CONCORSO FOTOGRAFICO “PRESEPE D’AUTORE”: I VINCITORI

CONCORSO FOTOGRAFICO “PRESEPE D’AUTORE”: I VINCITORI

Alle ore 17 di Domenica 6 gennaio, l’Epifania 2013, è stata inaugurata la mostra delle immagini raccolte per il concorso fotografico a tema organizzato dal Gruppo Donatello.
Il Gruppo Donatello è un sodalizio artistico attivo in Firenze dal 1948.

Il soggetto a cui dovevano ispirarsi i partecipanti era il “PRESEPE D’AUTORE” installato in piazza Donatello dagli artisti dell’omonima associazione.

Con l’inaugurazione della mostra sono stati premiati i vincitori. La giuria, presieduta dal presidente del Gruppo Donatello Prof. Domenico Viggiano, ha attribuito il primo premio per la sezione bianconero a Roberto Mc Clintock, mentre il primo per il colore è andato a Sandra Ceccarelli; gli altri premi sono stati così assegnati: per il Colore 2° Roberto Mc Clintock, 3° Gianna Randelli, 4° Annarita Ricci Barbini, 5° Renato Piazzini, segnalato Simone Benvenuti. Nella sezione bianconero, 2°Simone Benvenuti, 3°Renato Piazzini, 4° e 5° ex aequo Lucia Menchini e Gianna Randelli, segnalato Stefano Olmi.

La mostra resterà visibile fino al 21 gennaio 2013 nella sede fiorentina del ruppo Donatello. via degli Artisti 2r.

Elenco completo degli espositori: Simone Benvenuti, Sandra Ceccarelli, Roberto Della Lena (fuori concorso), Luisa Garassino (fuori concorso), Robert McClintock, Lucia Menchini, Paola Neri (fuori concorso), Gianni Oliveti (fuori concorso), Stefano Olmi, Renato Piazzini, Gianna Randelli, Annarita Ricci Barbini, Giuliana Signorini (fuori concorso), Domenico Viggiano (fuori concorso).

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Hai mai visto una Giulietta Berlina fiammante del 1958, in via Masaccio a Firenze, in una mattina di Febbraio del 1989?

A distanza di oltre 20 anni piace riproporre un breve racconto pubblicato allora su Etruria Medica, rivista allora da me diretta e che, purtroppo, nel 2000 ha sospeso le pubblicazioni.
via masaccio Set649_01Ecco dunque l’articolo.

Allen’s J., Orodio H.: Hai mai visto una Giulietta Berlina fiammante del 1958, in via Masaccio a Firenze, in una mattina di Febbraio del 1989?
(Rubrica “Racconti brevissimi”) Etruria Medica Vol VI (1991), n. 1, pag. 260

Un verso di Isole lontane, una recente canzone di Pietrangeli, proprio quello della mitica Contessa, ricorda che “la nostalgia ha un colore infame”, ed è proprio vero.
Hai voglia a dire, scomodando letterati e filosofi, che la malinconia ha una forza titanica, hai voglia a consolarti col fatto che chi sente molto i dolori è fortunato perché apprezza molto di più i piaceri, hai voglia a dire e a pensare quant’altro, ma quando la nostalgia si tinge di malinconia, è proprio un gran brutto segno.
Quella Giulietta campeggiava solitaria (caso strano tra l’altro, forse c’era stato il lavaggio delle strade la sera prima) e anche un po’ spavaldamente discosta dal marciapiede, quasi a lasciare un corridoio per il proprio padrone, e la scena tutt’intorno aveva un qualcosa di irreale e c’era anche un insolito silenzio.
Come un imbecille, neanche non avessi mai visto una Giulietta in vita mia (però pensandoci bene, effettivamente non avevo mai visto una Giulietta Berlina fiammante del 1958 in via Masaccio, a Firenze, in una mattina di febbraio del 1989; ne avevo viste magari più d’una in piazza Tasso di mattina durante una sfilata di auto d’epoca, ma è tutta un’altra cosa), mi soffermai, anzi rallentai e basta, ad osservarla.
Non ero giunto a cinque metri dall’auto che uscì da un portone un distinto signore, elegante e un po’ retrò (per la verità più retrò che elegante) che si diresse alla Giulietta. Era uno di quei tipi che, come mi fece osservare mia moglie nell’Estate del 1990 in Versilia, Kundera avrebbe descritto probabilmente, prendendosela alla larga con il comodo e l’eleganza di sempre con una frase del tipo “incorniciata dai profumi e dai colori dell’inverno l’auto parlava del suo padrone“…. Kundera o non Kundera l’uomo era veramente il padrone e l’auto parlava davvero del suo padrone.
giuliettaTutti e due erano belli e distinti, tutti e due conservavano il loro fascino, ma tutti e due presentavano i segni di una nostalgia infame; molte colleghe della Giulietta erano sicuramente finite dallo sfasciacarrozze, è vero, e quel distinto settantenne si conservava bene, ma certo quando via Masaccio cominciò quella mattina a riempirsi di macchine moderne e non luccicanti saltava all’occhio che il tempo non aveva avuto alcun rispetto.
Né della Giulietta, né di quel settantenne professionista; anche questa è nostalgia.

4 Novembre 1966. L’alluvione. Un ricordo.

Ho recentemente (si fa per dire, era il 2011!) visto in teatro un bello spettacolo: “Fincostassù”. Si trattava di un omaggio a Firenze nel ricordo dell’alluvione del 1966. Quanto tempo è passato! più di 45 anni!

Tanti ricordi, dopo aver visto lo spettacolo, si sono riaffacciati! Ripropongo una nota precedentemente scritta.

4 Novembre 1966. L’alluvione.
Sono passati 45 anni (e poi discono che “”come passa il tempo”” è una frase fatta…). Ero un bambino, e adesso mi sono lasciato alle spalle la boa del mezzo secolo!

Quel giorno, di tanto tempo fa, era un giorno festivo, la festa delle Forze Armate. Probabilmente se fosse stato un giorno lavorativo (come poi il 4 novembre è effettivamente diventato), il bilancio sarebbe stato assai più pesante.

Ma un bilancio preciso delle vittime non c’è mai stato. I più parlano di poche, pochissime vittime. Non ho mai capito se è vero, o se è stata operata una sorta di censura. Fatto è che in tanti anni, qui a Firenze non ho mai conosciuto qualcuno che raccontasse di avere un parente tra le vittime dell’alluvione.

Se è così, meglio così.

I danni agli edifici no, quelli sono durati tanto, tantissimo. In alcune zone ci sono stati i “”puntelli”” per tanto tempo.

Ricordo il 4 novembre 1976, “ten years after” parafrasando il nome del notissimo gruppo rock; io ero più grandicello e l’Arno, anche quel giorno, minaccioso. Come altre volte, spesso proprio di novembre è stato. Ma non è successo nulla.

Ricordo anche il 4 novembre 1986, che così descrivevo “Firenze 4/11/1986: Mentre si rievocava lo straripamento dell’Arno che aveva provocato l’alluvione proprio vent’anni prima (4 novembre 1966), al Palazzo dei Congressi di Firenze si svolgeva il Simposio Internazionale “From man to gene, from gene to man”*. Fu presente Watson (proprio quello del DNA!)

E anche nel 1986 non è successo nulla (e per fortuna neanche successivamente).
Meglio così

* From man to gene, from gene to man (Giovannucci Uzielli, M. L., Tavellini, F., Bussani, C., & Guarducci, S. eds.)