Chissà quante volte abbiamo guardato una fotografia dicendo “questa casa non c’era, questa strada non c’era”, e abbiamo guardato una fotografia dicendo quanto siamo cambiati, come siamo irriconoscibili. Sempre guardando vecchie fotografie sorridiamo guardando come andavamo vestiti. Dunque le vecchie foto hanno un grande potere evocativo e sono un potente attivatore di nostalgia e di emozioni diverse più o meno piacevoli, più o meno malinconiche,
Stavo leggendo, anzi rileggendo “Il nostro tempo e la speranza” di Corrado Alvaro; in particolare un breve paragrafo intitolato “Fotografie vecchie e nuove”, dove si fa notare come il passaggio dalle vecchie stampe alle fotografie, sottolineando come “La fotografia segna un’altra epoca“. Mi è venuto in mente come un’altra epoca, il passaggio da un’epoca all’altra, si sia verificato con l’avvento della fotografia digitale e il diffondersi di in maniera esponenziale di telefonini (ops si dice smartphone) e tablet corredati di fotocamere sempre più potenti. In omaggio ad Alvaro mi è venuta voglia di andare a cercare qualche foto dell’epoca analogica scorsa. Non sono andato in soffitta, nè ho cercato scatole dentro i cassetti, ma ho cercato, in ossequio a una mia vecchia abitudine, di reperire dentro a qualche libro qualche fotografia usata a mo’ di segnalibro. Ho così ritrovato tra la pagina 196 e 197 di un romanzo, la foto (in realtà sbiadita e di bassa qualità che ho ritoccato cercando di migliorarla probabilmente senza riuscirci) di un