“Cassandre moleste” ovvero quando non veniva in mente

“Cassandre moleste” ovvero quando non veniva in mente, o meglio non veniva in mente a molti. Una sorta di inno agli antesignani, ai precursori, a coloro che vedono “prima”.
A proposito di coscienza ambientalistici, nel senso più ampio del termine, tutti hanno qualche ricordo personale. Dall’asfalto steso in tanti borghi a sostituire i bei pavimenti di pietra, alla sostituzione di mobili e tavoli – spesso fatti da artigiani – con la allora innovativa materia plastica, alla filosofia dell’uso e getta che talora è stata semplicemente un gettare altrove e così via…
Ma abbiamo visto, e qui ne troviamo conferma, che qualcuno aveva intravisto che non tutto il progresso corrispondeva necessariamente a miglioramento. È una delle trappole cognitive spesso ricordate. Non sempre il cambiamento è positivo; lo è solo se avviene nella giusta direzione!
“Le Cassandre moleste” è il titolo di un libro di Gianni Oliveti, riccamente illustrato con riproduzioni di opere sue e di Enrico Bandelli. E proprio loro due sono le Cassandre moleste; il sottotitolo del volume è assai esplicativo: “Poetiche premonizioni del mondo che muore nei lavori dei due artisti Toscani fra il 1969 e il 1985”.
Accanto alle opere della premiata accoppiata Bandelli-Oliveti all’attenzione del lettore anche contributi di Eugenio Giani, di Ugo Barlozzetti, di Giuse Benignetti.
A tali contributi si rimanda per scoprire, ricordare o riscoprire (a seconda dell’anagrafe del lettore) una storia fiorentina che a partire dagli anni post alluvione ha visto protagonisti-attori uomini e donne come già detto antesignani. Vari artisti furono in prima linea e non sempre compresi e condivisi; i Nostri due furono (rimanendo per lungo tempo) tra questi.
Le opere riprodotte, ricche di elementi del mondo vegetale e di quello animale (par di citar l’indice del libro di scienze del liceo!) non sono esercizio di riproduzioni zoologiche e botaniche, bensì elementi simbolici che diventano tali per il modo deciso e non usuale attraverso cui sono proposti all’osservatore e per la titolistica non esenti da toni di attenzione e di richiamo.
Il testo, a mio avviso ha almeno due chiavi di lettura, ugualmente interessanti. Quella della memoria e quella della riflessione sui temi dell’inquinamento-ambiente.
Attraverso la lettura si ripercorrono gli anni 60 e 70 (invero anche una parte degli ottanta) dell’arte a Firenze, quella dei nostri Enrico e Gianni, quella di Alinari, di Ghelli, di Marcello Innocenti, di Paolo Marini, di Vinicio Berti e di tanti altri ancora. Impossibile ricordarli tutti! Erano gli anni di grande vitalità della pittura, quella degli studi degli artisti, delle performances, quelli dei sabato pomeriggio in centro (e anche a Coverciano per chi può capire!) andando per gallerie.
Accanto alla lettura della storia di quegli anni vi è l’attenzione al sociale, alla natura alla conservazione dell’unica terra che abbiamo. Nei quadri di Enrico e di Gianni vi è denuncia, ma anche monito e anche proposta. E il vedere che questo “ecotestimone”, che idealmente ha percorso una strada lunga non so quanti chilometri e sicuramente più di quarant’anni, venga raccolto e celebrato con questo libro e con una mostra spettacolare, è testimonianza di validità, di continuità, di attualità.

(Testo provvisorio)

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