Un giorno di autunno, una strada, una mostra, qualche (?) divagazione

(Trattasi di sintesi di un testo più lungo, che per motivi diversi, diciamo redazionalirelazionali, ho dovuto ridurre e rimaneggiare ampiamente, titolo compreso, probabilmente peggiorandolo)

Incipit. In auto sui viali di circonvallazione di Firenze, per la precisione in Viale Matteotti, in coda proprio all’altezza di quel palazzo dall’altra parte della strada, anzi del viale, che era un tempo sede della Medicina legale della USL 10 E, che però per abitudine molti hanno continuato (e continuano) a chiamarlo il palazzo dell’ENPAS, ovvero col nome dell’istituzione lì ospitata ancor prima. Giungendo a Piazza Donatello il mio pensiero va a qualcosa che avverrà stasera, ma la dirò più avanti.

Strada facendo in prossimità del Lungarno Colombo avviene una cosa curiosa, una sorta di “miracolo” digitale: da uno scatto fatto quasi a caso (se non per sbaglio), nasce un’immagine interessante. Con un’analogia che in realtà più un volo pindarico che un’analogia, mi viene in mente un docente della scuola di psicoterapia che sosteneva come gli ultimi cinque-dieci minuti della seduta fossero talvolta particolarmente proficui per il prosieguo della terapia. Ma svanisce questo ricordo ed ecco che Isoradio annuncia rallentamenti e code in mezza Italia. Ed è vero; infatti in Autostrada è già coda. Un pannello luminoso sembra prendere in giro gli automobilisti fermi in colonna invitandoli a rallentare l’andatura!

Sto saltando di palo in frasca. Forse non dovrei? Ci penso e mi do una risposta: “E perché no?”. Del resto in passato recente la questione era già stata posta, vedi Questo blog non è un diario (o forse a volte sì).

Ma ecco che in autostrada all’altezza del km 318 compare l'”Omone” a portata di teleobiettivo. Scoperto tanti anni fa e tante volte fotografato, oggi voglio raccontare cos’è. Non è un umano, non è un gigante e non appartiene al reno animale, ma a quello vegetale. È un grosso cespuglio che campeggia in cima a un poggio e che pare proprio un uomo, anzi un “omone” di cui appare il busto! Un’immagine suggestiva che in qualche modo richiama alle mente un capitolo del “Libro Rosso” di Jung, per la precisione “Primo giorno”, dove avviene appunto l’incontro tra l’Io e il gigante Izdubar (“Raggiunto il passo, vedo un uomo gigantesco che si avvicina dall’altro versante“. da C.G. Jung, Libro Rosso, ed. Studio, pag. 161”). Ma questo davvero è un altro discorso!

A1, Km 318. L’omone sul poggio

Si susseguono telefonate in entrata e in uscita con “Sarteanesi di ritorno” ovvero coloro che a Sarteano hanno casa di famiglia e vi tornano con una certa regolarità. Da non confondersi con i “Villeggianti” un tempo chiamati “forestieri” che apprezzano terme, clima e cucina del posto, ma non hanno alcun rapporto col paese se non quello della presenza estiva. Da non confondersi altresì con chi, dopo essere stato fuori, magari anche all’estero, ritorna al paese per starci definitivamente. La filosofia del “Sarteanese di ritorno” meriterebbe qualche parola in più. Per ora una citazione:

“… dopo venti o trent’anni si scopre che ciò che veramente conta è rimasto nel paesello natio.” (C.G.Jung, lettera a Herbert Read 17.10.1948. In C. G. Jung, Lettere, Vol 2 p.117).

Siamo nel periodo in cui è dovuto e ben volentieri si esprime il tributo a chi ci ha preceduto. Genitori, nonni, zii, altri parenti, amici, conoscenti. Non dico di più; credo che si tratti di una dimensione privata.

In una breve sosta non può mancare naturalmente una “controllatina” alla casa e, già che ci siamo, acquistare l’ottimo pan co’ santi che fanno qui e portarselo a Firenze per gustarselo anche nei giorni successivi.

Ben presto sulla via del ritorno e quando son le sedici e trenta sono al Gruppo Donatello dove oggi, tra poco meno di un’ora, si inaugura la mostra personale di Angiolo Benedetti. Ho l’opportunità di vedere in anteprima le sue opere. Alcune sono recenti ed altre datate; l’Artista dipinge almeno dal 1977, sono opere molto belle, ben costruite, che rivelano e testimoniano la lunga esperienza e l’affinata tecnica.

Ha così inizio la mostra personale di Angiolo Benedetti intitolata “Mondo silente”. Oltre trenta dipinti, per lo più di piccolo formato, il larga parte pitture ad olio e qualche acquerello; temi prediletti le nature morte, i ritratti, le vedute; presente richiamo alla tradizione Macchiaiola, non solo fonte di ispirazione, ma anche e forse soprattutto oggetto di affettuosa attenzione da parte dell’Artista. Dopo gli interventi del Presidente del Gruppo Donatello, Ugo Barlozzetti e dello stesso artista espositore Angiolo Benedetti, ho la conferma dell’idea che mi ero fatto (forse con qualche piccola notazione personale). Angiolo è un Artista, ma è anche (“è” e non “è stato” solo perché in pensione!) un medico, uno scienziato, un ricercatore, uno che ha alle spalle una lunga esperienza universitaria di ricerca e di docenza in patologia generale, e che pertanto di metodo se ne intende. Credo che qualcosa dello scienziato sia presente anche nell’artista. Ogni opera é un progetto compiuto, un progetto che ha seguito una serie di processi, regole, attenzioni, senza nulla lasciare al caso. Dalla scelta dei colori, ai tempi di lavoro e persino degli orari per seguire al meglio luci e ombre (Angiolo ama dipingere dal vero e non ha eccessiva simpatia verso fotografie che fanno da modelle!). C’è naturalmente grande attenzione all’equilibrio e alla armonia della composizione. Condivisibile quanto reperito in un estratto di critica in catalogo a a proposito di Angiolo “…ritratti, nature morte e paesaggi, capaci di restituire, attraverso il sapiente uso dei colori, uno spiccato senso delle realtà” e più avanti “attraverso le tele è possibile comprendere le stagioni, raccontare come la luce e le ombre si stagliano all’esterno degli edifici o dei paesaggi durante il tramonto o nelle ore calde del “meriggio” estivo“. E dunque una ricercata attenzione alla forma, al colore, un sapiente studio delle luci e delle ombre, una spiccata cura del dettaglio, vanno a costituire un mixer dove il rigore metodologico non penalizza affatto l’aspetto emozionale, ma anzi lo potenzia, lo esalta. Fin qui una breve, modesta e amichevole riflessione senza pretese ermeneutiche sul l’opera di Angiolo su cui tanto di più ci sarebbe da dire e che tanto di più meriterebbe.

2 thoughts on “Un giorno di autunno, una strada, una mostra, qualche (?) divagazione

  1. Grande Roberto !
    Come in molti altri casi (mi sono dilettato nel leggerei tuoi post precedenti) hai centrato l’obbiettivo. Sono lusingato dal leggere i commenti su di me pittore se pur dilettante…
    Le divagazioni sono, se pur “divaganti”, adatte alla trascorsa giornata.
    Angelo

    • Ti ringrazio Angiolo! Ci siamo sentiti or ora per telefono, ma dato che la linea lascia a desiderare ti saluto da qui! Complimenti ancora per la tua mostra davvero bella.

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