Ritrovando vecchie foto

Chissà quante volte abbiamo guardato una fotografia dicendo “questa casa non c’era, questa strada non c’era”,  e  abbiamo guardato una fotografia dicendo quanto siamo cambiati, come siamo irriconoscibili. Sempre guardando vecchie fotografie sorridiamo guardando come andavamo vestiti. Dunque le vecchie foto hanno un grande potere evocativo e sono un potente attivatore di nostalgia e di emozioni diverse più o meno piacevoli, più o meno malinconiche, 

Stavo leggendo, anzi rileggendo “Il nostro tempo e la speranza” di Corrado Alvaro; in particolare un breve paragrafo intitolato “Fotografie vecchie e nuove”, dove si fa notare come il passaggio dalle vecchie stampe alle fotografie, sottolineando come “La fotografia segna un’altra epoca“. Mi è venuto in mente come un’altra epoca, il passaggio da un’epoca all’altra, si sia verificato con l’avvento della fotografia digitale e il diffondersi di in maniera esponenziale di telefonini (ops si dice smartphone) e tablet corredati di fotocamere sempre più potenti. In omaggio ad Alvaro mi è venuta voglia di andare a cercare qualche foto dell’epoca analogica scorsa. Non sono andato in soffitta, nè ho cercato scatole dentro i cassetti, ma ho cercato, in ossequio a una mia vecchia abitudine, di reperire dentro a qualche libro qualche fotografia usata a mo’ di segnalibro. Ho  così ritrovato tra la pagina 196 e 197 di un romanzo, la foto (in realtà sbiadita e di bassa qualità che ho ritoccato cercando di  migliorarla probabilmente senza riuscirci) di un

quadro di piccole dimensioni datato 1990; tale quadretto è in mio possesso, ma è appeso in una parete di una casa che si trova assai lontano da qui (quando potrò sostituirò la foto con una di qualità migliore che scatterò per l’occasione. Anzi no le lascerò tutte e due). L’Autore è probabilmente considerato un autore minore dal mondo dell’arte (o forse nemmeno è considerato); è al contrario un autore interessante per me (se ci si ricordasse più spesso che un quadro deve soprattutto piacere!). Un titolo suggestivo: “San Miniato da una prospettiva impossibile“. In effetti la prospettiva è davvero impossibile, in quanto inventata; la Basilica campeggia in posizione assolutamente irreale rispetto ad Arno e città “bassa”.  La prospettiva  qui presente è quella del pensiero, dell’immaginario, dell’immaginabile. E allora più che di impossibile è meglio forse parlare di impensabile. Si può guardare, ammirare, forse sognare…
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Lettura suggerita
Corrado Alvaro : “Fotografie vecchie e nuove”. In “Il nostro tempo e la speranza”, Bompiani 1952, pagg.141-144