La cantilena dell’ultimo dell’anno e gli auguri per il nuovo anno

L’ultimo dell’anno, un’occasione per raccontare una storia piccola piccola e fare un augurio grande grande per un sereno 2022

La cantilena dell’ultimo dell’anno e gli auguri per il nuovo anno.

L’ultimo dell’anno, ovvero San Silvestro, ovvero 31 Dicembre è spesso legato a ricordi particolari: quello passato in un certo posto, quello passato con certe persone, quello memorabile, quello da dimenticare. Protagonisti dell’ultima giornata dell’anno e del suo ricordo – quando ricordo riaffiora – sono persone, luoghi, brindisi, piazze, concerti, teatri, circhi, case di campagna e quant’altro.

Probabilmente questi ricordi si sono ravvivati in questi ultimi due anni che cenoni, balli, lazzi e baldoria sono stati aboliti o ridimensionati.

Ma accanto a ricordi “importanti” affiorano anche altri più “semplici” (come non pensare al sogno dove la persona o la cosa significativa appare come marginale… ma questa è un’altra storia!).

Ogni tanto mi torna in mente una cantilena che il 31 di Dicembre veniva intonata da gruppetti di ragazzini in provincia di Siena, per la precisione a Sarteano, il cui semplice, semplicissimo testo ripetuto incessantemente era “E oggi è l’ultimo dell’anno, e oggi è l’ultimo dell’anno“.

Per quanto riguarda il testo non ci sono dubbi: non si trattava di un blasonato paroliere, né di un letterato. Per quanto attiene alla musica non ho mai capito se fosse stata inventata (composta mi parrebbe un po’ esagerato!) di sana pianta o se invece l’aria fosse stata presa in prestito da qualche motivo popolare o addirittura da una vera e propria canzone più o meno antica. Escludo una canzone contemporanea, perché me ne sarei certamente accorto essendoci stati esperimenti in tal senso. Ricordo ad esempio una signora che a me pareva “vecchia” ma che probabilmente non arrivava ai quaranta, che, sull’aria di “quanto sei bella Roma quand’è sera” era solita cantarla, in verità meglio dire stonarla e/o storpiarla in pubblico con un personale testo da lei ideato: “Quanto sei bella figlia della tu’ mamma” (cosa peraltro nella fattispecie vera solo seguendo la filosofia dello scarrafone, ma anche questa é un’altra storia).

Certo è che quando mi sono trasferito a Siena e a Firenze poi la cantilena dell’ultimo dell’anno non l’ho mai più sentita. Doveva essere quindi un prodotto locale della mia terra d’origine, non un best seller come ad esempio la più nota cantilena che fa smetter di piovere dopo che sante materne mani colgono fiori da donare al Redentore.

Vi sono poi composizioni di cui esistono versioni dialettali. Ho saputo che della toscana “roba trovata come comprata, chi la rivole soldi ci vole” esiste una versione in milanese. Chi me lo ha detto me l’ha anche recitata in meneghino stretto, ma proprio non ve lo so ridire!

Ci sono poi filastrocche che paiono scritte in una sorta di esperanto. Pare che la famosa “Ponteponenteponteppi” altro non sia che una improvvisata traduzione da altra lingua (francese?) con incastonamento di nome di città con torre pendente, e che il verso successivo “tappettapperugiatappettapperi” contenga al suo interno il capoluogo umbro senza alcun intento di riferimento geografico, ma anche in questo caso inserito a forza!

Resta il fatto, tornando all’inizio del discorso, che a distanza di tanti anni ogni 31 dicembre e forse anche qualche giorno prima mi ritorna in mente quella cantilena “Oggi è l’ultimo dell’anno e oggi è l’ultimo dell’anno”..

E allora buon anno a tutti!

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