Quelli che hanno capito

Ebbi a leggere una scritta su un quadro, una scritta di tre parole separate da virgola “Determinato, determinismo, determinazione”. Trattavasi, manco a dirlo di scritta allegorica. Ricordo vagamente il soggetto dipinto (non dispero comunque di ritrovarne una foto e pubblicarla qui in calce), sicuramente si trattava d’un gruppo, probabilmente di cinque o sei persone. Ricordo anche il commento di un tizio, che sicuramente non sprecò le sue reminiscenze di contenuti umanistici di liceo classico e di università – che pure aveva frequentato – per emettere sentenza senza appello. Sparò una frase assai modesta, prima che discutibile: “Non si sa più che inventare. Pur di farsi notare si scriverebbe qualsiasi cosa”.
Non lo giudicai male, ognuno è libero di manifestare il proprio pensiero, ma non poté non venirmi in mente una frase tipica di grande psicoterapeuta: “Per me quello/a ha capito ogni cosa”. Frase in sé quasi banale, scontata, ma non nella realtà: i soggetti investiti infatti risultavano davvero esser persone che avevano capito tutto. E la grandezza era quella di averli individuati, di coglierli, sceglierli, trovarli tra tanti insospettabili. E si badi bene, siamo di fronte a un “individuare” che è quasi un “indovinare”, un intuito che ha alle spalle la cultura, e assieme alla cultura un talento, un qualcosa di magico, di geniale.
Ricordo ancora una bella frase, un incipit: “È certo che l’intuizione abbia un ruolo centrale nella prassi clinica al fine di cogliere lo schema relazionale ed emozionale che motiva il comportamento del soggetto.”***
D’altra parte la genialità è quella marcia in più presente in tutte le attività della vita, evidentemente comprese quelle esistenziali e delle professioni d’aiuto.
Tornando al nostro primo personaggio, non so se è ascrivibile alla categoria di quelli che hanno capito poco o niente, ma sicuramente non è inseribile nella più nobile e valorosa categoria di quelli che hanno capito tutto.

*** M. Fornaro, L’intuizione in clinica psicoterapica: Se e come può costituire un common ground al di là delle teorie di scuola. In ABSTRACTS XXVI SEPI International Conference, Firenze 27-30 maggio 2010.

[continua]