IL POETA DI SARTEANO CHE SCRISSE RECITE PER I SOLDATI DELLA III ARMATA. Pubblicato su “Storia & Storie di Toscana”

Con piacere presento un altro mio contributo su Gualtiero Sbardelli, che va ad aggiungersi ad altri articoli, alcuni presenti anche su questo blog. Il traguardo finale sarà la pubblicazione di un libro interamente dedicato a Sbardelli, a cui syo lavorando da tempo. E’ motivo di soddisfazione veder pubblicato questo contributo su “Storia e Storie di Toscana” il cui testo ripropongo qui con lievissime modifiche.

Ringraziamenti. Sono molto grato al prof. Ugo Barlozzetti che di “Storia e Storie”di Toscana è consulente storico e che ha proposto il mio pezzo per pubblicazione, sono grato al Direttore della rivista dottor Pierandrea Vanni, per avermi ospitato in una testata così importante, sono gratoalla Segretaria di Redazione dottoressa Aurora Castellani per la sua competenza e per la sua disponibilità.

Ed ecco l’articolo.

IL POETA DI SARTEANO CHE SCRISSE RECITE PER I SOLDATI DELLA III ARMATA. Gualtiero Sbardelli fu una figura multiforme che da un piccolo paese del senese si fece conoscere per la riscoperta delle tradizioni popolari

Lungi da proporsi come biografia esaustiva di Gualtiero Sbardelli, questo scritto è da considerare piuttosto un punto di partenza; per quanto è possibile ricordare e ricostruire la sua figura e la sua opera attraverso i testi disponibili e la corrispondenza da lui tenuta con alcuni miei familiari, in particolare con mia nonna Irma Illuminati Della Lena (1892- 1979), che di Gualtiero era cugina.

Gualtiero Sbardelli nacque a Sarteano da Alessandro e Maria Frontini il 24 Giugno 1884. Ha scritto poesie, commedie, monologhi, canzoni; è stato attore e direttore di scuole di teatro, redattore di varie testate giornalistiche. Rimasto orfano in tenera età fu ospitato presso l’Istituto romano “Tata Giovanni”, cui rimarrà per sempre affezionato e riconoscente. Nel 1902, al compimento del diciottesimo anno, uscì dall’Istituto e iniziò l’attività di compositore tipografo appreso in collegio. È anche il tempo delle primissime poesie. Sono infatti del 1911 sue opere incluse nella raccolta di poesie “Voci di Roma”, insieme a quelle di Augusto Canini, Giuseppe Micheli. Del 1916 è “Diecimila corone p’ave’ la prima bandiera italiana”, composizione patriottica successivamente pubblicata nella raccolta “Sorrisi e lacrime.

Poesie romanesche e italiane”. Il 1° settembre 1917, scrisse la poesia “Il teatro in zona di guerra” che raccontava di un programma di recite eseguite dai soldati della III Armata. Il 6 febbraio 1918, altra poesia, sempre dedicata al comandante “Al mio tenente Focar”, successivamente pubblicata nella stessa raccolta uscita nel 1923 con prefazione di Gigi Pizzirani.

Il 23 giugno 1924 il giornale “Il Sereno” all’interno dell’articolo “La notte di San Giovanni”, cita la canzone “Er regalo alla fidanzata” parole di Gualtiero Sbardelli e musica di Roberto Macchini, premiata con medaglia d’argento. Il quotidiano “Il Piccolo” del 24-25 Giugno 1924 nell’articolo “La vena poetica del popolo alla classica festa di S. Giovanni” cita Gualtiero Sbardelli tra i poeti distintisi. Il 10 Novembre 1924, durante il primo convegno degli ex-alunni dell’Istituto Tata Giovanni presso la trattoria “Sora Amalia”, Gualtiero Sbardelli declamò la poesia “Ricordi de Tata Giovanni” poi pubblicata nel 1930 nella raccolta “Core de “Callarelli”. Nel 1925 scrisse i versi della canzone “La mejo canzonetta” con musica del Maestro Augusto Canini e “La nostra Sede”, in versi “Martelliani”, dedicata all’Istituto che lo aveva accolto. Nel 1926 Ceccarius (Giuseppe Ceccarelli, giornalista e studioso della cultura e delle tradizioni popolari romane, 1889 – 1972) crea per Gualtiero Sbardelli l’appellativo di “Poeta dei callarelli”, nome con cui venivano chiamati gli ospiti dell’istituto perché il fondatore Giovanni Borgi, preparava il pranzo in un enorme “callaro” (un paiolo) attorno a cui i ragazzi si sedevano e consumavano il pasto. Lui veniva chiamato dai ragazzi “Tata”, che in romanesco sta per papà, padre, babbo. Fu così che nacque il nome dell’istituto “Tata Giovanni”.

Nel 1930 pubblica il volume di poesie “Core de Callarelli” sempre con prefazione di Giuseppe Colecchi.

Nel 1932 pubblica “La Sora Lalla ha fatto bucia”. Brillantissima Commedia romanesca in due atti”. Vivace vicenda degli equivoci, ricca di esilaranti battute, ambientata in una casa borghese degli anni ’30, ebbe notevole successo e fu rappresentata più volte a Roma e a Sarteano. In occasione di una delle tante repliche Gualtiero Sbardelli scrisse unna simpaticissima poesia in quindici strofe dedicata agli attori parafrasando la Divina Commedia. La poesia inizia “Nel mezzo del cammin di nostra vita / ci ritrovammo a cena qui a Sarteano / dove una compagnia era riunita / col piatto pieno e la forchetta in mano/ …” e termina “… fummo lieti tra amici tra pulzelle / e poi tornammo… a riveder le stelle”. Non fu né l’unica volta, né l’unico testo autorevole “dissacrato” da Sbardelli.

Il 3 settembre 1933, scrisse un sonetto per “La ripresa della Giostra del Saracino a Sarteano”, luogo cui rimase sempre fortemente legato, così come all’Istituto Tata Giovanni per cui ha scritto numerose altre poesie. Negli anni si fortifica anche la sua passione per il teatro. Nel 1945 recita in ben tre pièce diverse. Il 2 settembre ne “I due sergenti” di Aubigny. Dalla locandina si evince che è il direttore della scuola di recitazione “Ars e Labor” in Sarteano, interpreta il Maresciallo Conte d’Altavilla e inoltre è il truccatore dello spettacolo. Il 14 ottobre mette in scena, sempre a Sarteano, “Perdono e oblio” di S. Fraschetti”. È attore e interpreta Riccardo di Lovetti Duca di Milano. Nella stessa giornata segue un secondo spettacolo, la commedia “Fatemi la corte”; anche in quest’occasione è truccatore attore e interpreta il Barone de Angeli. Infine, il 2 dicembre recita in “Ordinanza” di Alfredo Testoni. È ancora truccatore e primo attore, e interpreta il Cav. Ottavio Mazzone Colonnello dell’Esercito.

Il 27 ottobre 1946 “Lo Strillo”, rivista settimanale di vita sarteanese, pubblica la poesia di Gualtiero Sbardelli “Alla campana di Sarteano, perita in guerra”: “…Vecchia e bella campana di Sarteano/ fusa col bronzo puro e rame e argento,/ purtroppo il richiamo oggi mi è vano;/ peristi senza alloro né cimento./ Campana bella, il suono tuo squisito/ infondeva un orgoglio e una virtù./ Tu ci segnavi il tempo che passava/ e ci dicevi l’ora da lontano./ Il viandante che pur si allontanava/ la voce avea da lungi di Sarteano./ E ti sentiva ognuno dal Poggione,/ Solaia, Baccaciano e Cappuccini,/ nei casolari in giù fino all’Astrone … Per via/ quando la sento, in me si ripercuote/ e mi riempie il cor di nostalgia!

Gualtiero Sbardelli scompare dopo breve malattia il 10 Febbraio 1949.

Bibliografia visibile qui http://robertodellalena.altervista.org/bibliografia-su-gualtiero-sbardelli/

Riferimento Bibliografico. Roberto Della Lena: IL POETA DI SARTEANO CHE SCRISSE RECITE PER I SOLDATI DELLA III ARMATA. Storia & storie di Toscana, MAGGIO-AGOSTO 2022,  pag. 30. Di seguito le pagine di “Storia & storie di Toscana” in formato ridotto

One thought on “IL POETA DI SARTEANO CHE SCRISSE RECITE PER I SOLDATI DELLA III ARMATA. Pubblicato su “Storia & Storie di Toscana”

  1. Complimenti, un bell’articolo, ma in realtà avevo già letto tempo addietro, quando parlammo del libro dedicato al fratello di mio nonno … Saluti e auguri, Gianni Oliveti

Comments are closed.