Pensieri fugaci in tempo di quarantena

La forzata permanenza tra le mura domestiche porta a scoprire e riscoprire. Tanto per dirne una ho scoperto di possedere una cuffia, a suo tempo acquistata a buon mercato in un centro commerciale, che ha incorporato una radio, e che funziona davvero bene. Parimenti ho riscoperto la lettura di libri già letti in passato (evito la retorica della serie “Una cosa è quando lo leggi  da adolescente,una cosa quando lo leggi da adulto“). Ho approfittato anche per esaminare vecchie riviste e ricercare articoli, ho rimesso a posto scaffali (anche qui evito la retorica della serie “Non ho uno scaffale dove non ci siano almeno due file di libri…“).

Ho  una raccolta di un centinaio di fascicoli de “La lettura” (supplemento della Corriere della Sera), una di Montepiesi (Rivista locale di Sarteano uscita dal 1969 al 2017), alcune decine di vecchi fumetti sopravvissuti ai trasferimenti da una casa all’altra, una raccolta comprendente una cinquantina (o forse più, in corso d’opera saprò meglio quantificare) di riviste settimanali degli anni ’60 divenuti vintage. Questo materiale è, in questi giorni,  oggetto di particolare attenzione.

Alcune citazioni.

Un articolo di Emanuele Trevi dal quantomai attuale titolo “Il contagio”, apparso su “La Lettura” del 14 Febbraio 2016, praticamente quattro anni prima di quanto stiamo vivendo, parla proprio di epidemie sanitarie e non solo (nel 2016 era attuale il virus Zica). Interessante l’articolo tutto; rilevo significativi passaggi di Trevi: “le epidemie […] risvegliano tratti arcaici nella nostra umanità dall’illusione di un progresso lineare e infinito” e ancora, più avanti “La verità è che, prima che definirsi «mortale», l’umanità dovrebbe pensare a se stessa come la forma di vita più contagiabile al mondo“. Nell’articolo ci sono richiami a “La peste” di Camus e “1984” di George Orwell, che oggi quanto mai credo sarebbe davvero importante (ri)leggere.

Un articolo pubblicato su “La Lettura” del 2016  (Caligaris Giancarlo: Erasmus a 63 anni nei giorni tristi della Spagna. La Lettura 3 Aprile 2016), raccontava l’esperienza di una veterinaria sessantatreenne che andando in pensione si era impegnata a laurearsi per la seconda volta, in psicologia,  e addirittura a intraprendere una trasferta in Spagna per l’Erasmus! Davvero brava!

Io non sono stato altrettanto bravo, ma ricordo con piacere l’epoca della mia seconda laurea in psicologia (ndr prima in Medicina 1980, seconda in Psicologia 2003) quando condivisi l’esperienza con altri “vecchi”. Frequentavamo lezioni in San Niccolò e alla Torretta, eravamo un gruppetto costituito da me prossimo ai cinquant’anni, da un biologo più o meno della mia età, da un’insegnante ligure, da un ventottenne (che pareva vecchio agli studenti ordinari, ma a noi giovanissimo), da un sacerdote che però fece parte per poco tempo del sodalizio essendo più avanti negli studi. Ad esempio “Passaggio o non passaggio“, una frase che diventò molto più di una frase!

La frase “Passaggio o non passaggio” altro non è che quanto il mio amico Marcello pronunciò in forma interrogativa, o meglio di chiarimento,  prima di darmi una risposta ad una domanda che gli avevo posto. In estrema sintesi descrivo la situazione. Vado a sostenere un esame, uno tra gli ultimi per ottenere la sopracitata seconda laurea; riconosco che la performance non fu tra le migliori, ma in tutta sincerità, credo che una sorta di  pregiudizio verso lo studente attempato abbia condizionato il setting. Morale della favola mi propongono un voto basso, ma neanche bassissimo, un ventiquattro. Chiedo e ottengo di tenermi il voto fermo per un po’ prima di accettarlo o rifiutarlo. Telefono a Marcello, gli espongo il tutto e lui di rimando: “Ai miei tempi i voti andavano da diciotto a trenta, e, adesso,ventiquattro è passaggio o non passaggio?“. Chiara la mia risposta a Marcello e chiaro il mio rientro nei locali dell’esame e quanto dissi agli esaminatori: “Lo prendo!”

Continua

One thought on “Pensieri fugaci in tempo di quarantena

  1. RIMANGO IN CASA O NON RIMANGO IN CASA
    Credo che M.C., se avesse vissuto la situazione attuale, avrebbe detto qualcosa del genere:
    “Non ho alcun dubbio. Esistono solo 3 possibilità: rimanere in casa; scendere alla latteria all’angolo e tornare indietro; proiettarsi verso la linea dell’infinito fino ad arrivare a 2000 anni luce da qui….”

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