Nuovo anno 2016 e “cose normali”

Scantavoletta

“Caminante no hay camino, se hace camino al andar…” (Antonio Machado, Cantares)

Nuovo anno, anno 2016 d.C.
Nuovo anno e nuovi propositi. Ci si guarda indietro, inevitabilmente, per analizzare i precedenti propositi dei precedenti anni, per fare poi una sintesi e una nuova proposta a se stessi. “A cose normali” come diceva spesso un mio amico, col passar del tempo si diventa più saggi; penso che molti di noi, fortunatamente, rientrino in quella dinamica di progressione biologica e psichica definibile appunto “a cose normali” (fr. Normalement; ingl. Normally).
Nello scorso anno appena finito, anno di mutamenti tangibili e non, visibili e non (e quelli non visibili son spesso i più importanti) credo, o almeno spero, di aver fatto qualcosa di buono. Mi riconosco il pregio di aver messo in pratica un precetto che mi hanno a suo tempo insegnato (prevalentemente dal ramo paterno), che ho sempre condiviso, ma che solo negli ultimi tempi ho tradotto in comportamento attivamente consapevole: valutare con prudenza astenendosi da facili giudizi persone, esperienze, accadimenti situazioni.
Quanto di positivo ci hanno dato deve esser messo in cassaforte; quando tali persone, esperienze, accadimenti situazioni ci si ritornano in mente sforziamoci di ricordare solo il “buono”.
Se poi di tali persone, esperienze, accadimenti situazioni ci troviamo a parlare con chicchessia impegniamoci a ricordare (noi) e far conoscere (a chi ci ascolta) anche stavolta il “buono”.
Dobbiamo risolvere, o almeno cercare di farlo, ogni criticità relazionale quale che sia l’ambiente d’origine. In particolare dobbiamo “aiutare” (e forse le virgolette sono anche di troppo) proprio chi le relazioni critiche le ha volontariamente e colpevolmente generate e, talora, usate come strumento di gestione, ma di fatto come strumento di discriminazione e/o destabilizzazione (divide et impera).
Fin qui ho parlato in definitiva di patologia dell’organizzazione (anche se il tema iniziale era Nuovo anno 2016 e “a cose normali”, ma si sa come si parte, meno come si procede, meno ancora come si arriva!), ma per proporre una visione positiva, teniamo presenti due elementi: il “Flex point” e la metafora “Rana nell’acqua bollente”! Saper cogliere il cambiamento e relativo cambio di rotta. Poi, e qui viene la metafora della rana, occhio ai cambiamenti lenti e graduali, si rischia di non saper reagire come a quelli improvvisi!
E il cambiamento di rotta talora è improvviso e inaspettato; il caso di quando prendendo parte a una discussione, ci viene il lampo di genio, diciamo una cosa straordinaria, diamo una svolta significativa e ci avviamo a riscuotere l’approvazione, il consenso l’applauso. Può tuttavia capitare il contrario, ovvero di fare gaffe, di dire cose inopportune, con il risultato di maledirci e chiederci perché non abbiamo taciuto!
Diversa l’esperienza – quasi tutti l’hanno provata – di cogliere, durante lo svolgimento di un esame (universitario, ma anche di altro tipo) il momento in cui si sa di avercela fatta, l’ansia cala, da quel momento non è più questione di risultato, ma solo di voto! Anche questo è un flex-point!

tratto7a

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