Seiartistisei (seranmessidaccordopell’acquamaunlosapevano)

SEIARTISTISEI

Faccio mio il testo di Gianni Oliveti, pubblicato sulla locandina che annuncia la mostra collettiva “Seiartistisei”. Faccio mio un sottotitolo e avrò modo di spiegar perché. Ecco il testo di Gianni

SEI ARTISTI SEI è nata in fretta – per riempire un vuoto creatosi nel calendario mostre – mettendo insieme durante l’ultima inaugurazione sei amici che si sono dichiarati disponibili con altrettanti scampoli di mostra: cose vecchie (come le mie) esperienze diverse (come le foto di Craighead), lavori recenti (Weber), foto a tema (Mc Clintock), o a sorpresa (non so ancora di preciso cosa porteranno Beltrame e Lapi), tutto quanto animato dall’essere artisti, sempre pronti a mettersi in gioco con semplicità, anche quando si tratta di supportare le necessità del nostro Gruppo.
E il risultato? Sarà ottimo, senza alcun dubbio!…
Gianni Oliveti

“Sei artisti sei” nella titolistica di tradizione e anche d’annata non può non rimandare a “Settevoltesette”, film di successo del 1969 dove però non si parlava di arte ma di un colpo perfetto ovvero stampare milioni di sterline usando i macchinari della zecca di stato (non ricordo se fu perpetrato o se qualcosa andò storto).
Il sei qui usato è invece il numero di Artisti espositori, espositori forse inaspettatamente, imprevedibilmente, ma compiutamente e brillantemente. Sei, peraltro, è anche leggibile come voce del verbo essere e forse quel sei, se lo leggiamo con un punto esclamativo richiama non tanto un presente indicativo, quanto un imperativo del verbo essere! Appunto con il punto esclamativo! Quanto annunciato e quanto presentato a sorpresa lo abbiamo visto sabato scorso, il 13 gennaio 2018, in via degli Artisti. Aveva ragione il buon Gianni, la profezia si è avveratata. Una bella mostra. Tutto si percepiva fuorché l’improvvisazione o, come più gergalmente si dice, l’arraffazzonamento (secondo taluni raffazzonamento, secondo i più neologismo pressoché sconosciuto).
Una mostra che forse ha svolto un tema “a sua insaputa”: l’acqua.
L’elemento acqua è proposto da Luana Lapi con l’Arno, il fiume di tutti noi fiorentini, che – dato l’enorme flusso turistico e non solo turistico – è anche il fiume degli italiani tutti, e di tanti stranieri che accorrono ogni giorno dell’anno.
Anche Elisabetta Weber, a cui sono cari i temi della natura, porge un tributo all’acqua, a quella del mare a lei tanto caro, un mare toscano. Elisabetta che sa far parlare i colori con grande maestria regala qui – tra le altre opere – un mare con “tutti i colori del blu”.
Il tema proposto da Daniel Craighead è apparentemente “meno acquatico”, ma, appunto, solo apparentemente. Ci offre immagini un po’ totemiche di tronchi d’albero ammassati in terra a formare spontanee sculture o archetipali capanni; manco a dirlo i tronchi stanno sulla spiaggia, appunto accanto allo specchio marino. Suggestive le immagini fotografiche di Roberto McClintock che propongono effetti innovativi sull’intramontabile b/n; McClintock espone bellissime immagini del figlioletto, ma non si esime – quasi una premonizione – di inserire anche lui il dovuto tributo: si riconoscono un acquario e uno specchio lacustre con canna da pesca!
Confesso che non ho trovato, se non in tracce, acqua nei dipinti di Giampaolo Beltrame; tra scenari terribili popolati da gente impaurita dalle catastrofi, e anche tra personaggi che offrono speranza e umana solidarietà, tuttavia l’elemento acqua pur assente nella figurazione è suggerita, quindi presente, dalle immagini: vigili del fuoco, desertificazioni, violenza degli elementi.
Ultimo ma non ultimo Gianni Oliveti, che ha estrapolato dalla sua immensa produzione, pittorica e grafica, una serie di opere, la maggior parte delle quali – riecco l’acqua – popolata da pesci, che rimandano al tema generale della natura e dell’ecologia, ma anche a racconti scritti sempre da Gianni.

Doveroso dire che la mostra ha avuto grande successo, tanto pubblico, tanta partecipazione. La promessa di partenza “Sarà un successo” è stata mantenuta.

PS C’è stata anche un’altra analogia tra acqua e mostra, ma di questa ne parlerò prossimamente dopo averne parlato con gli artisti.

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[Testo non definitivo, da correggere, e da corredare con figure]

Si rincomincia. Innovativamente e consapevolmente. Forse

E 2018 sia. Ancora un passaggio (o non passaggio si chiedeva Marcellino?). Si rinnovano propositi, si auspicano miglioramenti, si fanno ipotesi di lavoro, si pensa a progetti. Il tutto, in maniera innovativa. Innovativo (/a/i/e) è una parola magica. Non so se è una mia impressione, ma mi sembra di averla sentita con maggior frequenza negli ultimi anni. Forse nell’ultimo anno in particolare.
L’agire consapevole è un’altra espressione con la quale sono venuto spesso a contatto negli ultimi anni. Sicuramente nell’ultimo anno on particolare. Sicuramente nell’incontro con un’esperienza interessante, l’esperienza mindfulness.
La riscoperta di vecchi libri; un tema anche questo, maggiormente sviluppato negli ultimi anni. Sicuramente anche questo nell’ultimo anno on particolare. Sto rileggendo la “Storia di Cristo” di Giovanni Papini; da poco ho riletto Maledetti Toscani. La rilettura non pare appartenere al mondo dell’innovazione, o forse si.
L’esperienza recente di trovarsi a vedere un proiettore di diapositive vecchio stampo funzionante, mentre un oratore riferiva dell’arte di Magnelli. Esperienza questa non innovativa, ma interessante, con immancabile citazione di “quando non c’era il PC e per fare le diapositive si doveva andare dal fotografo” (a Firenze ce n’era uno specializzato), a cui l’inevitabile contraltare di altro interlocutore che completava ricordando che “c’erano persone che battevano a macchina le tesi in cinque copie”
Notazioni queste molto libere e poco significative, forse poco innovative. Ma anche ciò ci appartiene…. Continua

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