Via Paoletti angolo Via Fabbroni, la Quinta “i”, la storia continua

Via Paoletti angolo Via Fabbroni.  Ovvero nascita di una cena della quinta “i” (o forse molto di più).
Via Paoletti angolo Via Fabbroni, due lapidi della toponomastica cittadina, grazie alle quali tutto ebbe inizio, anzi riprese, o forse ebbe un nuovo inizio.
Pareva un caso, o forse un segnale, forse un simbolo, forse altro. Ma qualcosa doveva pur significare che due cognomi uguali a quelli di due compagni di classe si trovassero lì,  vicini uno all’altro come 47 anni prima su un registro di classe (beh, nel registro di classe non erano proprio vicini, fra la F e la P c’erano anche le altre iniziali G,H, I, L, M, O … ma questo è un altro discorso).

Le due lapidi, e il loro messaggio, vennero colte da chi scrive, o meglio dalla fotocamera del suo cellulare, e inviate a quei compagni di liceo presenti sui social. Infatti i maturati nel 71, in quel di via Giovanni de’ Marignolli, sono presenti in quote non trascurabili sia su FB che su Instagram, ai quali va aggiunta l’immancabile chat di Whatsapp manco a dirlo intitolata “Quelli della quinta i“.

Vediamo in dettaglio. Fu allora, in realtà nemmeno tanto tempo fa, eravamo ad aprile 2018, che qualcuno, anzi qualcuna, la Gianna, pronunciò la parola generatrice: “Mi piacerebbe rivedervi”. Per la precisione “Galeotto fu messenger”, organo di informazione degli ex-quinta “i” come detto sopra, iscritti a FB.

Ci rivedemmo. Non molti la prima volta dopo 47 anni! (In realtà una volta una, ci eravamo già visti nel 1985, poi più). Non molti, cinque, neanche un quinto dei trenta iniziali. Era maggio, una sera di maggio del 2018. Non eravamo un’esagerazione è vero, solo cinque (Francesca, Gianna, Patrizio, Pierangelo, Roberto in ordine rigorosamente alfabetico).

Andammo  in una pizzeria vicino alle Cascine, era maggio, appunto, una di quelle giornate che alle otto di sera è ancora giorno. Da subito l’entusiasmo di rivedersi prevalse su malinconie e rimpianti dei tempi andati (assai frequenti nei racconti di altri che hanno fatto reunion terminate in lacrime o quasi, per poi non rivedersi mai più). No, quelli della quinta “i” sono diversi, siamo diversi; lo so dicono tutti così, ma credo che la quinta, la nostra, sia stata davvero speciale. Certo un po’ di rincrescimento di non aver più vent’anni non poteva non esserci, ma le “stoviglie color nostalgia” di gucciniana memoria non ci furono. No, non ci furono, anzi!

Fu subito programmato un altro incontro, incontro che avvenne regolarmente, al Cipiglio, poi altri ancora al Cigno, e ancora ai Briganti. Anche queste sono state belle, allegre, positive. Vabbe’ un filo di nostalgia è ammesso, ma mai malinconia. Credo che il sentimento dominante in ognuno di noi sia stato quello di aver compreso di essere stati fortunati a frequentare il Liceo nel momento giusto e – senza esserseli potuti scegliere prima – coi compagni giusti!

Un’escalation inarrestabile e una nuova cena in programmazione. Tutte le volte qualcuno in più! Notevole, davvero notevole. Ritrovarsi non solo come revival dei tempi andati, ma anche e soprattutto, come un nuovo inizio.

Il viaggio continua.

E spero anche questo articolo, magari con il contributo di tutti. Forse potremmo scrivere anche un libro? Non ci allarghiamo! Ma non mettiamo neanche limiti!

Di seguito creo un paragrafo “Aggiornamento e appendici”, dove inserirò ricordi lontani e/o altro materiale connesso alla quinta “i”

Aggiornamento e appendici.

Da un appunto del 9 Novembre 2005
Stamani sono passato per la milionesima volta dove passo da anni per andare in Ospedale. Ma solo stamani mi sono ricordato, guardando un cancello, che lasciava intravedere un cortile, che in quel cortile attraverso quel cancello, c’ero stato ben prima di iniziare a lavorare dove lavoro tuttora. 
C’era, dietro a quel cancello (forse ora non più) un campino da calcio e un oratorio. L’amico che mi ci portò era Pino.  
Solo oggi me ne sono accorto; ma guarda un po’ che sorprese (o scherzi) fa la memoria!!!!

Tormentone
Ta piacia biagià? Su, ma piacia!!” Molto in voga in terza e in quarta liceo. Attribuzione paritetica a Pierangelo e ad Andrea
 
Riassunto cene
31/05/2018 Cena Buoneria. 5 presenze.
26/10/2018 Cena al Cipiglio. 9 presenze
22/11/2018 Cena Orto del Cigno. 14 presenze
07/12/2018 Cena dai Briganti. 18 presenze
22/02/2019 Cena Orto del Cigno. 11 presenze
13/06/2019 Cena Edy House. 7 presenze
17/10/2019 Cena Buoneria. 14 presenze
20/12/2019 Cena Buoneria. 10 presenze
06/02/ 2020 Cena Panta Rei. 9 presenze

16/09/2021 Cena Orto del Cigno. 7 presenze

23/09/2021 Cena Aviazione Campo di Marte. 7 presenze

03/11/2022 Cena Lo stravizio. 10 presenze

Il 28 novembre 2019, il giorno del ringraziamento, io e Fabrizio, quintini come ormai usiamo definirci alle periodiche cene di coloro che condivisero la quinta liceo tanti anni  fa, siamo stati ad ascoltare un concerto all’Hard Rock Cafe. Trenta e più anni prima probabilmente saremo già  stati lì con amici, ma con una  grossa differenza, e cioè  che non c’erano concerti, ma prime cinematografiche all’allora Cinema Gambrinus. Dal 2011 infatti il vecchio cinema ha ceduto il posto all’Hard Rock Cafe. Si tratta di un ristorante sui generis, un luogo dove si mangia, ma anche e sopratutto si vive la musica, Con ricordi cult alle pareti, oggetti appartenuti a star, concerti. E’ una famosa catena; gli HRC nel mondo sono centinaia, quello fiorentino è uno di quelli presenti nel nostro paese insieme a quelli di Roma e Venezia.  E così il 29 novembre 2019 siamo andati all’Hard Rock Cafe per ascoltare un concerto. La locandina recitava:  Speciale Thanksgiving Day. Coro Gospel One Voice, diretto da Giorgio Ammirabile, pianista Giacomo Ferrari. Direzione, solisti, coristi, strumentisti tutti bravissimi. Io e Fabrizio abbiamo ascoltato bellissime musiche e mangiato ottimi hamburger. Ci perdoneranno se fra tutti le brave artiste e i bravi artisti sul palco ne abbiamo guardato e applaudito con particolare una: la  nostra quintina Gianna!

La Quinta “i”, ma anche la Quarta e metà della Terza. Prima, Durante e Dopo. La sintesi.

In effetti questo paragrafo avrei voluto scriverlo tante volte ma non l’ho mai fatto. Ho invece di tanto in tanto fissato qualche appunto in qualche blocco per appunti. La chat di Whatsapp ha permesso di riportare alla memoria altri ricordi. Proverò a rimettere insieme il tutto.

Il prima ovviamente non dovrebbe esistere, ma c’è un piccolo avvenimento che vale la pena di segnalare. Quando entrai per la prima volta in aula della “III i” notai una cosa che credo non aver mai riferito prima d’ora. Riconobbi in alcuni miei nuovi compagni di scuola alcuni ragazzi che in gruppo, qualche giorno prima, avevano attraversato la strada sulle strisce davanti all’auto in cui viaggiavo con mio padre. Peraltro eravamo vicini, ma non vicinissimi al liceo. Questo pensiero ogni tanto mi ritorna in mente.

Il durante va dal febbraio o forse marzo del ’69 quando appunto fui accolto in terza, fino alla maturità, luglio ’71. Storie di professori, di presidi e vice, di quaderni a righe e a quadretti, di fogli protocollo, di diari, di antesignani zainetti (quelli militari comprati al mercatino in San Lorenzo), di compiti a casa di qualcuno, di “classi volanti”, di gruppetti che si formavano per diventare “compagnie” dopo la scuola. Ricordi vari di professori e di professori vari: esperti, giovani, titolari, supplenti, simpatici, antipatici, carismatici e meno carismatici; naturalmente va tenuto conto che i “giudizi” di noi allora diciassettenni vanno storicizzati: una rilettura di tali ricordi di noi liceali diventati adulti (in alcuni casi insegnanti) talora dice ben altro!

Il resto, il dopo, parte dal luglio ’71 e arriva ai nostri giorni con periodi lunghissimi di non frequentazione, fino alle recenti “reunion” a partire dal 2018. In realtà nel 1985 ci fu un incontro; ci ritrovammo in una quindicina a cena al Monginevro, che, per la cronaca non esiste più.

Qui finisce la sintesi. A questo punto deciderò se ampliarla, fino a quando si trasformerà in abstract, anzi diciamo in riassunto, di un testo ampio e compiuto, o se continuare descrivendo singoli episodi di un tempo felice. Vedremo

Il mosaico. La facciata del liceo è arricchita da un grande mosaico, realizzato da Fernando Farulli nel 1966. Il titolo è Paesaggio, notevoli le dimensioni. Mi piacque dal primo momento. Si tratta di una visione metropolitana in controluce (effetto difficile da creare con una tecnica come il mosaico e qui reso straordinariamente bene). Si vede una strada, una strada moderna, asfaltata e la sagoma di una città sullo sfondo. Questo mosaico che notai da subito ha probabilmente ha acceso in me una certa curiosità verso quelle tematiche.

Quintini a proposito di se stessi

[06:30, 3/10/2020] G.: Stanotte vi sognato… eravamo al primo giorno di scuola al liceo … c’era alla prima ora di disegno … l’Anna e la Laura avevano tutto il materiale richiesto dal professore, io non avevo niente … Pino mi ha accompagnato allora in un negozio vicino a comprare tutto prima che iniziasse la lezione…

[08:04, 3/10/2020] P.: La mia prima lezione al liceo mi è rimasta impressa nella memoria: ero in I D e per la prima volta in classe mista. Prima ora disegno con l’aula che dava su una terrazza esterna vicino alle abitazioni. Da una di queste a volume alto si sentiva una stazione musicale alla radio. Ne abbiamo approfittato per iniziare subito l’amicizia con le nostre compagne ballando! Ricordo ancora le facce stravolte di professore e assistente al loro ingresso in classe

[Testo non definitivo]

2 thoughts on “Via Paoletti angolo Via Fabbroni, la Quinta “i”, la storia continua

  1. Grande Roberto proprio vicino al.mio studio .per il libro riflettiamoci un attimo per le cene invece direi andiamo avanti spediti

    • Grazie Arialdo! Uno di questi giorno, quando sono in via Lami ti mando un messaggio e se sei liberosi prende un caffè insieme

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