Storie di Etruria


Storie di Etruria 

Dal momento che è stato pubblicato sul blog,questo articolo può essere letto ovviamente da chiunque, e ogni lettore sarà il benvenuto. Tuttavia mi rendo conto che può essere fruibile probabilmente solo da chi conosce almeno un po’ la storia che gli sta dietro, la storia di un libro che primo poi verrà pubblicato, e di cui il presente potrebbe essere benissimo un paragrafo. 

Solo ai potenziali lettori amici che ritengo di appartenere a tale categoria lo sottopongo. A tutti comunque auguro buona lettura e nell’occasione buon Ferragosto.

Nota preliminare. Questo breve appunto è il riassunto di un ben più esteso testo destinato a essere pubblicato (possibile titolo “Chissà se era lui davvero” o forse “Stranieri in terra di Etruria” o forse altro)

Si consiglia di leggere prima il racconto Stranieri in terra d’Etruria http://robertodellalena.altervista.org/stranieri-in-terra-detruria-racconto/

Abbiamo avuto già modo di entrare in contatto con atmosfere di mistero e di magia. La magia a cui si accenna non è nè quella delle leggendaria  favole e nemmeno quella mostrata dai prestigiatori ma quella, per usare un’espressione  non particolarmrnte colorita ma  comunque efficace, quella di “magia nel senso più ampio del termine”… che forse vuol dire tutto o forse niente, ma diciamola così e non ne parliamo più. 

Dove eravamo rimasti? Abbiamo visto  il Nostro lontano dal paese natio, e lo abbiamo visto ritornare.  Abbastanza frequenti suoi ritorni, o per esser più precisi, ritorni frequenti all’inizio poi meno frequenti in una fase intermedia,  poi  nuovamente più frequenti in una fase ancora successiva, fase quest’ultima coincidente con l’età matura.. Tali ritorni paiono seguire quella sorta di legge non scritta ma già incontrata, ovvero quella dello straordinario potere alchemico del ritorno.

Il Nostro durante i suoi ritorni amava recarsi nella famosa “Piazza in salita”, o se  si preferisce “in discesa“, e mettersi a pensare sotto il monumento. Ma pensare non è forse la parola più giusta. Il Nostro sembrava infatti piuttosto ascoltare, qualcosa che giungeva da quel luogo come qualcosa di magico.

Il Nostro godeva di molta stima e fiducia da parte di molti paesani, sia quelli “paesani nati e paesani rimasti”, sia quelli come lui venuti via dal paese per poi ritornarci. Anche qui subentra ancora una volta lo straordinario potere alchemico del ritorno. 

Sempre in quella piazza in salita o discesa che dir si voglia aveva nel tempo avuto modo di dispensare consigli, raccogliere molte confidenze, spesso anche segreti rivelati a lui e basta;  segreti che chi glieli confidava non aveva condiviso neppure con i propri familiari. La cosa curiosa è che diversi di questi segreti, seppure erano tali, non erano né così terribili né così inconfessabili, ma erano così considerati  da chi li deteneva e riteneva di doverli rivelare soltanto a persone di grandissima fiducia, e quindi al Nostro. E’ un mistero? Forse. Difficile dire se sia magia, ma sicuramente ha qualcosa di misterioso.

Su ritorni e riconoscimenti sarebbe ancora da dire. Un ricordo che spesso riaffiorava al nostro era quello di quando molti anni prima ripassò del paese, ma senza fermarsi, soltanto chiedendo un’informazione a tre paesani. Apparentemente loro non lo riconobbero, lui invece li riconobbe molto bene, ma vedendo che loro proprio non lo riconoscevano stette al gioco e ricevuta dell’informazione proseguì. A fronte di questo un ricordo speculare ovvero quello di essere stavolta proprio il Nostro oggetto di riconoscimento in “terra straniera“ da un paesano presente o forse di passaggio nella città dove il Nostro viveva. Detta così non fa molto effetto forse ma vedere questa alternanza di fili interrotti talora non riusciti pur facilmente riconoscibili altre volte insperatamente ricuciti. Ma così si è.

L’eterno gioco delle parti.

Altre volte al Nostro, sempre nelle sue abituali soste attorno al monumento, si presentavano ricordi molto più fugaci, molto più istantanei, che forse neanche sempre erano ricordi, sempre comunque erano immagini. Immagini abbiamo visto non sempre riconducibili un ricordo ma che anche quando non erano riconducibili ad un ricordo parevano in qualche modo avere un qualche senso un qualche significato. Erano queste immagini che spesso permettevano al Nostro di cogliere spunto per un un ragionamento, altre volte di arrivare a una conclusione, altre volte ancora di raccogliere un suggerimento tra le architetture del pensiero.

Una di queste volte in particolare tra le immagini di un ricordo e quelle di un altro ricordo comparve un’immagine, un’immagine almeno apparentemente, non legata a un ricordo, immagine che però suggeriva qualche cosa che era stato inutilmente rincorso col pensiero per giorni e giorni. 

Nel frattempo sentì una musica, – questa reale non immaginata! – proveniva da una radio accesa all’interno di casa. Erano le inconfondibili note di “Un americano a Parigi”. Ancora un’immagine e stavolta era proprio un ricordo era l’immagine dell’anziano di tanti anni prima. Il Nostro sorrise e disse grazie.

Era una prova: e così il viaggio continuava. 

(Ovviamente continua)

3 thoughts on “Storie di Etruria

  1. Mi hai fatto venir voglia di raccontare cose del paese di origine, del molino, delle vacanze dai nonni, dei personaggi invecchiati com me e di quelli vecchi vecchi che caratterizzavano le veglie e i giochi a carte e a bocce… chissà prima o poi.

    • Caro Gianni, in data odierna, 20 Agosto 2022, mi sono accorto di numerosi errori presenti nell’articolo! Mi scuso con te e con gli altri lettori! Spero di averli corretti tutti!

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