I ritorni di Marcello

“… Tutti, presto o tardi, abbiamo avuto la sensazione che qualcosa ci chiamasse a percorrere una certa strada. Alcuni di noi questo qualcosa lo ricordano come un momento preciso dell’infanzia, quando un bisogno pressante e improvviso, una fascinazione, un curioso insieme di circostanze, ci ha colpiti con la forza di un’annunciazione….”.
(J. HILLMAN Il codice dell’anima. Carattere, vocazione destino. Adelphi 1996 orig. 1997 trad.it. pag. 17)

Marcello è Marcello Paoli. Il ritorno è il “Ritorno all’ordine”, è il titolo della sua ultima mostra, inaugurata presso la sede del Gruppo Donatello, storico sodalizio fiorentino
L’artista stesso dichiara come questa mostra scaturisca da un’esigenza profonda che gli si è “manifestata”, verrebbe da dire con Hillman, “con la forza di un’annunciazione”.
Nel titolo l’Artista si rifà, o forse solo ammicca, alla corrente omonima nata dopo la prima guerra mondiale (di cui peraltro quest’anno è il centesimo dalla sua fine) , in cui era fortemente presente il recupero della storia, della tradizione, della figurazione.
Marcello che ha percorso a lungo, accanto alla sua tradizionale personalissima figurazione, una parallela (o forse complementare, ma in ogni caso non alternativa) ricerca nella strada dell’astrattismo, qui ricerca, recupera, alla fine ritrova “le storie e le immagini di sempre”, riformulate in una chiave nuova, ma già vissute in altri tempi e in altri luoghi, e forse percepite diversamente. Parla di trasposizioni pittoriche in odor di espressionismo, di vicende anche dure, talora marcatamente dolorose. Si sofferma altresi’ sulle mani imbrattate dall’olio, dalla trementina (la citazione esatta di Marcello virgolettata è una bellissima immagine sensoriale: “…circonfuso dall’esilarante odore/profumo …pungente e pregnante della trementina”), sottolineando come l’arte sia qualcosa con cui ci si sporca, ma anche con cui soprattutto ci si unisce, ci si fonde intimamente. Ecco che questo ritorno è anche un cambiamento, altra parola magica, forse talora abusata, ma quantomai corretta in questo contesto.
E’ proprio in una parola, nella parola “Circonfuso”, che probabilmente pienamente definisce l’avvolgimento/coinvolgimento dell’artista in una “atmosfera” in una nuvola, in una enclave della fantasia che diviene segno. Circonfuso dunque sta per “circondato, di luce o simili”, rimanda appunto ad un concetto di atmosfere, quella atmosfere che rimandano a remote, antiche esperienze, credute (ma solo credute) smarrite. E qui viene in mente la magia del trovare che invece è un ritrovare. Ed ecco la creazione, la sintesi: un’attenzione a questo tempo e questo luogo, unita alla (ri)scoperta di elementi dalla profondità di passato lontanissimo (viene in mente “All’incrocio dell’isolato, sotto casa o forse ad anni luce da qui….”).
In un momento in cui una delle parole-concetto prevalenti “Innovazione”, Marcello sente la necessità di guardare indietro e guardarsi dentro, e qui verrebbe in mente un’altra citazione forse meno famosa della precedente, quella dello “lo straordinario potere alchemico del ritorno”, ed ecco che che forse, con un gioco di parole, il passato, l’esperienza antica, divengono vera innovazione.

Giulio Carlo Argan, L’arte moderna, Firenze, Sansoni, 1970.
Linguaggi intrecciati, quasi una Babele. Catalogo della Mostra di Marcello Paoli, Gruppo Donatello 2 Aprile 2016
SULL’ASFALTO, Catalogo della mostra di Marcello Paoli e Giovanna Sparapani, 15 ottobre 2011
Bianco, nero e… oltre. Catalogo della mostra di Marcello Paoli e Giovanna Sparapani, Simultanea Spazi d’Arte, 20 ottobre 2012
James Hillman, Il codice dell’anima, Adelphi, Milano 1997

[testo non definitivo]