Piccole riflessioni fatte il primo giorno di primavera.

Probabilmente il primo giorno di primavera c’entra poco, tranne per il fatto che stamani sotto casa ho sentito due persone che lo rammentavano confermandosi avvicendevolmente la odierna data, appunto 21 marzo 8dalla quale peraltro è passato già più di un mese!). Ma il primo giorno di primavera è per me è i miei coevi, un adoscenziale ricordo del titolo di una canzone interpretata dai Dik-Dik (1969, autori Mario Lavezzi, Cristiano Minellono, Mogol).
La breve sosta alla fermata del tram ha voluto che fossi testimone del prosieguo del discorso dei due di cui sopra, che dal luogo comune del 21 marzo eran passati a sistemi più complessi. Parlavano dell’importanza, al momento di far bilanci esistenziali, di non aver di rimproverarsi di aver fatto male ad alcuno. Lodevole, sí, ma con un velo di malinconia, malinconia che stavano riuscendo a trasmettermi. Meno male che di lì a poco il colloquio dei due occasionali compagni di viaggio, anzi di attesa, ha preso tono diverso e contenuti più leggeri!
Viene a mente Steinbeck “Già cantavano i galli prima che mi addormentassi. E io sentivo finalmente che il mio viaggio era incominciato. Prima, io penso di non averci creduto davvero” (John Steinbeck, Viaggio con Charley, BUR 1974).

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