Non si può non segnalare! Storia di occhi e di coincidenze.

Non si può non segnalare! Storia di occhi, cognomi e  coincidenze.

L’undici Novembre 2016 mi sono recato al Pronto Soccorso di Careggi per un problema di vista, problema che si era già precedentemente manifestato e al quale era stata posta diagnosi di cefalea oftalmica.

Ma non è di questo disturbo che voglio raccontare, bensì della a dir poco curiosa dinamica di quel giorno al PS.

Devo precisare che al mio arrivo al PS il disturbo (come sempre succede e come mi era sempre successo precedentemente) era già sparito. Ma come le altre volte mi hanno fatto una visita completa con tanto di fondo dell’occhio.

Sono in sala di attesa; dopo poco ecco che l’infermiere mi chiama. Mi alzo e gli vado incontro. Lo vedo effettivamente un po’ perplesso e allora ripete il mio cognome. E io di rimando gli confermo “Sono io!”; ma dietro di me una voce, una voce femminile ripete anch’essa “Sono io!”.

Incredibile a dirsi, ma ci siamo trovati lo stesso giorno, alla stessa ora, nello stesso posto, per lo stesso problema, e con lo stesso cognome. E dire che non ci chiamiamo  Rossi…

E’ stato comunque piacevole incontrarsi; di fatto ci conoscevamo un po’ indirettamente.  Più volte in ospedale mi avevamo chiesto e avessi una parente di nome Barbara insegnante a Scandicci. Del resto anche a lei avevano chiesto se un Roberto, medico a Meyer fosse suo parente.

Avete letto “Quando due Della Lena si incontrano“. L’ho voluto raccontare perché non potevo non raccontarlo!

 

Concerto a quattro voci

Il ventinove ottobre 2016, presso la sede dello storico sodalizio Gruppo Donatello è stata inaugurata la mostra collettiva di pittura e scultura “Concerto a quattro voci” con opere di Rolando Giovannini, Patrizia Pandolfini, Umberto Muti e Sergio Rinaldelli” Così di solito recita, con nomi e date diversi, l’incipit dei filmati televisivi delle inaugurazioni che ogni due settimane si avvicendano in via degli Artisti a Firenze.
Così è stato anche stavolta.
Eppure per quanto convenzionale e atteso è srato l’annuncio, questa mostra è subito apparsa, o meglio percepita, particolare, diversa, accattivante. Un evento collettivo ristretto a un numero contenuto di persone è di per sè un evento che consente ad un tempo il collettivo, senza disperdere le singolarità. E singolare è il titolo della collettiva d’arte in cui compare il “quattro”, numero che rimanda a più complessi concetti come quello della quaternità, che a sua volta rimanda a concetti di opposizione e di complementarieta, o anche, e qui la cosa si complicherebbe oltremodo, a un tre più uno dove “il tre/i tre” “mostra/mostrano” una propria differenziazione e “l’uno” una diversa differenziazione.
Abbiamo dunque tre astrazioni e una figurazione (la figurazione scultore a di Patrizia contrapposta alle tre diverse astrazioni, quella sussurrata è fantastica di Sergio, quella essenziale, decisa e sottolineata di Rolando, quella a tre dimensioni reperibile nelle sculture di Umberto con forme, sbalzi, intarsi che rimandano a valori arcaici e culture lontane), così come tre artisti maschi e un’artista femmina, e, volendo ancora tre artisti del legno-carta-tela e una invece legata alla pietra-terra.
La metafora musicale (forse i titoli alla fine non sono mai scelti a caso, anche quando si pensa che lo possano essere) rimanda la figura dell’artista a quella del solista, e in modo consequenziale la mostra tutta ad ad un’orchestra, ad un concerto, ad un quartetto.
Quello che – complice inevitabilmente ranche l’allestimento – colpisce è l’armonia del tutto nella diversità dei linguaggi dei singoli artisti. Ecco dunque che si assiste ad un gioco di opposti elementi, che è anche un gioco di elementi comlementari.

concertoquattrovoci

[Testo non definitivo, continua]