro Giulio: Un libbro va, uno viè. Bibliografia della letteratura romanesca dal 1870 al Duemila. (Documento web visto e letto 25 Agosto 2021

Dopo Pinti Redi

Dopo Pinti Redi

Ovviamente il titolo è ad effetto, e poi forse neanche tanto ad effetto, è in qualche modo la continuazione o se si preferisce una seconda puntata del precedente articolo dedicato a Borgo Pinti. Pinti stava per Borgo Pinti, Redi sta per Viale Redi (entrambe le vie sono vie di Firenze). Ci sono strade che sono un po’ più strade delle altre e quello che è curioso non lo sono (ovviamente in taluni casi!) per la presenza di edifici o monumenti importanti e non lo sono neppure perchè legate a eventi memorabili. Lo sono e basta. Immagino lo’obiezione, ovvero che probabilmente lo sono per motivi inconsci e/o rimossi; può darsi. Ma allora è un’altra storia.

Anche stavolta lo scritto non è propriamente uno scritto, ma una dettatura al tablet cammin facendo. Stavolta l’idea di dettare qualcosa all’Ipad mi è venuta per associazione di idee. Sono partito dall’AC Hotel (Firenze, Via Bausi ovvero una strada che fino a poco più di dieci anni non esisteva). dove si era svolto, ed era da poco terminato, un convegno di fisiatria e mi sono incamminato, con l’idea magari di prendere anche la tranvia se mi fossi sttancato, verso casa.

In realtà l’idea di camminare, almeno inizialmente ha prevalso molto su quella di prendere la tramvia (trovasi scritto così o anche nella forma eufonica tranvia, mah!). A tal proposito ho cercato di fare un percorso che seguisse grossomodo il percorso della tramvia/tranvia.

Dicevo associazione di idee perché in effetti questo percorso da Porta a Prato a casa prendendosela larga e lunga mi ha fatto venire in mente un altro percorso fatto a piedi tanti, ma tanti anni fa assieme ad due compagni di classe per andare a studiare a casa di Giancarlo…

Partimmo in tre. Eravamo io Pino e Ignazio. Pino era Pino e non Giuseppe così come un altro Giuseppe anche lui compagno di classe era Beppe e non Giuseppe. Di Ignazio e di Roberto non c’erano doppioni pertanto non occorse creare neologismi diversificativi.

Ricordo che per arrivare a casa Giancarlo a piedi facemmo tutta una serie di strade a me, che tutto sommato anche agli altri, sconosciute; non ci aiutò (anzi ci confuse!) la pseudoomonimia di Santa Caterina (peraltro mia protettrice in quanto ex senese), con altra Caterina Franceschi Ferrucci non santa, ma toponomasticamente autorevole anch’essa e come tale intestataria di una strada. Però fu proprio questo scorrere per strade ancora sconosciute che mi fece cominciare a ad acquisire punti di riferimento itinerari, in altre parole a conoscere la città. Infatti di li a poco imaparai la strada per Coverciano, esattamente per piazza Fardella ove dopo le lezioni (così si chiamava lo studio pomeridiano) mi trovavo con vari amici di classe e non, tra cui Paolo (destinato a diventare e rimanere mio amico da cinquanta e più anni fa a tuttora) e Giuseppe (che stavolta non era Pino ma era Beppe).

Torniamo all’itinerario verso la casa di Giancarlo. Non ricordo esattamente da dove partimmo ma dato che io, Pino e Ignazio abitavamo in quartieri diversi presuppongo che ci fossimo dati appuntamento da qualche parte; forse in via dei Marignolli davanti al nostro Liceo Scientifico?

Ricordo che durante il tragitto mi furono illustrate le biografie professionali ed umane dei vari professori, loro modalità di relazionarsi con gli allievi, loro modalità di inerrogare e quant’altro. Ricordo bene anche l’ultimo tratto attraversammo viale dei Mille, e lì mi furono fornite in maniera esauriente e dettagliata informazioni sullo stadio, sulla Fiorentina e sulle partite in generale (non ebbi il coraggio di confessare la mia pressochè totale ignoranza in materia calcistica).

Mi fu spiegato anche che nei paraggi abitavano altri compagni di scuola e in particolare uno, immagino Maurizio, che titolare di patente e possessore di Fiat 500, rappresentava una valida alternativa alla linea 17 del tram per tre compagni di scuola nella tratta casa-liceo.

A questo punto mi rendo conto che il titolo “Redi” è abbastanza inappropriato; per dovere di cronaca ricordo che guidati da Pino ripetemmo a turno stralci di storia o forse di filosofia con intervallo-merenda gentilmente offerto, e che la serata si concluse in maniera soddisfacente. Ricordo volentieri questo episodio, sì è vero non particolarmente significativo, ma importante come tanti altri moment in quanto parte di un periodo della vita felice e irripetibile.

Andando in giù per Borgo Pinti e altre storie

Andando in giù per borgo Pinti e altre storie

Per la serie appunti volanti

Borgo Pinti, strada di Firenze che conosco praticamente da sempre, anche da tempi lontanissimi quando andava di moda – e dove di moda è molto fra virgolette – una famosa latteria frequentata dagli studenti del vicino liceo classico. Non sono certo del nome del nome di tale latteria, forse Zurli.

In anni successivi sono andato una sola volta in una palestra a fare che oggi si chiamerebbe “lezione di prova”, ma un po’ perchè era assai lontana da casa e forse anche per insufficiente motivazione, la prova non andò avanti. Dopo quel giorno infatti né io né i due compagni di scuola, di classe, e nella fattispecie anche “di prova” continuammo a frequentare la palestra..

In tempi ancora successivi, tempi di “adultità” ben consolidata, mi sono trovato a frequentare borgo Pinti per motivi un po’ umani un po’ professionali ovvero a fare la mia analisi didattica durante il corso quadriennale della scuola di specializzazione in psicoterapia Periodo ed esperienza che meriterebbero trattazione a parte.

Mentre sto scrivendo (in realtà dettando al tablet!) sto arrivando quasi in fondo a borgo Pinti e sono in prossimità dell’arco di San Piero però da tutti, o almeno da molti, conosciuto o almeno appellato come “archino di San Pierino” e da lì ci si immette in borgo degli Albizi. Forse è proprio in ragione di questa continuità che molti confondono fBorgo degli Albizi con Borgo Pinti e viceversa.

Siamo nell’ambito delle parole in libertà evidentemente, e mi accorgo che probabilmente Borgo Pinti andrebbe forse celebrato anche per altri motivi, per i suoi palazzi signorili, per le sue lapidi che ricordano personaggi importanti della storia, per le poche botteghe artigiane rimaste, un simbolo anche in quanto diventate rarità.

Mentre parlo sto dettando questo testo al mio iPad; è molto probabile che quando andrò a rileggerlo e correggerlo io stesso non riuscirò del tutto decifrarlo perché l’iPad e a volte “traduce” le cose a modo suo ; il che non sempre è una cosa negativa perché, ovviamente involontariamente, nel travisare delle frasi che hai dettatto te ne propone, anzi inventa, altre piuttosto interessanti o almeno curiose. Ricordo ad esempio un titolo che suggerii ad un amico, che me lo aveva chiesto per una sua opera, titolo che nacque in modo assai singolare. La famosa frase “Repetita iuvant”, che’avevo dettato diventò ” Se di una ex fu perpetrata aiutante”! Ma questa è un’altra storia e nel frattempo sono arrivato alla tramvia!