Quelli che hanno capito

Ebbi a leggere una scritta su un quadro, una scritta di tre parole separate da virgola “Determinato, determinismo, determinazione”. Trattavasi, manco a dirlo di scritta allegorica. Ricordo vagamente il soggetto dipinto (non dispero comunque di ritrovarne una foto e pubblicarla qui in calce), sicuramente si trattava d’un gruppo, probabilmente di cinque o sei persone. Ricordo anche il commento di un tizio, che sicuramente non sprecò le sue reminiscenze di contenuti umanistici di liceo classico e di università – che pure aveva frequentato – per emettere sentenza senza appello. Sparò una frase assai modesta, prima che discutibile: “Non si sa più che inventare. Pur di farsi notare si scriverebbe qualsiasi cosa”.
Non lo giudicai male, ognuno è libero di manifestare il proprio pensiero, ma non poté non venirmi in mente una frase tipica di grande psicoterapeuta: “Per me quello/a ha capito ogni cosa”. Frase in sé quasi banale, scontata, ma non nella realtà: i soggetti investiti infatti risultavano davvero esser persone che avevano capito tutto. E la grandezza era quella di averli individuati, di coglierli, sceglierli, trovarli tra tanti insospettabili. E si badi bene, siamo di fronte a un “individuare” che è quasi un “indovinare”, un intuito che ha alle spalle la cultura, e assieme alla cultura un talento, un qualcosa di magico, di geniale.
Ricordo ancora una bella frase, un incipit: “È certo che l’intuizione abbia un ruolo centrale nella prassi clinica al fine di cogliere lo schema relazionale ed emozionale che motiva il comportamento del soggetto.”***
D’altra parte la genialità è quella marcia in più presente in tutte le attività della vita, evidentemente comprese quelle esistenziali e delle professioni d’aiuto.
Tornando al nostro primo personaggio, non so se è ascrivibile alla categoria di quelli che hanno capito poco o niente, ma sicuramente non è inseribile nella più nobile e valorosa categoria di quelli che hanno capito tutto.

*** M. Fornaro, L’intuizione in clinica psicoterapica: Se e come può costituire un common ground al di là delle teorie di scuola. In ABSTRACTS XXVI SEPI International Conference, Firenze 27-30 maggio 2010.

[continua]

Riflessioni di periferia

Riflessioni di periferia storie di bar e di ricordi

Transitando non so per qual motivo nella periferia nord fiorentina, mi imbatto in un bar che frequentavo un po’ di anni fa (lasciamo perdere quanti, perché dovrei prendere atto che gli anni non sono esattamente “un po’”, ma assai di più!) e che so appartenere da sempre a una stessa famiglia, famiglia che oltre a detenere la proprietà dei locali, gestiva in proprio l’attività; la cosiddetta conduzione familiare.
I gestori già anziani ai primi anni ’70 sono stati affiancati e poi rimpiazzati nel tempo dai figli, similmente è avvenuto con i figli e nipoti. Il successivo ricambio (non può non venire in mente il “modello trigenerazionale!) non si è invece verificato; l’esercizio, dopo un certo periodo in cui ha tenuto le saracinesche abbassate, è stato rilevato da altri, ovvero ha cambiato padrone. È comparso il rituale cartello con scritto “Prossima apertura, nuova gestione”.
Passare di lì, con tanti ricordi che si affacciavano alla memoria, mi ha “costretto” ad entrare. Il nuovo padrone o gestore che dir si voglia non mi conosce, naturalmente, e dopo avermi servito un gelato, mi chiede se è la prima volta che passo di lì o fossi già entrato nel suo locale.
Gli rispondo qualcosa, tutto sommato evasivamente, mentre mi passano per la mente ricordi di quell’esercizio, del vecchio bancone, del servizio di consegna a domicilio di latte e acqua minerale (allora pionieristico), del flipper, dei boeri con il premio (che quando trovato, scritto nella cartina, altro non consisteva che in un altro o più boeri), di altro….
Penso che sarebbe bello raccontare qualcosa al nuovo esercente, ma è troppo faticoso. Un’altra volta!
Forse.

Chi fosse incuriosito dal modello trigenerazionale, può leggere
– M.Andolfi et. al. , La Famiglia Trigenerazionale, Bulzoni Roma, 1988
– R. de Bernart, Le Risorse della Gelosia: Appartenenza e Separazione nel Sottosistema Fratelli, Etruria Medica, Atti del V Incontro degli Operatori dei Servizi Pubblici sulla Applicazione delle Tecniche Relazionali, N.1, 1991 pp. 99/105
– D. Mazzei, La mediazione familiare. Il modello simbolico trigenerazionale, Cortina Raffaello
– Bogliolo C., Bacherini A.M., Psicoterapie relazionali e relazioni croniche: il confine e l’obiettivo, Etruria Medica, 1987, pp. 159-170;

giosim

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