Il “Libro Rosso” di Jung. Fascino e misteri.

 

 

 Il “Libro Rosso” di Carl Gustav Jung.
Fascino e misteri
 

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Prima di iniziare la trattazione saranno utili alcune premesse. Si tratta di qualcosa su un’opera importante: non un riassunto, nessuna pretesa di interpretazione; provvisoriamente direi un appunto attento su un’opera molto complessa, il Libro Rosso. Dunque il Liber Novus (questo  il nome originale) ovvero il Libro Rosso di Carl Gustav Jung.

Ho riflettuto  molto circa l’opportunità di stilare queste righe e come eventualmente farlo. Per più ragioni. Prima fra tutte senza retorica, una sorta di timore reverenziale, di fronte ad un’opera unica, un’opera che Carl Gustav Jung stesso ha a suo tempo condiviso solo con un numero ristrettissimo di collaboratori (tra i quali Aniela Jaffé e Toni Wolff) e che espressamente, a significare il valore molto personale, intimo, ha voluto che non fosse compresa nelle opere complete (si veda il paragrafo “Riflessioni sulla pubblicazione” nella parte che precede il testo del Libro Rosso). Ciò mi ha suggerito di inserire le parole fascino e misteri nel titolo.  Aspetto importante nell’affrontare  un tema  come il presente è di non lasciarsi andare a frettolose e troppo facili spiegazioni e men che mai interpretazioni; a tale proposito è stata scelta una linea di estrema prudenza sia rispetto a considerazioni personali proprie, sia rispetto alla ricerca attenta delle fonti di documentazione sull’argomento. Si sa che la storia è fatta di avvenimenti, luoghi, date, persone. A volte, pur in buona fede,  forse si sottovaluta  che anche una semplice raccolta di dati, se correttamente riferita e ben presentata, può essere quanto meno un buon punto di partenza, uno “starting point”. Scrivere per conoscere, raccontare e, forse soprattutto,  per meditare, pensare, riflettere. Sarà buona abitudine rileggere successivamente quanto scritto, spesso ed attentamente. In aggiunta a ciò sarà tenuto presente, in un secondo momento,  il possibile inserimento di disegni, tabelle, elenchi, e schemi in ausilio alla lettura. Auspicabili poi l’inserimento di note, come poi scrivere a parte altri articoli su specifici capitoli, personaggi,  eventi reperiti nel Libro Rosso. Certamente non mancheranno occasioni.

Il Libro Rosso è un’opera unica che, semplificando molto (e semplificare questa materia è quasi impossibile, oltre ad aver poco senso) è la testimonianza di una esperienza personale di Carl Gustav Jung durata a lungo, oltre quindici anni, l’esperienza dell’immaginazione attiva, uno dei fondamenti della psicologia analitica, che è il confronto, dopo aver stabilito il contatto, con la parte intima nostra più nascosta e misteriosa. Misteriosa anche a se stessi. Un’interpretazione, una lettura delle proprie fantasie, giovandosi dei ricordi personali e dei miti provenienti da tempi lontanissimi. Sono possibili varie chiavi di lettura: aspetti  biografici, opera letteraria,  tematica religiosa; e certamente altri ancora; notevole anche l’elemento artistico costituito dalle belle immagini.
Nota. Riuscire a cogliere l’atmosfera di un evento, di un luogo, di un periodo è una delle esperienze più alte che la lettura ci può offrire. Esperienza che implicitamente presuppone un rapporto particolarmente stretto tra  il testo e il suo fruitore. Potremmo forse descrivere tale esperienza come “vivere la lettura”. In questo contesto verrebbe da dire  “lettura attiva”! Si potrebbe far notare che tale rapporto  tra lettore e testo dovrebbe essere la normalità e non l’eccezionalità, ed è vero, ma con “lettura attiva” si vuole in qualche modo introdurre un concetto di “più e oltre”, di prossimità e di una profonda immersione con il tema.  

Un libro che è anche molto più di un libro, notevole, unico, ma anche un libro “ritrovato”. Un libro che dal momento che è stato reso disponibile è stato molto apprezzato, molto letto, e, forse soprattutto, molto studiato;  un testo su cui molto verosimilmente c’è e ci sarà ancora molto da scoprire. Jung si dedicò a lungo alla stesura dell’opera, sostanzialmente dal 1913 al 1930, con l’aggiunta di un breve epilogo, molto più tardi, nel 1959. Molto di quanto presente nel Libro Primo o Liber Primus, è relativo al periodo Novembre-Dicembre 1913 (si veda anche il capitolo 6 di “Ricordi sogni e riflessioni”). L’esistenza del Libro Rosso era nota almeno dal 1961 (ma pochissime persone – una di esse Aniela Jaffè –  ne avevano accesso accesso), la pubblicazione e quindi la conseguente messa in disponibilità in larga scala è ben più recentemente (2009 – in Italia 2010 – praticamente a quasi  cinquanta anni dalla scomparsa di Carl Gustav Jung avvenuta il 6 Giugno 1961). Prima di allora solo in una mostra fotografica del 1975, in occasione del centenario della nascita di Carl Gustav Jung,  a Zurigo furono rese disponibili ad un largo pubblico nove tavole illustrate del Libro Rosso. Il Libro rosso di cui oggi possiamo apprezzare  testo e illustrazioni è stato curato da Sonu Shamdasani, illustre studioso, profondo conoscitore dell’opera di Jung; numerose, oltre mille, sono le note di Shamdasani, grande ausilio alla talvolta non semplice lettura. Oltre al volume calligrafico di Jung, Sonu Shamdasani ha consultato ed esaminato  varie risorse, come, naturalmente, i Libri neri (indicati nelle note come LN)  ed alcune minute, manoscritti originali di  Carl Gustav Jung,  testi dattiloscritti  da persone di fiducia dell’entourage e poi corrette dallo stesso Jung. La descrizione dettagliata di queste fonti è reperibile nella nota editoriale (uno dei capitoli introduttivi all’opera)  presente naturalmente sia nell’edizione studio più contenuta di dimensioni, che in quella integrale. Questo aspetto sarà oggetto di approfondimento, sia per descrivere meglio queste fonti, e anche per  meglio cogliere, come già ricordato, la complessità dell’opera. Una modalità di attenta lettura e un piano di studio sono elementi necessari per accostarsi ad un testo come questo. Illuminanti le parole di Ulrich Hoerni:

In un primo tempo Jung annotò le sue fantasie nei Libri neri, quindi le rielaborò aggiungendovi una serie di riflessioni e le trascrisse in scrittura calligrafica, corredandole di illustrazioni, in un volume rilegato in pelle rossa recante il titolo Liber novus“. (Prefazione all’edizione studio, di Ulrich Hoerni, p. XI, in: Jung Carl Gustav: Il libro Rosso. Liber Novus. Edizione studio, Bollati Boringhieri, 2010)

È dunque il racconto, la descrizione,  lo studio di immagini mentali in stato vigile, a cui segue regolarmente un puntuale commento. È un’esperienza  immensa di conoscenza di sè, ma anche lo studio di possibili applicazioni  in ambito psicologico. Le immagini interiori di Carl Gustav Jung si accavallano, si avvicendano, si sviluppano lungo  le pagine del libro che è corredato di dettagliatissime immagini (queste reali, non interiori!) dipinte dallo stesso Carl Gustav Jung, che è stato anche un grande artista e appassionato e conoscitore d’arte (a tal proposito si veda: Foundation of the work of C. G. Jung: L’arte di C.G. Jung. Bollati Boringhieri, 2019).

Le esposizioni del Liber novus stesso in importanti istituzioni artistiche negli Stati Uniti e in Europa, culminate nell’esposizione del 2013 alla Biennale di Venezia, in cui è stato presentato come opera centrale, ha attirato l’attenzione di ambienti ben lontani dai circoli che avevano già familiarità con la vita e le opere junghiane.” (Foundation of the work of C. G. Jung (A cura di): L’arte di C.G. Jung. Bollati Boringhieri, 2019, Pos. 133, ed. Ebook).

L’esposizione di  opere artistiche di Carl Gustav Jung alla Biennale di Venezia (2013) ebbe una grande risonanza ed ha certamente contribuito a far conoscere Carl Gustav Jung ad un pubblico ben più vasto di quello legato tradizionalmente al mondo della psicologia e psichiatria.

Nel 1925 Carl Gustav Jung descrisse il metodo dell’immaginazione attiva nel corso di seminari tenuti presso il Club Psicologico di Zurigo (Si veda “Prefazione al Libro Rosso” nell’edizione studio, pag. XI. Si veda inoltre il riferimento agli appunti del seminario del 1925 citato in bibliografia).
Sulla della tecnica dell’immaginazione attiva, descritta originariamente da Jung nel saggio “La funzione trascendente” titolo originale «Die Transzendente Funktion» (1916-58), esistono molte citazioni. A titolo assolutamente esemplificativo e inevitabilmente parziale eccone alcune di seguito. Si veda ad esempio: pag. 320 (in “Lettere, Volume 1”); p. 184 (in “Lettere, Volume 3”); pagg. 22, 68, 69, 111, 398 (in “Lettere, Volume 2”); pagg. 302-303 (in “Jung parla”); pagg. 45, 308, 309, 401 (in “Jung e la creazione della psicologia moderna” di Sonu Shamdasani); pagg.  70, 101-102, 125, 132, 138, 161, 165, 169, 177, 221 (in “Jung e la cultura del XX secolo”); pagg. 93, 106 (In “Jung La Costruzione di una psicologia” di Peter Homans); pagg. 12, 14-15, 19, 27, 39, 41, 49, 241-42, 256 in   “L’arte di C.G. Jung” curato da Foundation of the work of C. G. Jung . Sarà assai importante cercare notizie inerenti il Libro Rosso, comparse in periodo anteriore alla sua  disponibilità presso il vasto pubblico. 

Un’interessante citazione di Ulrich Hoerni:

Se poi essa permetterà ai lettori di trarre da questo incontro con il Libro rosso maggior frutto per il loro personale sviluppo, si può star certi che una tale eventualità corrisponderebbe agli auspici di Jung“. (Ulrich Hoerni, Luglio 2012, Libro Rosso, dalla Prefazione all’Edizione Studio)

L’opera originale  si sviluppa  su due diversi piani espositivi; il piano calligrafico scritto propriamente detto, e il piano iconografico delle illustrazioni disegnate o meglio dipinte da Jung (di molte illustrazioni complesse esistono anche bozzetti e disegni preliminari; si veda ad esempio “L’arte di C.G. Jung” in bibliografia, in particolare il capitolo “Materia e metodo nel Libro Rosso. Un primo bilancio della ricerca” di Jill Mellick).  Naturalmente i due piani sono strettamente correlati.  In alcune pagine del libro a complemento della figura dipinta, Carl Gustav Jung ha unito titolo e nota di commento; di tali circostanze verrà segnalato più avanti dove sono brevemente tratteggiate note relative ai singoli capitoli.  E’ quindi importante lo studio non solo del testo, ma anche delle illustrazioni e di quanto in esse rappresentato. E’ probabile che accanto a quanto fin qui già svelato, ci sia  ancora molto da scoprire; del resto è la frequente storia naturale di opere come questa.  Non è escluso che simbologie e messaggi contenuti all’interno di immagini, specie quelle molto ricche di dettagli, non siano state ancora totalmente decifrate e del tutto comprese. In ogni capitolo (con poche, rare eccezioni), dopo la descrizione dell’immagine, della fantasia, segue una parte di commento dell’Autore indicata con il numero due entro parentesi quadra: [2], descritta anche come «Secondo strato».

Dal momento della messa in disponibilità ad un vasto pubblico (2009; 2010 in Italia), il Libro Rosso ha riscosso grande interesse ed è stato oggetto di studio, approfondimento, dibattito. La possibilità di accedere al Libro Rosso ha nel contempo contribuito anche a favorire lo studio di altre opere junghiane. A partire dal momento della pubblicazione, si sono susseguite molte presentazioni dell’opera in ogni parte del mondo (esistono già traduzioni dell’opera in varie lingue), molti articoli di riviste, ed anche libri dedicati (guide, commenti, sunti, approfondimenti),  sono stati  scritti e pubblicati sull’argomento. Recentemente sono usciti anche vari eBook  Il Libro rosso è stato ed è tuttora altresì  argomento di numerosi incontri, dibattiti, congressi, convegni e seminari; sono descritte esperienze di gruppi di lettura. Verso il Libro Rosso è ben presente anche l’attenzione dei social network e, più in generale, di varie risorse della. rete. Ove sia possibile reperire resoconti o interi atti congressuali, ne sarà data qui comunicazione e inserimento in bibliografia. Del resto organizzare un qualche evento, magari un seminario o altra iniziativa (in presenza o, come recentemente usa sempre più spesso, anche a distanza on line) in tema è anche intenzione di chi scrive. Utile all’uopo approntare schemi e tabelle da inserire nel testo.

Nota a proposito di una ricorrenza. Va ricordato l’anno 2021, ovvero il sessantesimo anniversario della scomparsa di Jung, anno in cui sono state promosse e svolte iniziative sulla sua figura e la sua opera. Quando reperite, tali  occasioni dedicate al Libro Rosso. sono state segnalate, così come verrà data menzione di ulteriori iniziative future. 

Ecco alcune citazioni dello stesso Carl Gustav Jung a proposito del Libro Rosso; a pagina 231 dei Ricordi una testimonianza:

“Scrissi queste fantasie dapprima nel «Libro nero», più tardi le trascrissi nel «Libro rosso», che ornai anche di disegni. Contiene la maggior parte dei miei mandala. Nel «Libro rosso» ho tentato un’elaborazione estetica delle mie fantasie, ma non l’ho mai portato a termine.”

Ancora, a pagina 231, in una nota a pie’ di pagina, Aniela Jaffè (che fu stretta collaboratrice di Carl Gustav Jung e curatrice dei Ricordi) scrive in modo assai chiaro e sintetico:

«Il “Libro nero” consiste di sei piccoli Volumi rilegati in pelle nera. Il “Libro rosso” è un volume in folio. rilegato in pelle rossa; contiene le stesse fantasie espresse in linguaggio e stile elaborati, e scritte in, scrittura  calligrafica-gotica,  alla maniera  dei manoscritti medievali.‘[N.d.AJ.]»

Nell’Ottobre 1957 Jung consegnò ad Aniela Jaffé i Libri Neri per documentazione e informazione (v. Jaffé Aniela: In dialogo con Carl Gustav Jung. Bollati Boringhieri, 2023.p. 279)

e  ancora in Ricordi sogni e riflessioni, a pag. 232:
“L’elaborazione estetica tentata nel «Libro rosso» fu comunque un passo necessario, anche se presto non ebbi più la pazienza di proseguire; grazie ad essa giunsi a capire la responsabilità morale che avevo verso le immagini che mi avevano influenzato così decisamente.”

Sarà interessante ricercare e trovare altri riferimenti al Libro Rosso relativi al periodo in cui la sua esistenza era nota a pochi. A tale proposito sarà utile una ricerca nelle Lettere (ad esempio alle voci “Immaginazione attiva”, “Filemone”, “Bauci”, oltre ovviamente “Libri neri”, “Libro rosso” e “Liber Novus”),  in particolare tra la corrispondenza riferibile al periodo  di scrittura del Libro Rosso; con attenzione a quelle i cui destinatari sono coloro che hanno contribuito alla trascrizione delle minute. Utile cercare anche nei testi di quegli Autori che hanno scritto e pubblicato le molte biografie di Carl Gustav Jung.

A tal proposito nel bellissimo testo di Laurens Van der Post del 1976 (che meriterebbe una trattazione a parte, che verrà scritta appena possibile) nelle sue pagine possiamo reperire l’auspicio di una futura pubblicazione dell’opera. La cosa si realizzerà una trentina di anni dopo:

Ci si augura che il Libro Rosso venga pubblicato in stampa anastatica… […] Quando lo vidi per la prima volta fui trafitto dalla sua bellezza. Aveva qualcosa di numinoso…” (van der Post Laurens: Jung e la storia del nostro tempo, Mimesis. 2019, p. 213 – Prima ediz. orig., Jung And The Story Of Our Time, 1976). Nello stesso testo (pag. 288) Van der Post si riferisce a pitture murali eseguite da Jung nella casa di Bollingen “Le pareti delle camere sono tutte rivestite di immense e assorte personificazioni alate di prototipi abbozzati nel Libro Rosso, ma qui riprodotte con solennità definitiva“.

Riguardo alla figura di Laurens Van der Post e al suo personale rapporto con Jung è in preparazione un articolo che appena pronto  sarà inserito in questo blog.

Il Libro Rosso è opera davvero unica; un lavoro completamente realizzato da Carl Gustav Jung. Notevole è il fascino della scrittura  vergata con i caratteri e i canoni dei manoscritti medioevali, unita alle bellissime immagini anch’esse dipinte dallo stesso Carl Gustav Jung. Sulle immagini ci sarebbe da dire davvero molto (illuminante il bellissimo libro “L’arte di C.G. Jung”, vedi bibliografia); oltre che ben eseguite tecnicamente  sono ricche di personaggi, di simboli, di dettagli, di decorazioni a costituire un insieme estremamente suggestivo e, come già detto, probabilmente non ancora completamente scoperto. Si veda ad esempio “L’arte medievale come fonte di ispirazione per la pittura simbolica di Jung” in  “L’arte di C.G. Jung”, pag. 38.

Laurens Van der Post (1906-1996) è stato certamente una figura molto importante; scrittore, esploratore, ha conosciuto molto bene Carl Gustav Jung. L’Africa, dove Jung si recò per uno dei suoi viaggi di studio e dove Van der Post visse, fu ad un tempo una comune passione e di fatto uno degli elementi che li legò.  Fondamentale dunque la lettura del libro di Van der Post: “Jung e la storia del nostro tempo“. Di Van der Post pertanto non mancherà certo occasione di riparlare.

Da un testo di Aldo Carotenuto:

La capacità di Jung di esercitare una certa influenza sul mondo artistico del Novecento  […] …la tentazione di essere anche lui artista, tentazione che forse non poco ha a che vedere con le ragioni della sua condanna dell’arte contemporanea. A ridosso di questa tentazione, che si esplicita nella redazione dell’ancora inedito Libro Rosso… ” (Carotenuto A.: Jung e la cultura del XX secolo, 2000, pagina 107)

Il Libro Rosso, nell’edizione italiana, in grosso formato, ovvero delle stesse dimensioni originali del volume calligrafico, si presenta  composto da tre parti:
– (1) Una prima parte (pagine numerate da I a XII) contenente alcuni testi introduttivi: Prefazione (di Ulrich Hoerni), Ringraziamenti (di Sonu Shamdasani) e Legenda (accurato elenco delle sigle ed abbreviazioni, indispensabile per la lettura); Il «Libro rosso» di C. G. Jung (di Sonu Shamdasani); Nota editoriale (di Sonu Shamdasani);  Nota alla traduzione (di  Maria Anna Massimello e Giulio Schiavoni). Nell’edizione studio compaiono in più due paragrafi: Prefazione all’edizione studio (di Ulrich Hoerni) e Nota all’edizione studio (di Sonu Shamdasani)

– (2) Una seconda parte rappresentata dalla riproduzione completa dell’originale calligrafico, in dimensioni originali, scritto e illustrato da Carl Gustav Jung. Questa parte non compare nell’edizione studio ridotta anche di dimensioni, dove tuttavia sono presenti alcune immagini significative tratte dall’originale  e,  vi sono costanti e precisi riferimenti alla posizione nel testo del libro calligrafico di tutte le figure, delle lettere  iniziali  disegnate,  di altre caratteristiche grafiche, tali da consentire una soddisfacente lettura.

– (3) Una terza parte che inizia a pagina 193 (nell’edizione integrale di grosso formato) in cui compare il testo in italiano con note. Nell’edizione studio la terza parte, mancando la parte di riproduzione dell’originale calligrafico, è in realtà la seconda, comincia a pagina 1 (le precedenti pagine hanno numeri romani).

Alcune precisazioni a proposito delle diverse numerazioni delle pagine. La numerazione delle pagine originale vergata da Jung nel volume calligrafico è diversa nei due volumi;  nel Liber Primus composto da undici capitoli  la numerazione è rappresentata dall’indicazione da fol. I a fol VII; inoltre le due facciate di ogni foglio sono indicate con “r.” per recto e “v.” per verso (richiamandosi alla numerazione dei manoscritti del medioevali). Il Liber Secundus composto di 21 capitoli invece ha la numerazione tradizionale da pag. 1 a pag. 189 (sulla numerazione tuttavia ci sarà da dire ancora). E’ stato già accennato che accanto alla edizione nel formato del manoscritto  originale (contenente la riproduzione integrale dell’originale di Carl Gustav Jung) esiste un’edizione studio di formato ridotto dove è riportato integralmente il testo come nella edizione di grosso formato, ma non è riprodotto il testo originale calligrafico  integrale di Jung). Ovviamente il numero di pagina inserito dall’editore è diverso nelle due edizioni, pertanto è opportuno che quando si cita qualsivoglia cosa, si precisi a quale edizione ci si riferisca. Sempre meglio ovviamente riferirsi alla numerazione originale delle pagine vergata da Jung, comunque indicata in entrambe le edizioni a lato del testo; i salti di pagina sono indicati da una barra diagonale rossa. Ciò è raccomandabile per la citazione dei testi introduttivi. Per quanto riguarda il testo del Liber Novus   o Libro Rosso meglio sarebbe usare la numerazione suddetta originale di Jung.

imageIl Libro Rosso quale che sia la chiave di lettura adottata è sempre  “qualcosa di più di una lettura”. Oltre alla lettura “tradizionale” che poi è  anche cronologica, si può all’interno del testo navigare attraverso i personaggi, i messaggi, i simboli, i significati.
Il testo ha una costruzione tutto sommato regolare, lineare; viene prima descritta un’immagine e subito dopo il commento di Jung, rendendo la lettura ad un tempo più esplicativa, ma anche e soprattutto più affascinante.
Difficile davvero parlare di questo libro pur incontrando sempre nuovi stimoli  che meritano e meriteranno una ulteriore lettura e ancora altra rilettura prima di passare alla fase della riflessione e dell’elaborazione.

Credo che per accostarsi ad una lettura così impegnativa si debba studiare la genesi dell’opera, la sua struttura, la forma, i contenuti, la simbologia, i personaggi incontrati o rammentati, i luoghi descritti e quant’altro. I capitolo introduttivi sono assai utili. Complesso e assai articolato il racconto. Dallo scontro tra spirito del profondo e lo spirito di questo tempo, che viene presentato all’inizio dell’opera, al confronto tra l’Io e l’Anima,  a quello con la scienza, con la religione, con l’esistenza.

Scorrendo le pagine del libro si incontrano molti personaggi, alcuni incidentalmente citati, altri protagonisti delle scene immaginate. Sono personaggi della storia, della mitologia, o, a volte, semplicemente della vita quotidiana. La figura di Gesù Cristo ricorre moltissime volte, come pure il nome di Maria. Giuseppe padre putativo di Gesù è citato nel paragrafo 6 del Cpitolo “Il Mago”. Filemone di Frigia e sua moglie Bauci (entrambi presenti e protagonisti di un episodio delle Metamorfosi di Ovidio) presenti e citati molte volte. Nel paragrafo 15 delle Prove, Simon Mago e Elena prendono le sembianze di Filemone e Bauci. Nel capitolo Nox Tertia, a p. 301 del volume originale è citato il primo uomo Adamo. Sigfrido, eroe della tradizione mitica ed epica germanica (nel Liber Primus, Cap. VII, L’assassinio dell’eroe). Il profeta Isaia, e l’Evangelista Giovanni, il profeta Geremia (due citazioni all’inizio del Liber secundus). Nella seconda parte del capitolo “Scissione dello spirito” è citato Giuda e il suo tradimento (pag. 47 edizione studio). Il profeta Elia (prima metà del secolo IX a.C.). Salomé (Figlia di Erode Filippo e di Erodiade). E altri ancora da ricordare. Izdubar (Gilgamesh, descritto come per due terzi dio e per un terzo uomo). Prometeo (“Il predefinire – o il prepensare – è il Prometeo“, pag. 67 edizione studio), Parsifal, Klingsor, Amfortas, e Kundry  (personaggi del Parsifal di Wagner). Hap, uno dei quattro figli di Horus. La prima donna Eva, che appare nel riflesso di una pietra trasparente assieme all’albero e al serpente; Ulisse (citato come Odisseo), nel capitolo 9 Incontro, in mare con i compagni . L’anacoreta (che verrà successivamente identificato con Ammonio. Filone l’Ebreo (citato nel capitolo 4 del libro secondo da Ammonio). Helios, il dio del sole su un carro trainato da quattro cavalli bianchi (descritto come comparso in sogno, nel cap. V L’anacoreta Dies 2). Ancora un gruppo di figure della mitologia: i Cabiri (specialmente nel paragrafo 3 del libro secondo “Il Mago). Mime, Nibelungo, fratello di Alberico  (nel capitolo XI Soluzione). San Cristoforo (nel capitolo del Liber Secundus intitolato “Secondo giorno”). Il profeta biblico Ezechiele (nel capitolo 15 del Libro Secondo “Nox Secunda”)Tommaso da Kempis, autore de “L’Imitazione di Cristo”. Anche  Friedrich Nietzsche citato (nei capitoli 14 e 16 del Libro Secondo). Compaiono, con ruoli significativi nella trattazione, personaggi della vita quotidiana come  una cuocaun bibliotecario,  uno psichiatra, un visionario, un umile (indicato proprio come “Uno degli umili”, descritto come uomo dimesso, con un occhio solo e il volto segnato da cicatrici), un impiccato parricida e uxoricida, ed altri ancora. Negli appunti (MC, pp. 103-19) sono citati Buddha (presente anche in altri capitoli) e la dea Kali. Pollicino citato dai Cabiri rivolti a Io nel capitolo “Il Mago” (a p. 322 dell’ed. integrale). Fileto, personaggio biblico (anche questo personaggio è citato nel capitolo “I resti di antichi templi”). Tristano e Isotta citati in un colloquio tra Io e anima nel capitolo “Il Mago”, pag 318 edizione integrale. Tralasciamo, per il momento, la segnalazione di eventuali personaggi che possono essere presenti solo nelle illustrazioni e non nel testo. Da aggiungere infine che vi sono personaggi che appaiono citati nei Libri Neri, ma non nel Libro Rosso, come si deduce dalle numerose note al testo: ma questa è davvero un tema che meriterebbe una trattazione a parte.

Molti sono anche i luoghi citati, alcune volte riferiti a fatti reali, talora a fatti immaginati; tra i tanti, che meglio saranno descritti più avanti, Gerusalemme, Alessandria d’Egitto, e anche il porto della bella città italiana, Napoli (nel capitolo “I resti di antichi templi”, dove alcune righe prima è citata la nostra nazione: “Come trasognato salii su una delle grandi navi che vanno in Italia“; Napoli è citata due volte anche in RSR a proposito del discorso che fa una paziente di nome Babette (pag. 165), e di una traversata in nave da Genova a Napoli (pag 342).  Non è immaginata, ma naturalmente citata, Kusnacht (Zurigo) che compare all’inizio del Libro Primo, in lingua latina: “Manu propria scriptum a C. G. Jung anno Domini MCMXV in domu sua Kusnach Turicense” (Scritto di proprio pugno da C. G. Jung nella sua casa di Kusnacht (Zurigo) nell’anno del Signore 1915). il Mare del Nord, le Alpi, l’Inghilterra, la Russia, sono citati ne “La via di quel che ha da venire” per descrivere i confini, o per meglio dire l’estensione,  di un’alluvione apparsa in una visione. Nel capitolo XV del libro secondo è citata Gerusalemme. Alessandria è citata dall’Anacoreta nel capitolo 4  e nel capitolo 7 del libro secondo. In appendice. Non mancano poi riferimenti geografici in alcune immagini, e di questo verrà trattato in un momento successivo. Il fiume Nilo è citato nel capitolo dell’Anacoreta e anche nel capitolo “I resti di antichi templi”.

Sono citati anche libri importanti come La Sacra Bibbia e i Vangeli (Citati nel Prologo del Libro Primo: Isaia 53,4-11; Giovanni 1,1-14;  Isaia, 35, 1-8. Citato nel Prologo del Libro Secondo: Geremia 23:16-26). Citato “L’Imitazione di Cristo” di Tommaso da Kempis. “Così parlò Zarathustra” di Friedrich Nietzsche [“…Nietzsche, per esempio, ha scritto più di un autentico libro di devozione; per non parlare poi del Faust…” (pag, 210 edizione studio)]. Ancora sono citati gli Acta Santorum, precisamente dall’Umile mentre colloquia con Io (pag. 265 ed. integrale)

Numerose sono le figure simboliche che si incontrano: serpente, colomba, pesce, albero, sole, deserto, coppie di opposti, e molte altre ancora. In realtà la simbologia accompagna tutta l’opera, rappresentandone anche una possibile chiave di lettura.

Molto schematicamente il Liber Novus è composto da tre parti: Liber primus, il Liber secundus, le Prove.

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Il Liber novus o Red Book o Libro Rosso, si compone di due parti:
Liber primus (La via di quel che ha da venire) e Liber secundus (Le immagini dell’errante), a cui si aggiunge un Liber tertius (Prove). In tutto sono 55 sezioni. Ancora va aggiunto l’Epilogo e un’appendice entro cui sono inseriti Mandala, Commenti e Sulla cosmologia dei Septem Sermones ad mortuos.

 

Liber primus (La via di quel che ha da venire). 12 sezioni; più precisamente un prologo e undici capitoli.

Entro le parentesi quadre con puntini di sospensione prima e dopo sono riportate frasi originali del testo, mentre le note dello scrivente sono accompagnate dalla sigla NDR.

Prologo. La via di quel che ha da venire (Der Weg des Kommenden). Nel libro calligrafico la lettera iniziale D della scritta “Der Weg des Kommenden” è ampia e incorniciata; dietro di essa un panorama dove si riconoscono cielo, montagne, un centro abitato, uno specchio d’acqua antistante, verosimilmente un lago. Il prologo, nel quale è racchiusa l’idea di tutta l’opera,  inizia con la citazione di scritture due notevoli personaggi: il profeta Isaia e Giovanni Evangelista. Sono tre citazioni dal profeta Isaia, una dal Vangelo di Giovanni, verosimilmente a significare il valore, l’intento, il significato profetico dell’opera. Nel prologo da subito compaiono i concetti di spirito di questo tempo e spirito del profondo, concetti che hanno notevole rilevanza nell’intero testo.  (NDR. Citazioni di scritture a carattere sacro-religioso da parte di Jung  sono reperibili anche in altri testi; ad esempio citazioni di Isaia sono presenti in “Lettere, Volume 2”, alle pagg. 132, 411, 413, 415).  La data di scrittura di questo prologo è indicata dallo stesso Jung scritto in latino: [Manu propria scriptum a C. G. Jung anno Domini MCMXV in domu sua Kusnach Turicense.] [Scritto di proprio pugno da C. G. Jung nella sua casa di Kusnacht (Zurigo) nell’anno del Signore 1915]. Jung introduce i concetti di “Spirito di questo tempo” e “Spirito del profondo“, parla della visione che lo colse nell’ottobre del 1913 mentre era da solo in viaggio: un’alluvione devastante di colossali dimensioni, estesa dall’Inghilterra alla Russia, al Mare del Nord. Ricorda ancora tre sogni fatti tra il Giugno e Luglio 1914. La visione dell’alluvione è descritta anche in RSR (Ricordi, sogni e riflessioni, pag. 217).

Capitolo I. Il ritrovamento dell’anima, indicato nel testo originale manoscritto “Die Wiederfindung der Seele. cap. i“,  dove inizia a “fol. ii “, mentre il numero di pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  231,  14. Ciò che appare come messaggio è che la via verso l’anima passa attraverso l’immagine […Se possediamo l’immagine di una cosa, possediamo la metà di quella cosa. L’immagine del mondo costituisce la metà del mondo…]  Nel libro calligrafico la lettera iniziale del titolo del capitolo, anche in questo caso una D,  è ampia e incorniciata; dietro di essa sono dipinti un uccello bianco in volo, verosimilmente una colomba, assieme a dei fiori rossi. In questo primo capitolo Carl Gustav Jung comincia col descrivere la sua situazione personale nel 1913 (il capitolo è stato scritto nell’ottobre), anno in cui ebbe la visione dell’alluvione, come una situazione di assoluta soddisfazione familiare e professionale. E’ a questo punto che dal profondo nasce in Jung il desiderio, non di altre ulteriori ricchezze e ulteriori successi, bensì quello di entrare in contatto con l’anima. C’è un passaggio: […percepii lo spirito del profondo senza tuttavia comprenderlo…] che rimanda al concetto della progressione di rapporto nei confronti di un fenomeno: la sua scoperta, il contatto, il confronto. (NDR In questo testo le note sulle immagini dipinte agli inizi di capitolo sono da considerare assolutamente generiche; tuttavia è previsto un regolare continuo e progressivo aggiornamento e approfondimento).

Capitolo II Anima e Dio.  Indicato nel testo manoscritto originale “Seele und Gott. cap. ii” dove inizia a “fol. ii”, mentre il numero di pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente  233,  e 18. Nel libro calligrafico la lettera iniziale del titolo del capitolo secondo, è  incorniciata; dietro di essa  un uccello bianco in volo, un serpente strisciante e un albero. [… Io sono servitore di un bambino]. Nella prima parte del capitolo lo spirito del profondo invita  a prendere contatto con l’Anima e ad accettarne  quanto ne consegue. Nella seconda parte del capitolo segue una lunga riflessione su come accostarsi all’anima “come un viandante…”. Mentre lo spirito di questo tempo rappresenta il primato della ragione e fa sentire saggi e maturi, lo spirito del profondo ricorda di essere dei servitori, servitori di un bambino. Identificarsi con Cristo. “Dovete essere lui stesso, non cristiani, ma Cristi, altrimenti non siete pronti per il Dio che verrà” (pag. 24 edizione studio). Tema che nell’opera verrà più volte ripreso e approfondito.

Capitolo III Al servizio dell’anima, indicato nel manoscritto originale “Über den Dienst der Seele. cap. iii“,  e inizia a “fol. ii”, mentre il numero pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  235,  25. Nel libro calligrafico la lettera iniziale del titolo del capitolo terzo, la U di Uber, è  incorniciata; dietro di essa dipinta una casa parzialmente coperta da una distesa verde (forse un muro coperto di edera); dietro la casa, uno specchio d’acqua verosimilmente lacustre, e ancora dietro le montagne e il cielo. In questo terzo capitolo Jung riferisce di come un impulso irrefrenabile, una forza irresistibile, lo costringe a trascrivere nottetempo tutti i suoi sogni che riesca a ricordare (15 novembre 1913). Nella seconda parte del capitolo, ovvero nel “secondo strato”,  riflessioni circa l’accostarsi all’anima. Viene altresì  riferito che si interrompe il contatto con lo spirito del profondo, per poi ristabilirsi nuovamente dopo una settimana. 

Capitolo IV Il deserto – Esperienze nel deserto, indicato nel manoscritto originale “Die Wüste. c. iv” e, più avanti, ma sempre all’interno del capitolo 4 “Erfahrungen in der Wüste“,  e inizia a “fol. iii”, mentre il numero pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  236,  28. Nel libro calligrafico la scritta la lettera iniziale D della scritta “Die Wüste”  ampia e incorniciata, su di essa strisciano dei serpenti; dietro di essa una figura umana a piedi scalzi e con una lunga tunica bianca. Questo capitolo è composto di due paragrafi (Il deserto – Esperienze nel deserto), peraltro ognuno dei due mantiene la consueta divisione in una parte espositiva e una di commento.  […Le parole che oscillano tra non senso e senso superiore sono le più antiche e le più vere…] E’ la notte del 22 novembre 1913 quando l’Anima chiama l’Io e lo invita, o forse lo trascina, in un deserto: il deserto del sé. Nella seconda parte del paragrafo “Esperienze nel deserto” l’esperienza è descritta come avvenuta durante la “venticinquesima notte nel deserto“. Considerazioni sullo spirito di questo tempo e sull’anima infine ritrovata.

Capitolo V Viaggio infernale nel futuro, indicato nel manoscritto originale “Höllenfahrt in die Zukunft. cap. v“,  e inizia a “fol. iii”, mentre il numero pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  237,  34. Nel testo del libro calligrafico  la lettera iniziale H della scritta “Höllenfahrt in die Zukunft”  è  incorniciata, dietro di essa visibili una sorta di festoni a cascata di colore rosso. E’ in questo capitolo che in cui l’Io individua come sia supremo l’equilibrio tra spirito di questo tempo e spirito del profondo, e come sia arcano il mondo dell’anima. Riferendosi ad una visione Carl Gustav Jung ne precisa anche la data: 12 Dicembre 1913 (vedi pagina 39 dell’edizione studio). Nella seconda parte del capitolo riflessioni sul simbolo dell’eroe e sull’uccisione dell’eroe (in definitiva un’anticipazione). Interessante il concetto che sottolinea equilibrio e quindi armonia tra i due spiriti […Lo spirito di questo tempo non è divino, lo spirito del profondo non è divino; divino è l’equilibrio fra i due…] [Allora lo spirito del profondo mi aprì gli occhi e io vidi le cose più intime, il mondo multiforme e mutevole della mia anima]. 

Capitolo VI Scissione dello spirito, indicato nel manoscritto originale “Zerspaltung des Geistes. cap. vi“,  e inizia a “fol. iv”, mentre il numero pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  241,  44. Nel libro calligrafico  la lettera iniziale Z della parola Zerspaltung è inserita in un quadrato; posteriormete alla lettera Z stessa il quadrato è diviso dalla linea trasversale della Z in due parti; la parte sinistra mostra un motivo simile a delle onde di colore blu su sfondo rosso; nella parte destra è  invece presente un motivo on delle frecce parallele l’una all’altra di colore rosso su uno sfondo blu. [Andare all’inferno significa diventare inferno noi stessi!] Lo Spirito del profondo invita a immergersi, calarsi nell’intimo; segue un colloquio con l’Anima, poi un risveglio nel deserto testimonia che si è trattato di una visione con cui si è confrontato con sofferenza; riflessioni sul peccato, sul destino individuale e su quello dei popoli, dell’umanità. 

Capitolo VII L’assassinio dell’eroe, L’assassinio dell’eroe, indicato nel manoscritto originale “Heldenmord. cap. vii“,  e inizia a ” fol. iv “, mentre il numero pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  242,  48. Nel libro calligrafico l’uccisione dell’eroe è già anticipata nel titolo, la cui acca iniziale, anche stavolta è incorniciata e dietro di essa è dipinta una scena funebre con alte candele. Due visioni sono qui descritte. In una prima visione l’Io uccide Sigfrido che viaggia su un cocchio suonando il corno.  [Ah, che Sigfrido, il biondo eroe germanico dagli occhi azzurri, abbia dovuto cadere per mano mia, proprio lui, il più leale e valoroso! (p. 51 edizione studio)] Segue grande turbamento in qualche modo stemperato dalla comparsa e dalle parole dello  spirito del profondo. Profonde riflessioni suscitate dall’evento. Segue una seconda visione; questa volta compare un giardino in cui passeggiano personaggi vestiti di bianco e avvolti da scintillanti aloni di luce multicolori. Profonde riflessioni sul sogno e sul  simbolo dell’eroe. e sul suo significato. 

Sul sogno di Sigfrido vedi anche RSR p.222 “Sei giorni dopo, il 18 dicembre 1913, feci il sogno seguente. Mi trovavo con uno sconosciuto, un giovane di pelle scura, un selvaggio, in un paesaggio solitario di montagne rocciose. […] Allora risuonava per le montagne il corno di Sigfrido, e sapevo che dovevamo ucciderlo. Eravamo armati di carabine, […]Improvvisamente appariva Sigfrido, […] Era su un carro fatto di ossa di morti, e scendeva a velocità pazza giù per il ripido pendìo; non appena svoltava dietro a una curva, gli sparavamo, ed egli cadeva colpito a morte“.

Ancora sul sogno di Sigfrido vedi anche Homans (1982) pag. 79, e Hannah (1980)  pag. 150 

Capitolo VIII Il concepimento del Dio, indicato nel manoscritto originale “Gottes Empfängnis. cap. viii“,  e inizia a “fol. iv”, mentre il numero pagina di inizio di questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  243,  52. Nel libro calligrafico  la lettera iniziale G della scritta “Gottes Empfängnis”  è  incorniciata, molto stilizzata e di colore blu,  dietro di essa visibile una forma quadripartita, probabilmente un mandala. Dopo la morte dell’eroe, Io parla con l’anima, segue l’irruzione dello spirito del profondo che parla all’Io; dopo tale discorso l’Io riflette profondamente e a lungo su quanto dettogli,  sulla vicenda di Cristo, sulla solitudine, sulla rinascita di Dio. 

MISTERO

Sotto il titolo “Mistero” sono raccolti i capitoli IX, X, e XI (Mistero, Insegnamento, Soluzione), che poi sono anche gli ultimi tre capitoli del Liber primus.

Capitolo IX Incontro, indicato nel manoscritto originale “Mysterium
 Begegnung. cap. ix“,  e inizia a “fol. v”, mentre il numero pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  246,  61  Nel libro calligrafico  la parola “Mysterium” è totalmente incorniciata; di seguito, nella riga successiva è incorniciata anche la lettera B, iniziale di Begegnung; si noti che il testo è a due colonne e quanto descritto è nella colonna di sinistra in alto, mentre nella colonna di destra in alto vi è il disegno in cui è rappresentata un scena in cui si riconoscono un uomo con la tunica bianca, un anziano, una donna, una casa con facciata ad archi e dietro di loro della montagne. Si tratta evidentemente dell’Io, Elia e Salomè. [La notte in cui stavo riflettendo sulla natura di Dio, ho percepito un immagine] L’incontro è con Elia, seguito da un serpente nero, e con Salomè, che Elia, qui nell’immagine, presenta come propria figlia. All’interno della casa appaiono anche l’immagine di Eva, dell’albero e del serpente, poi anche Ulisse in mare aperto con i propri compagni. Poi riescono all’aperto e segue un colloquio tra l’Io, Elia e Salomé. Attente e profonde riflessioni sui personaggi incontrati e sul loro significato.

Elia e Salomè sono citati, tra l’altro,  anche in RSR a pag. 224-25 e a pag. 362

Capitolo X Insegnamento, indicato nel manoscritto originale “Belehrung. cap. x“,  e inizia a “fol. vi  “, mentre il numero pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  249,  71. Nel libro calligrafico  la lettera B della parola Belehrung è incorniciata, dietro di essa cinque immagini a forma di lancia, o forse alberi, ancora una striscia verde come un prato e lo sfondo celeste del cielo; in atto una banderella bianca che ricorda la parte superiore di una tenda di un palcoscenico. Un’immagine in cui sono ancora presenti Elia e Salomé; quest’ultima si rivolge all’Io e gli dice di essere sua sorella e che entrambi essere figli di Maria. Sconcerto dell’Io che barcollando verso l’uscita si lascia alle spalle un altare circolare, poi comparsa di un grosso leone, mentre fuori è una fredda notte stellata. Riflessioni sull’immagine presentatasi, sulla figura di Maria, sul desiderio, sul prepensiero, e sulla vita.

Capitolo XI Soluzione, indicato nel manoscritto originale “Lösung. cap. xi“,  dove inizia a “fol. vi”, mentre il numero pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  252,  81.  Nel libro calligrafico  la figura iniziale dipinta è molto deteriorata; la lettera L della parola Lösung si può solo intuire, così come si intravede solo parzialmente una croce di colore rosso e la parte inferiore della persona crocifissa. Riflessioni sull’umanità, sullo spirito del profondo, sul significato e valore simbolico delle immagini. Con questo capitolo si chiude il Liber Primus. […nel profondo portiamo il futuro e il passato (p.89 ed. st)] l’Io scorge Elia su una montagna, una montagna particolare che pare separare, dividere il giorno dalla notte. Un serpente bianco e uno nero  lottano, poi scompaiono il primo nella luce, il secondo nell’oscurità. Inizia un colloquio tra l’Io ed Elia che si trasforma in un essere di piccole dimensioni, Mime. Compare poi Salomè che dice all’Io che proprio lui è Cristo, che infatti si ritrova a braccia spalancate avvolto dalle spire del serpente. 

Liber secundus. Le immagini dell’errante (Die Bilder des Irrenden).
Il Liber secundus comprende 21 capitoli. Il Liber secundus inizia con due passi di Geremia. Nel libro calligrafico  la scritta “Die Bilder des Irrenden” appare disegnata intieramente, ma con particolare modalità; In un quadrato di grosse dimensioni, a sinistra è inserita la D, mentre il resto della scritta, è inserita in un quadrato, a destra, di minori dimensioni.

imageCap. I, Il Rosso, indicato nel manoscritto originale “Der Rote. cap. i” (in realtà sembrerebbe scritto “Rothe”),  e inizia a “pagina numerata 2”, mentre il numero pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  259,  100. Nel libro calligrafico  la lettera D della parola Der è incorniciata, dietro di essa un uomo di spalle che dall’alto di una torre guarda in lontananza (evidentemente l’Io che avvista in lontananza il Rosso, Rosso che in quest’immagine però non compare).[…ogni volta che hai la rara opportunità di parlare col Diavolo non dimenticarti di confrontarti sul serio con lui ] Il Rosso è un cavaliere che l’Io, dall’alto della fortezza, vede avvicinarsi; l’Io ha un colloquio con questo cavaliere rosso, a cui Io formula domande e con il quale stabilisce un colloquio,  altri non è che il Diavolo. Segue lunga riflessione sulla gioia, sulle delusioni, sul Diavolo e sul suo significato.

Cap. II, Il castello nel bosco, indicato nel manoscritto originale “Das Schloss im Walde. cap. ii“,  e inizia a “pagina numerata 5”, mentre il numero pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  261,  107. Nel libro calligrafico  la lettera D della parola Das è incorniciata, dietro di essa l’immagine notturna un castello; sullo sfondo montagne, in cielo splende  la luna.[…hai pronunciato la parola che redime] […per trovare la via occorre a volte tornare indietro sui propri passi…] A proposito della citazione precedente su “per trovare la via…” viene in mente una frase di Gaber: “bisogna ritornare nella strada nella strada per conoscere chi siamo”. Ma tornando al testo, in questo capitolo l’Io giunge al castello e riflette.[…quando sei diventato oggetto di scherno ai tuoi stessi occhi arriverà il bianco uccello-anima…][…e intorno a te succederanno fatti simili a miracoli…]. Nell’incipit “Due notti dopo cammino da solo in un bosco buio e mi accorgo di essermi smarrito“, non si può non cogliere l’assonanza con la Divina Commedia di Dante Alighieri: “Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura, / ché la diritta via era smarrita“. L’Io si smarrisce in una boscaglia fino  a giungere ad un castello ove chiede ospitalità. Il padrone appare come persona erudita; all’interno del castello ci sono molti libri. E’ presente un domestico che assegna all’Io una camera. Io insonne è turbato da una sorta di incubo, e cioè che il vecchio erudito nasconda una figlia segregata. A questo proposito l’Io pensa che ciò potrebbe essere un soggetto per un romanzo. E in effetti la giovane appare, ha un lungo colloquio con Io (dove anch’essa riprende il concetto del romanzo, come derivato dalla fiaba,  chiedendo se davvero essa possa rappresentarne un soggetto), poi scompare dopo aver salutato Io anche da parte di Salomé! Al posto della giovane restano delle rose rosse. Riflessioni su vari aspetti della vita, sul mondo esterno e quello interno e loro accadimenti, sull'”al di qua e l’aldilà”, sul raro e non comune, sulla mascolinità, sull’interiorità ed esteriorità, sull’umiliazione, sulla virtù. 

Nota. In relazione all’accostamento tra Libro Rosso e Divina Commedia, si noti, per inciso, che nell’anno 2021 ricorrono i settecento anni dalla scomparsa di Dante Alighieri e i sessanta anni dalla scomparsa di Carl Gustav Jung

Cap. III, Uno degli umili, indicato nel manoscritto originale “Einer der Niedrigen. cap. iii“,  e inizia a “pagina numerata 8”, mentre il numero pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  265,  119. Nel libro calligrafico  la lettera E della parola Einer è incorniciata e di colore blu, dietro di essa una sorta di mosaico multicolore formato da numerose tessere di colore diverso. L’Io incontra un uomo dall’aspetto poco rassicurante, è malfermo, ha un volto segnato da cicatrici e la barba incolta, ha  un solo occhio. Segue un colloquio dove parlano della condizione umana, della vita in città e di quella in campagna, e anche del cinematografo. Raggiungono una locanda, l’umile viandante racconta che ha perso l’occhio durante una rissa nella quale era stato coinvolto. Dopo essersi coricati ognuno nella propria stanza, Io sente dei rantoli provenienti dalla camera del viandante, si alza preoccupato e va a vedere cosa accade; la preoccupazione era motivata, infatti il viandante ha esalato l’ultimo respiro. Riflessioni sulla condizione umana è la parabola dell’esistenza, sulla consapevolezza della vita, e sulla morte, sia quella esteriore che quella interiore. 

Successivamente seguono due capitoli, quarto e quinto, entrambi intitolati “L’anacoreta”, contrassegnati rispettivamente “Dies I” e “Dies II”.

Cap. IV, L’anacoreta. Dies I, indicato nel manoscritto originale “Der Anachoret.  cap. iv dies i“,  e inizia a “pagina numerata 15 “, mentre il numero pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  267,  127.  Nel libro calligrafico  la lettera D della parola Dies è incorniciata e di colore giallo, dietro di essa uno sfondo blu,  il tutto inscritto in due quadrati marroni e assai finemente decorati più ampi che fanno da cornice; una listellatura blu attornia il quadrato più grande. […Il solitario cerca il sole…] L’Io incontra l’anacoreta Ammonio e inizia un dialogo sul Vangelo di Giovanni; l’anacoreta si richiama a certi passi particolari e chiedendone il parere all’Io. Nella conversazione l’anacoreta cita Filone l’Ebreo. Alla fine l’anacoreta Ammonio offre all’Io un giaciglio per passare la notte. Riflessioni sulla vita del solitario, sulle tenebre e il silenzio del presente e dei millenni.

Cap. V, [L’anacoreta.] Dies II, indicato nel manoscritto originale “cap. v dies ii“,  e inizia a “pagina numerata 22”, mentre il numero pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  270,  138. Nel libro calligrafico  un’immagine molto complessa e dettagliata; in basso una striscia marrone e degli alberi, molto verosimilmente delle palme, in alto un sole stilizzato con raggi che si espandono in tutte le direzioni, due di questi raggi vanno a terminare in due figure circolari alate; nel centro dell’immagine un albero con le proprie radici entro una cornice quasi ellissoidale ai lati di cui due croci su cui sono attorcigliati dei serpenti, e ancora ai lati dell’ellisse, ma più in basso degli scarabei. Al risveglio Io ricorda di aver fatto un sogno; ha sognato Helios, il dio del sole su un carro trainato da quattro cavalli bianchi. Incontro con uno scarabeo. Nuovo colloquio con Ammonio; alla fine Io teme che Ammonio altro non sia che Satana. Ancora riflessioni sul solitario. Dal colloquio piace citare un passaggio, quello dove l’Anacoreta, risponde all’Io che che gli chiede come occupi il proprio tempo e come possa continuare a rileggere quanto già tante volte letto. risponde l’Anacoreta: «Com’è puerile quello che dici! Sai bene che un libro lo si può leggere molte volte… Magari lo conosci quasi a memoria, e tuttavia, se riguardi le righe che ti stanno davanti, certe cose ti appariranno nuove oppure ti verranno pensieri del tutto nuovi, che non avevi avuto prima. Ogni parola può fecondare il tuo spirito. E infine, se hai accantonato il libro per una settimana e torni a riprenderlo dopo che il tuo spirito ha sperimentato varie trasformazioni, avrai molte nuove illuminazioni» (da p. 129 dell’edizione studio).

Leggere più volte un testo importante consente “di trovare sempre qualcosa di nuovo“. Un concetto valido e condivisibile. E vale naturalmente per il Libro Rosso.

Cap. VI, La Morte, indicato nel manoscritto originale “Der Tod. cap. vi“,  e inizia a “pagina numerata 29 “, mentre il numero pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  273,  147.  Nel volume calligrafico, all’inizio del capitolo all’interno di un grosso quadrato un animale, forse un serpente, ma con delle appendici simili a piccoli piedi; al di sotto dell’animale una figura circolare rossa da cui l’animale stesso pare emergere; in alto a sinistra un quadrato più piccolo incornicia la D di Der. L’Io si trova in un luogo freddo di un paese nordico, quando intravede una figura pallida di nero vestita che altri non è che la Morte. Io le si avvicina e appare una visione catastrofica di masse di persone morte che si muovono silenziose mentre l’acqua del fiume si mescola al sangue. Una visione orribile (NDR. Viene qui in mente il passo della Divina Commedia ove Dante scrive: «lo strazio ed il grande scempio che fece l’Arbia colorata in rosso», Inferno, Canto X, versi 85-86). Riflessioni sulla condizione umana, sulla morte e sulla nascita; viene precisata la date, era la seconda notte del 1914, viene altresì precisato che il turbamento provocato dalla visione durò tre notti.

Cap. VII, I resti di antichi templi, indicato nel manoscritto originale con il titolo “Die Reste früherer Tempel cap. vii“,   inizia a “pagina numerata 32 “, mentre il numero pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  275,  152. Nel volume calligrafico, all’inizio del capitolo all’interno di un grosso quadrato un cerchio che appare come una sorta di mosaico composto da mattonelline prevalentemente di colore celeste e nuances di celeste, forse un serpente, all’interno del cerchio presenti due formazioni ovali, una in alto a sinistra del cerchio e l’altra in basso a destra del cerchio; in alto a destra del quadrato principale, un secondo quadrato più piccolo incornicia la lettera U, che in questo caso non è la prima lettera del titolo, bensì la prima lettera del testo. Ricompare il Rosso, molto invecchiato,  e insieme a lui ricompare Ammonio. Segue un colloquio, Ammonio dice di aver nutrito il desiderio di rivedere Alessandria e, imbarcatosi su una nave essere sbarcato in Italia, a Napoli, dove c’era il Rosso ad aspettarlo. Riflessioni sul cambiamento, sul precedente incontro con la morte, sulla solitudine sul viaggio, svolto appunto in solitudine,  verso la propria alba, verso l’Oriente.

Cap. VIII, Primo giorno, indicato nel manoscritto originale “Erster Tag. cap. viii“,  e inizia a “pagina numerata 37 “, mentre il numero pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  277,  161. Nel volume calligrafico, all’inizio del capitolo all’interno di un grosso quadrato la lettera E di Erster. La E è di colore rosso e nella banda verticale ha tre disegni di rifinitura; lo sfondo è rappresentato da un cielo stellato; nello sfondo compare anche una figura circolare  all’interno del quale è un serpente arrotolato; infine alla destra del quadrato è presente una banderella nera verticale entro la quale si riconosce un personaggio che sostiene un vaso da cui esce un serpente che si protende verso l’alto a terminare in una sorta di figura a forma di stella. Durante la lettura di questo capitolo viene in mente, forse più che leggendo altre parti del Libro Rosso (ma ovviamente è un’impressione assolutamente personale) un pensiero di Pasquale, pur pronunciato in diverso contesto, e cioè che bisogna leggere un libro per la prima volta andando veloci senza curarsi troppo di aver compreso tutto, ripromettendosi subito dopo di compiere una lettura più attenta. E’ in questo capitolo che avviene l’incontro con  Izdubar.  Izdubar è un gigante dalle corna taurine. Dopo un iniziale paura, l’Io e il gigante – che dice di venire dall’occidente – si mettono a parlare sulla teoria eliocentrica e sulla magia. Cala la notte ed entrambi si addormentano accanto ad un fuoco. Presenti riflessioni sul viaggio e il viaggiare nella strada e nella vita, sulle direzioni da prendere, sul rapporto con Dio.

Cap. IX, Secondo giorno, indicato nel manoscritto originale “Zweiter Tag. cap. ix“,  e inizia a “pagina numerata 46 “, mentre il numero di pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  281,  174 Nel volume calligrafico, all’inizio del capitolo all’interno di un quadrato la lettera Z della parola Zweiter. La Z è di colore nero, ma riccamente decorata in oro e la decorazione sembra tratteggiare due alberi i cui rami formano una rete sovrapponendosi; è dorata anche la listellatura del quadrato e ai quattro angoli la listellatura è interrotta, ma in realtà anche abbellita da quattro piccoli quadrati. […parola che sana…] Izdubar diviene una fantasia e l’Io lo trasporta tenendolo sulle spalle (qui l’accostamento a San Cristoforo), fino a giungere ad una casa; qui l’Io comprime Izdubar dentro un uovo per farlo passare attraverso la porta altrimenti stretta. Ancora riflessioni  sul rapporto con Dio. Il capitolo termina con l’annuncio degli incantesimi.

Cap. X, Gli incantesimi , TITOLO NON INDICATO nel manoscritto originale (una nota del curatore precisa che è stato desunto dalla minuta), comunque inizia a “pagina numerata 50”, mentre il numero pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  283,  181. NB. Abbiamo detto che il titolo non è presente, tuttavia nella ultima riga della pagina precedente del volume calligrafico, cioè la pagina 48, c’è la scritta “Hier begin die incantation” (Qui cominciano gli incantesimi) seguita da due punti. Sono descritti dodici incantesimi. Questo capitolo contiene molte illustrazioni e di grande formato, proprio dodici, quante gli incantesimi. In questo capitolo dunque le immagini prevalgono nettamente sul testo, tuttavia lo scritto è ricchissimo di riferimenti simbolici. L’albero degli incantesimi (pagina 63 del volume originale calligrafico) è rappresentato da un tronco con otto rami laterali (ovviamente quattro per parte), I rami più in alto appaiono orizzontali e indicano levimmagini simboliche di sei misteri. Nei sei rami sottostanti stanno, una per ramo, le immagini simboliche degli altri sei incantesimi. I colori della tavola che rappresenta l’albero degli incantesimi sono bianco, blu, e rifiniture in oro; l’albero è finemente decorato da un motivo ornamentale ricco di volute. Segnalo una curiosità, e ve ne sarebbero altre che forse verranno anch’esse segnalate. Ecco: la foto dell’albero sopra ricorda molto lo schema dell’albero degli incantesimi descritto nel testo (Consapevole ispirazione? Semplice coincidenza? Coincidenza significativa? Altro?). Nel volume calligrafico come abbiamo visto non compare il titolo, ma il capitolo è annunciato alla fine del capitolo precedente (la nota 123 a pag. 181  dell’edizione studio recita: “Il titolo del capitolo, mancante nel volume calligrafico, è riportato qui in base alla minuta.”); non c’è quindi disegno di apertura ad abbellimento dell’iniziale; al contrario in questo capitolo vi sono dodici illustrazioni di grande volume e minuziosamente rifinite; tali illustrazioni meriterebbero una descrizione più dettagliata. E’ un capitolo in cui numerosi sono i richiami religiosi, tra i quali quelli ai Vangeli di Luca e Matteo. Nel testo riflessioni sul Dio.

Cap. XI, L’apertura dell’uovo, indicato nel manoscritto originale “Die Eröffnung des Eies. cap. xi“,  e inizia a “pagina numerata 65 “, mentre il numero pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  286,  188. Nel volume calligrafico, come nel capitolo precedente vi sono illustrazioni di grande volume e minuziosamente rifinite; tali illustrazioni meriteranno una descrizione più dettagliata; l’immagine iniziale è una “a” minuscola di colore rosso e nero inserita come spesso in un quadrato, con sfondo giallo e nero.L’Io apre l’uovo e ne esce Izdubar guarito. Izdubar, sorpreso, non ricorda di essere stato malato. Nella seconda parte di commento, particolarmente lunga, ancora riflessioni  complesse e molto articolate sul rapporto con Dio, sulla sua natura, sul cambiamento, sulla rinascita.

imageCap. XII, L’inferno, indicato nel manoscritto originale “Die hölle. cap. xii“,  e inizia a “pagina numerata 73 “, mentre il numero pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  288,  196. Nel volume calligrafico, l’immagine iniziale è la “D” della parola Die di colore rosso e nero inserita come sempre in un quadrato; la lettera è dorata, così come è dorato il contorno del quadrato; tale contorno è costituito da linee all’interno, mentre all’esterno ha una dentellatura simile a quella presente nei francobolli; dietro la D, su uno sfondo uniforme nero, un disegno rosso con una sorta di immagine al centro rotondeggiante che si espande con forme tentacolari verso i lati. E’ il capitolo in cui un’immagine fantastica mostra il mondo infero. Dannati avvinghiati tra loro penzolano da una colonna sovrastata da una volta. Una giovane donna, aggredita da tre demoni,  ha afferrato con l’ago di una canna da pesca l’occhio di un demone, del Maligno, del Diavolo. Il Diavolo quindi deve stare immobile per non perdere l’occhio. A questo punto una voce dice al’Io: “Il Maligno non può offrire sacrifici, non può sacrificare il suo occhio, la vittoria è di colui che può sacrificare” (pag 288, 197 edizione studio). In questo capitolo la seconda parte di commento è molto lunga, rispetto alla prima che è piuttosto breve. Riflessioni profonde e articolate sull’Anima, sulla condizione umana, su  Dio e sul Maligno. 

Cap XIII, L’assassinio sacrificale, indicato nel manoscritto originale “Der Opfermord cap. xiii“,  e inizia a “pagina numerata 76”, mentre il numero pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  289,  200. Nel volume calligrafico, l’immagine iniziale è la “D” maiuscola della parola Der colore nero inserita  in un quadrato con un contorno nero semplice; dietro la D, figure che formano un grosso  groviglio su  uno sfondo anche questo rosso. In questo capitolo, che inizia con la visione orribile e nauseante di un groviglio di serpenti,  l’Io incontra una donna velata accanto al corpo di una bambina deceduta per morte violenta e viene invitato a compiere un’azione di cannibalismo rituale, e cioè mangiare un pezzo di fegato del cadavere. Alla fine la figura velata si scosta il velo e rivela di essere l’Anima dell’Io.  Riflessioni sul compimento del sacrificio, sulla verità, su Dio e sul Maligno, Da una nota a piè di pagina di Shamdasani si evince che in una minuta manoscritta, questo capitolo  era stato intitolato  “Ottava avventura”

Cap. XIV, La follia divina, indicato nel manoscritto originale “Die göttliche narrheitcap. xiv“,  e inizia a “pagina numerata 98”, mentre il numero pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  292,  208. Nel volume calligrafico, l’immagine iniziale è la “D” maiuscola della parola Die bicolore rosso e verde; anche lo sfondo è colore bianco e nero; è inserita  in un quadrato con un contorno verde interrotto ai quattro angoli da altrettanti piccoli quadratini neri. Scena molto suggestiva; appare un sipario di colore verde tra due colonne, e dietro il sipario, dopo aver sceso uno scalino, si accede ad un vano nella cui parte posteriore ci sono due porte chiuse; è così che scegliendo quella di destra e aprendola, l’Io si ritrova in una biblioteca. E’ il capitolo dove l’Io chiede ad un bibliotecario. l’Imitazione di Cristo di Tommaso da Kempis; il bibliotecario si stupisce di tale richiesta, poi   l’Io e il bibliotecario intraprendono un colloquio su religione e scienza. Riflessioni su Dio, su Cristo, su come vivere.

Cap. XV, Nox secunda, indicato nel manoscritto originale “nox secunda. cap. xv“,  e inizia a “pagina numerata 100 “, mentre il numero pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  293,  213.  Nel volume calligrafico, l’immagine iniziale è la “N” della parola Nox bicolore rosso e nero; lo sfondo è colore bianco e verde; è inserita  in un quadrato senza cornice. In questo capitolo, dopo l’incontro con la cuoca in cucina e uno scambio di idee con lei sul libro di Tommaso da Kempis, appare in sogno Ezechiele che guida un gruppo di Anabattisti a Gerusalemme. L’Io dunque, lasciata la biblioteca, accede in una cucina e sedutosi si mette a leggere; la cuoca gli chiede se sia un religioso e gli riferisce che anch’essa ha ricevuto dalla madre una copia del libro di Tommaso da Kempis “L’imitazione di Cristo“. L’Io sfoglia il libro e gli cade l’occhio su un passo del diciannovesimo capitolo. A quel punto nella visione/sogno compare Ezechiele con un gruppo di Anabattisti che dice volersi recare a Gerusalemme. Io non può accompagnarli e viene internato in manicomio, dove compaiono un infermiere e uno psichiatra;  viene intavolata tra loro e l’Io  una discussione sulla paranoia religiosa. Riflessioni sull'”L’imitazione di Cristo“, su pensiero e sentimento (cioè metafora della pianta che cresce germogliando armoniosamente a destra e a sinistra), sulla condizione umana, sull’ascolto, sui morti e sul culto a loro dedicato.

[NDR. Imitazione di Cristo. Testo del cristianesimo medievale, diviso in quattro libri: libro I “De imitatione Christi et contemptu omnium vanitatum mundi”, “L’imitazione di cristo e il disprezzo di tutte le vanita’ del mondo”; Libro II: “Incominciamo le esortazioni che ci introducono all’interiorità” (o anche “Avvertimenti che guidano alla vita interiore”; Libro III: “Incomincia il libro della consolazione interiore” o anche “Dell’interna consolazione”; Libro IV: “Incominciano i consigli devoti per la Santa Comunione” (o anche “Del Sacramento. Esortazione divota alla Sacra Comunione”]

Cap. XVI, Nox tertia , indicato, come tutte le scritte in latino, anche nel manoscritto originale “Nox tertia. cap. xvi“,  e inizia a “pagina numerata 108”, mentre il numero pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  297,  227.  Nel volume calligrafico, l’immagine iniziale è la “N” della parola Nox è di colore blu; lo sfondo è di colore rosso e marrone; è inserita  in un quadrato senza cornice. La modalità compositiva è simile a quella del precedente capitolo. In questo capitolo l’Io parla con l’Anima, compare un alienato visionario e il direttore di un manicomio, è dato luogo a un complesso discorso sulla condizione umana; Segue una complessa visione: il mare, l’orizzonte, il Crocefisso, infine un albero che sorge dal mare e le cui radici vanno nel profondo più profondo e i rami si allungano nella volta celeste. Seguono riflessioni sulle parole e su come in una ragnatela di parole sia possibile restare impigliati; ancora riflessioni su Cristo, sui morti, sulla redenzione, sull’albero della vita, sulla verità, sull’accettazione di sé e delle propria vile parte.

Cap. XVII, Nox quarta , indicato nel manoscritto originale “Nox quarta. cap. xviii“,  e inizia a “pagina numerata da Jung 114”, mentre il numero pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  302,  241. Nel volume calligrafico, ancora una volta e similmente ai due precedenti capitolo, l’immagine iniziale è la “N” della parola Nox di colore rosso; lo sfondo è di colore nero e celeste; marrone; anche qui è inserita  in un quadrato senza cornice. L’Io si risveglia in cucina dove precedentemente si era addormentato, segue un colloquio con la cuoca, che gli dice essere al servizio del bibliotecario, poi la restituzione del libro al bibliotecario. Al termine l’Io si esce dalla biblioteca, scosta la tenda di un sipario  trovandosi di fronte un vero e proprio ambiente teatrale, un palcoscenico: in uno splendido giardino  c’è Kundry (che in realtà è la cuoca), Amfòrtas (che in realtà è il bibliotecario);  KIingsor e Parsifal (entrambi simili allo stesso Io).  Riflessioni approfondite sulla derisione, sul dubbio, sulla certezza, sull’opposizione, sul talento, sull’errore, sul rapporto con Dio, sul Venerdì Santo.

[NDR per Klingsor e Kundry, v. anche Vita e Opere di CGJ“ di Barbara Hannah p. 162 e Ricordi Sogni Riflessioni p. 224]

Cap. XVIII, Le tre profezie, indicato nel manoscritto originale “Die drei Prophezeiungen. cap. xvii“,  e inizia a “pagina numerata 124 “, mentre il numero pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  306,  253. Nel volume calligrafico, ancora un inizio simile ai precedenti, l’immagine iniziale è la “D” della parola Die di colore rosso; lo sfondo è di verde e celeste; anche qui è inserita  in un quadrato senza cornice.  Tre cose per spiegare il futuro, vengono suggerite dall’anima all’Io (citati vari elementi: armamentari bellici e campi di battaglia, strumenti di superstizione e pietre dipinte, immagini di templi e canti religiosi). Esse sono: la miseria della guerra, l’oscurità della magia, il dono della religione. E’ uno di quei punti in cui lo stesso Jung dichiara, citando uno dei suoi Libri neri, una data precisa: [Chiamai la mia anima e le chiesi di tuffarsi nei flutti di cui avevo udito il fragore in lontananza. Questo accadde il 22 gennaio 1914, come è scritto nel mio Libro nero. Rapida come una freccia, si slanciò nell’oscurità. E dal profondo gridò: «Accetterai quello che ti porto?». (pag. 253 edizione  studio)] Il capitolo (breve ma contenente come sempre le due parti) si chiude introducendo il capitolo successivo; c’è stato un colloquio con l’anima e al termine del capitolo, dove sono proposte riflessioni  su guerra magia e religione,  dove con senso di orrore e smarrimento si parla anche di futuro, viene annunciato quanto l’anima sta per dire. Così il colloquio continua nel capitolo successivo.  

Cap. XIX, Il dono della magia, indicato nel manoscritto originale “Die Gabe der Magie. cap. xix“,  inizia a “pagina numerata 126 “, mentre il numero pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  307,  258.  Nel volume calligrafico, un inizio simile ai precedenti, l’immagine iniziale è la “D” della parola Die di colore rosso; lo sfondo è verde bianco e nero molto elaborato; anche qui è inserita  in un quadrato senza cornice. Il testo di questo capitolo comprende (nella seconda parte assieme ad illustrazioni)  alcuni passi scritti in versi. Il capitolo riprende continuando il colloquio con l’Anima intrapreso e descritto nel capitolo precedente. L’Anima offre all’Io la bacchetta della magia, che è nera, o forse è un serpente, o ancora forse è una bacchetta a forma di serpente. La bacchetta richiede tuttavia un sacrificio, il sacrificio della consolazione. Segue una lunga riflessione sugli enigmi, sull’inspiegabile. 

Cap. XX, La via della croce, indicato nel manoscritto originale “Der Weg des Kreuzes. cap. xx“,  e inizia a “pagina numerata 136 “, mentre il numero pagina a cui inizia  questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  310,  266. Nel volume calligrafico,  la “D” della parola Der di colore scuro quasi nero ha la forma di una sorta di serpente che si arrotola attorno ad una croce anch’essa nera. Lo sfondo è rosso; all’estrema destra della figura si viene a formare una banderella verticale dove il rosso dello sfondo rosso diviene nero e che il nero del braccio della croce  diviene rosso. E’ questo il capitolo in è descritta la scena del serpente nero che dopo esser penetrato nel  Crocifisso ne esce bianco, attorcigliandosi. Un uccello bianco è posato sulla spalla dell’Io e gli dice, sostanzialmente, che le cose seguano il proprio corso, lasciando loro il tempo necessario. Segue lunga e articolata riflessione. A questo proposito viene in mente u modo di dire, ovvero che per poter fare correttamente certe determinate cose l’unità di misura temporale è “Il tempo che ci vuole“.  Precisamente.

Cap. XXI, Il mago, indicato nel manoscritto originale “Der Zauberer. cap. xxi“,  e inizia a “pagina numerata 139”, mentre il numero pagina di inizio di questo capitolo nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale e nell’edizione studio è rispettivamente:  312,  273. Si tratta di un capitolo assai lungo, probabilmente il più lungo,  articolato in ben otto paragrafi

I primi sei paragrafi corrispondono alle numerazioni originali del volume calligrafico seguenti: 139, 153, 158, 172, 179, 188 (corrispondenti alle pagg. 312, 317, 319, 322,  324, 325 nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale  e alle pagg. 273, 290, 295, 307, 311, 317 dell’edizione studio). Alla pagina 188 del volume calligrafico originale la trascrizione è interrotta, e così il curatore continua con il testo della minuta  (nota 329 a p. 326 dell’edizione integrale e a pag. 318 dell’edizione studio che recita testualmente “A questo punto s’interrompe la trascrizione del volume calligrafico del Liber novus. La parte che segue è esemplata sul testo di M, pp. 533-56.”). La lunghezza e complessità di questo capitolo e le numerose illustrazioni necessiteranno di adeguato approfondimento. Ad esempio  a proposito delll’illustrazione di pagina 154 che rappresenta Filemone, va ricordato che  era  già nota prima della pubblicazione del Libro Rosso essendo presente la riproduzione in in RSR  (almeno nella sesta edizione del 1990, a pagina 22, insieme ad altre foto. Probabilmente esistono anche altre immagini del Libro Rosso rese note prima della pubblicazione del teto intero)

Diviso (dal curatore, ma rispecchiando fedelmente l’intento dell’Autore) in otto sottocapitoli indicati con numero entro parentesi graffa così: {}. Capitolo dunque lungo e articolato. Incontri molteplici: Filemone e Bauci, il Serpente, i Cabiri, di nuovo Elia e Salomé. Il capitolo si apre proprio con l’incontro con Filemone e Bauci. Dopo molti altri avvenimenti, che verranno meglio descritti, un serpente-anima narra all’Io la storia di un re che deve lasciare il potere al proprio figlio. Nel volume calligrafico,  è la “D” della parola Der di colore rosso. Lo sfondo è composto da una texture di più quadrati e ognuno di questi quadrati ha al suo interno una serie di quadrati con gradazione di colore dal nero, al grigio, al bianco. Tornando al testo vediamo i singoli paragrafi:

Inizia senza alcun preambolo il paragrafo 1:

{1} (pag. 273 edizione studio, pag. 312 dell’edizione integrale, pag. 139 del volume calligrafico) Io, dopo lunghe ricerche, trova la casa dove vivono Filemone e Bauci. Segue l’incontro con Filemone, un lungo discorso sulla magia. Io che andandosene incontra un gruppo di persone che sembrano parlare di lui; forse si chiedono se Io è un discepolo di Filemone e se ha appreso qualche segreto, ma Io, anche se vorrebbe, non risponde; seguono lunghe e profonde considerazioni.

{2} (pag. 290 edizione studio, pag. 317 dell’edizione integrale,153 del volume calligrafico) Incontro dell’Io con un serpente che ammalia, forte degli insegnamenti di Filemone, suonando il flauto e trasformandolo nella propria anima; riflessioni su fedeltà, fiducia, fede, incontro con l’Altro.

{3} (pag. 295 edizione studio, pag. 319 dell’edizione integrale,158 del volume calligrafico) L’Io si interroga sul perché ha considerato il serpente come la propria anima, segue colloquio e  chiede di andare nell’aldilà ottenendo un diniego a tale richiesta. Compaiono Satana e i Cabiri; riflessioni sui Cabiri, sulla torre, sul Serpente.

{4} (pag. 307 edizione studio, pag. 322 dell’edizione integrale, 172 del volume calligrafico) Incontro dell’Io con un uomo di brutto aspetto, gobbo, con orecchie a sventola; è un impiccato reo di aver ucciso i propri genitori e la propria moglie; riflessioni sul Diavolo, sull’oscuro, sui morti, sul destino.

{5} (pag. 311 edizione studio, pag. 324 dell’edizione integrale, 179 del volume calligrafico) Il serpente colloquia con l’Io e, proponendoglielo come una compenso, gli annuncia che che sono tornati Elia e Salomé. Salomè  vorrebbe concedersi all’Io ma è respinta; riflessioni sul mistero.

{6} (pag. 317 edizione studio) Nota: ll curatore avverte che il volume calligrafico si interrompe dopo alcune righe del paragrafo e che dunque il testo viene ripreso dalla minuta. Salomé  sta piangendo, un colloquio tra l’Io e il serpente che poi si trasforma in un uccellino bianco, compare poi un corvo e anche Satana; riflessioni sulla paura, sull’avvenire, e ancora su Filemone, sul potere magico, su Salomè.

{7} (pag. 326 edizione studio, e naturalmente non presente nel volume calligrafico, ma presa dalle minute) Il serpente racconta all’Io una storia, la storia di un re che essendo senza figli, ha una vicenda molto tormentata per ottenerne uno ed avere così un erede. Scambio di idee tra l’Io e il Serpente. Riflessioni sulla paternità e sui passaggi generazionali.

{8} (pag. 330 edizione studio, e naturalmente non presente nel volume calligrafico, ma presa dalle minute) L’Io chiama il serpente, ma dall’acqua compare il figlio con corona in capo, lunghi capelli e coperto da pelle di serpente. Segue un colloquio poi l’Io rimane da solo. Riflessioni su Dio e sulla sua ricerca, sul Medioevo, sulla solitudine con sé stessi, sulla vita.

Liber tertius (Prove) (Prùfungen). 15 sezioni. un manoscritto intitolato Prove.

“Prove” è un manoscritto il cui testo continua da dove si arresta la minuta del Liber Novus. Nel testo tradotto in italiano nell’edizione integrale le Prove vanno da pag. 333 a pag. 359; nell’edizione studio le Prove vanno da pag. 335 a pag. 425. Non esistono naturalmente in edizione calligrafica originale. Sono divise in 15 paragrafi contrassegnati in entrambe le edizioni da numeri da 1 a 15 entro parentesi graffa. I sette sermoni (Septem sermones ad mortuos) sono descritti dal sesto al dodicesimo paragrafo. Si ricorda che i Septem sermones ad mortuos, presenti anche in “Ricordi, sogni, riflessioni“, erano stati anche pubblicati privatamente e distribuiti a pochissime persone da Jung nel 1916 (v. prefazione all’edizione originale del Libro Rosso). La lettura delle Prove presuppone la lettura dei  Libri primus e secundus.

Utile, da tenere presente: “Nel periodo aprile-maggio 1913  furono redatti da Jung i Libri neri 2-5  confluiti nel Liber Primus e nel Liber Secundus; fu proseguita poi la redazione del Libro nero 5  e del Libro nero 6, confluiti nelle Prove” (v. Nante B., 2012 pag, 19)

Da “Ricordi, sogni, riflessioni” a pag. 233 (all’interno del capitolo “A confronto con l’inconscio”): Molto lentamente in me cominciò a delinearsi un mutamento interiore. Nel 1916 avvertii l’impulso di dare forma a qualcosa. Ero come sollecitato dall’intimo a formulare ed esprimere ciò che in un certo qual modo avrebbe potuto esser detto da Filemone. Nacquero così i Septem Sermones ad Mortuos , con il loro peculiare linguaggio.” e sempre in Ricordi, Jung parla dei Sermones nel capitolo”La vita dopo la morte“; a pag. 450 dei Ricordi sono interamente pubblicati i sette sermoni, con una precisazione del curatore: “Jung acconsentì alla pubblicazione dei “Sette Sermoni” nelle sue memorie solo dopo molte esitazioni e “per amore di onestà”. Non rivelò mai la chiave dell’anagramma che conclude l’opera.”

Per quanto concerne tale anagramma sembra che a tutt’oggi non sia stata trovata alcuna soluzione.

Torniamo adesso alle  “Prove”,  terza parte del  Libro Rosso

Paragrafo 1 (inizia a p. 337 nell’edizione studio, p. 333 nell’edizione integrale). Dialogo con Io. L’Io solo con se stesso. (si desume dalle date indicate in nota al testo originale che lo scritto originale è datato 19, 20 e 21  aprile 1914). Riflessioni sulla solitudine, sull’esser soli con se stessi, sul confronto con se stessi.

Paragrafo 2. (p. 343 nell’edizione studio, p. 334 nell’edizione integrale). All’interno del paragrafo Jung durante un colloquio interiore fissa la data di un ricordo: 25 Maggio 1914 “Queste frasi che il vecchio mi disse la notte del 25 maggio 1914…” (p. 349 ed. studio). Dialogo con l’anima e con un vecchio con la barba bianca, che riferisce essere tra coloro che sono morti nella solitudine. Alla fine del paragrafo ancora un riferimento temporale: “Questa tristezza non venne meno sino al 24 Giugno 1914 …” (p. 349 ed. studio)..

Paragrafo 3.(p. 349 nell’ed. studio, p. 336 nell’edizione integrale). Dopo che le voci del profondo avevano taciuto a lungo, per un lungo anno, ecco l’immagine del falco pescatore che afferra un grosso pesce e si innalza verso il cielo. L’Anima dice all’Io che si tratta di un segno indicatore del basso che va verso l’altro. Nuovo colloquio con Filemone. Riflessioni su Dio, sulla redenzione, sull’Altro.

Paragrafo 4 (p. 358 nell’ed. studio p. 339 nell’edizione integrale). Incontro con tre ombre, che sono tre persone scomparse che emanano gelo. Una di loro, una donna, emette un ronzio e comincia a parlare; allude ad un segno, quello di Hap (uno dei quattro figli di Horus), e comincia un lungo dialogo. Questo paragrafo e il successivo annunciano in qualche modo i sette sermoni.

Una curiosità fuori dal testo, a proposito delle due immagini a fianco. Quella in basso era stata disegnata a mo’ di appunto da un lettore, quella in alto invece è opera di fantasia di un artista che non conosce Jung né mai ovviamente ha letto il Libro Rosso. Da escludere anche l’influenza reciproca tra l’artista e il lettore. Naturalmente gli autori dei due disegni non si conoscono tra loro. Si noti la curiosa somiglianza. Non è un caso unico; altri sono stati osservati e saranno descritti.

Paragrafo 5 (p. 368 nell’ed. studio, p. 342 nell’edizione integrale) . Scompare la donna e l’Io si rivolge all’Anima, dopo ciò l’Io sente la voce di Filemone alle sue spalle. Segue un lungo colloquio. Il paragrafo si chiude proprio con l’intervento dell’anima.

Paragrafo 6 (p. 378 nell’ed. studio, p. 345 nell’edizione integrale). Inizia qui il primo sermone. L’Io parla a lungo con l’Anima, fin quando compare Filemone (una sorta di analogia con il Virgilio dantesco) che parla rivolgendosi ai defunti giunti da Gerusalemme. Segue un colloquio tra Io e Filemone, al termine del quale Filemone tocca la terra e scompare. Concetto di pleroma e coppie di opposti. I sette sermoni compaiono anche in “Ricordi sogni e riflessioni” (a pag. 449). In ognuno dei sette sermoni è sempre presente un diverso interrogativo che i morti pongono e a cui Filemone e Io danno risposte verso cui i morti hanno reazioni diverse.

Paragrafo 7 (p. 388 nell’ed. studio, p. 348 nell’edizione integrale).  Inizia il secondo sermone. I defunti chiedono di Dio e Filemone risponde loro descrivendo l’essenza del Dio. I morti ritornano nelll’oscurità, Filemone allora parla con l’Io e poi, dopo aver toccato la terra, scompare anch’egli.

Paragrafo 8. (p. 392 nell’ed. studio, p. 349 nell’edizione integrale). Inizia il terzo sermone. I morti chiedono che venga ancora loro parlato del Dio supremo. Filemone risponde iniziando col dire “Abraxas è il Dio difficile da conoscere…” Concetti di “summum bonum” e “infimum malum“. I morti ascoltano e alla fine urlano sentendosi “incompiuti”. Quando le urla svaniscono l’Io si rivolge a Filemone e parlano di Dio.

Paragrafo 9 (p. 396 nell’ed. studio, p. 351 nell’edizione integrale). Inizia il quarto sermone. I morti adesso chiedono di sapere degli dei e dei diavoli («Maledetto, parlaci degli dèi e dei diavoli!»). Concetti di Dio Sole, Diavolo, Eros, Albero della vita. Filemone parla, i morti ascoltano, ma poi se ne vanno lentamente ridendo beffardi. Segue un colloquio tra l’Io e Filemone, in fine questi bacia la terra,volge lo sguardo al cielo e scompare.

Paragrafo 10 (p. 400 nell’edizione studio, p. 352 nell’edizione integrale). Ha inizio il quinto sermone. Adesso i morti pongono ancora  ulteriori domande. Vogliono sapere della Chiesa e della comunione. Filemone risponde iniziando a dire: “Il mondo degli dei si manifesta nella spiritualità e nella sessualità. Gli dèi celesti si manifestano nella spiritualità, quelli terreni nella sessualità” e continua a spiegare. Con le ultime parole del discorso di Filemone si chiude anche il paragrafo.

Paragrafo 11 (p. 403 nell’ed. studio, p. 353 nell’edizione integrale).  Inizia il sesto sermone. Alla fine del quinto sermone i morti restano in silenzio, e così Filemone continua a parlare loro del serpente e dell’uccello bianco. I morti dapprima rispondono a Filemone poi si dileguano, poi scompare anche Filemone per ricomparire all’Io la notte seguente. Dopo aver parlato con Filemone l’Io rimane tormentato e voorrebbe rivolgergli ancora domande, ma Filemone sparisce.

Paragrafo 12 (p. 406 nell’ed. studio,  p. 354 nell’edizione integrale). Inizia il settimo sermone. Ancora una volta, stavolta lamentosi, i morti formulano una richiesta, cioè che Filemone parli loro dell’uomo. E la risposta inizia “L’uomo è una porta…attraverso cui, dal mondo esterno degli dèi, dei demoni e delle anime, voi passate nel mondo interiore; dal mondo più grande a quello più piccolo. Piccolo è l’uomo, una nullità; già lo avete alle vostre spalle e vi trovate di nuovo nello spazio infinito, nell’infinità più piccola o interiore […]”. Anche stavolta alla fine del discorso i morti rimangono in silenzio, Segue anche in questa occasione un colloquio tra Filemone e Io; nel colloquio viene ripreso ed esaminata la metafora dell’uomo come porta. Il paragrafo si chiude con le parole di Filemone.

Paragrafo 13 (p. 409 nell’ed. studio, p. 355 nell’edizione integrale).Testo di questo pezzo molto complesso. Compare lo scuro personaggio con occhi color dell’oro che dice venire dall’Oriente. In realtà si tratta della Morte. Io vede il cielo assumere la forma di una donna “ricoperta sette volte da un manto stellato”. Filemone parla, poi si rivolge alla Madre, all’Io e infine si dissolve. L’Io rimane solo e ha paura.

Paragrafo 14 (p. 415 nell’ed. studio, p. 356 nell’edizione integrale). La voce di Filemone, poi compaiono in sogno Elia e Salomè. l’Io dialoga con loro. Poi è l’anima a parlare e a dividersi in uccello e serpente; il primo vola verso il cielo, il secondo scende agli inferi. L’Anima si ripresenterà il giorno dopo all’Io. Considerazioni sulla purificazione.

Paragrafo 15 (p. 423 nell’ed. studio, p. 359 nell’edizione integrale). L’Io, in una calda giornata estiva,  incontra Filemone in un giardino; accanto a Filemone c’è Cristo sotto forma di ombra azzurra. Sentendosi chiamare come Simon Mago – è suo il giardino – Filemone spiega di aver avuto il privilegio di vivere lì con Bauci. Pertanto Simone ed Elena sono diventati Filemone e Bauci. Segue un colloquio tra  Filemone l’ombra azzurra, le cui ultime parole sono: «Io ti porto la bellezza della sofferenza È quello di cui ha bisogno chi ospita il verme». 

Epilogo. Breve pagina scritta da Carl Gustav Jung ottantacinquenne, nel 1959, dove spiega di aver interrotto il Libro Rosso molti anni primaemporaneamente ad aver dato inizio allo studio dell’alchimia. vedi anche oltre, p 360 «Epilogo». ( Si veda anche Ricordi, p. 447;)

Letteralmente Jung: “Ho lavorato a questo libro per sedici anni. Me ne ha distolto il mio incontro con l’alchimia nel 1930. L’inizio della fine sopraggiunse nel 1928, quando Wilhelm mi spedì il testo di un trattato alchemico, Il fiore d’oro” (pag. 427 dell’edizione studio, corrispondente alla pagina 190 del volume calligrafico)

Il testo, breve, termina con una frase interrotta.

Una fine-non fine, dunque. Si noti che RSR termina in maniera insolita, cioè con una sorta di anagramma ancor oggi, a quanto mi consta, non decifrato.

A complemento dell’opera, sia nell’edizione classica, che nell’edizione studio, sono presenti tre appendici in entrambe le edizioni: Appendice A. Mandala; Appendice B. Commenti; Appendice C. Sulla Cosmologia dei Septem sermones ad mortuos. L’appendice “Mandala” come vedremo è sensibilmente più ridotta nell’edizione studio.

Appendice A.  Mandala. Questa appendice mostra dei mandala corredati di descrizione. Molti di questi mandala sono disegni di Jung  preparatori per immagini poi inserite nel Libro Rosso. L’appendice “Mandala” contenuta nell’edizione studio è lievemente ridotta rispetto all’altra; infatti nell’edizione completa appaiono undici immagini: sette abbozzi del 1917 propedeutici ad illustrazioni successive, disegno della piantina del sogno di Liverpool (tratto dal LN7) anch’esso preparatorio a immagine pubblicata in seguito, abbozzo del Sistema munditotius, abbozzo della prima pagina del liber secundus, Sistema munditotius pubblicato anonimo nel 1955.  Nell’edizione studio le immagini sono sei (precisamente tre abbozzi del 1917 propedeutici ad illustrazioni successive, disegno della piantina del sogno di Liverpool anch’esso preparatorio a immagine pubblicata in seguito, Sistema munditotius pubblicato anonimo nel 1955). 

[Il sogno di Liverpool è descritto in RSR a pag. 242 e citato da molti Autori, esempio Van der Post (1976) a pagg. 217; Van der Post lo cita come un sogno particolarmente commovente e lo descrive con molta cura e attenzione].

Appendice B. Commenti (p. 437 nell’ed. studio). Tratti dalla minuta corretta. (MC. pp 86-95MC. pp 103-19MC. pp 127-50). Temi indicati all’inizio: Età, Maschile, Enantiodromia del tipo di vita. Tra i temi trattati; il vecchio saggio e la giovane, logos ed eros, immagini primordiali.

Alla pagina XCII dell’edizione studio, nel paragrafo  “Riflessioni sulla pubblicazione” dell’Introduzione di Sonu Shamdasani leggesi: “[…] In una data non precisabile, ma che in base allo stile e ai concetti espressi reputo si possa collocare verso la metà degli anni venti, Jung compose i citati Commenti, a delucidazione dei capitoli 9-11 del Liber primus. […]” Peraltro  questa introduzione, così come le note, sono  importantissime per una migliore comprensione durante la lettura del Libro Rosso.

Appendice C. Sulla cosmologia dei Septem sermones ad mortuos. (LN 5 pp 163-78, 16 gennaio 1916) 

Anima si rivolge ad Io. Concetti trattati: il primo periodo ormai già superato, il secondo periodo del dominio del figlio  (Dio dei rospi), il terzo periodo: che ha da venire, della ripartizione e del potere equilibrato.

[Questo testo è “inevitabilmente” provvisorio e incompleto (in continua evoluzione, v. anche ulteriore nota dopo la bibliografia). Continua]

Bibliografia e sitografia  

Arena Leonardo Vittorio: I libri neri di Jung Ebook Formato Kindle

Carotenuto Aldo: Jung e la cultura del XX secolo,  Bompiani, 2000

Casale Emanuele: I contributi inediti, il Libro Rosso e i Libri Neri di Jung. Intervista a Sonu Shamdasani, storico della psicologia Documento WEB visto e letto 9 Gennaio 2023 

Cicero Vincenzo: Leggere il Libro rosso di Jung. Ediz. Morcelliana, Brescia, 2017.

Citazioni dal Libro Rosso Documento WEB visto e letto 11 Gennaio 2023

Della Lena Roberto: Appunti e schizzi leggendo e rileggendo il libro rosso di Jung (parte prima, lettura del Liber Primus) Formato Kindle ASIN ‏ Amazon ‎ B09VTDZGXP

Finiello Zervas Diane: Presentimenti del Sé. gli abbozzi dei mandala per il Libro Rosso. In:  Foundation of the work of C. G. Jung (A cura di): L’arte di C.G. Jung. Bollati Boringhieri, 2019, pagg. 175-212

Foundation of the work of C. G. Jung Ulrich Hoerni . Thomas Fisher – Bettina Kaufmann (A cura di): L’arte di C.G. Jung. Bollati Boringhieri, 2019

Hannah Barbara: Vita e opere di C. G. Jung, Rusconi, 1980.

Hoerni Ulrich : UNA SELEZIONE DI INIZIALI MINIATE DEL LIBRO ROSSO. In: , Foundation of the work of C. G. Jung (A cura di): L’arte di C.G. Jung. Bollati Boringhieri, 2019, pagg.  241-254

Homans Peter: Jung: La costruzione di una psicologia,  Astrolabio, 1982

I contributi inediti, il Libro Rosso e i Libri Neri di Jung. Intervista a Sonu Shamdasani, storico della psicologia (di Emanuele Casale) Documento WEB visto e letto 23 Marzo 2023

Il libro “rimosso” di Jung Documento WEB Visto e letto 1 Agosto 2022

“Il libro rosso” di Carl Gustav Jung, perché leggerlo. Documento WEB Visto e letto 24 Luglio 2022

Il Libro Rosso di Jung. Documento WEB Visto e letto 7 Dicembre 2023   

Il Libro Rosso (Jung) Documento WEB Visto e letto 30 Luglio 2022

Il libro rosso. Liber novus di Carl Gustav Jung Documento WEB visto e letto 6 Ottobre 2022 https://www.sololibri.net/libro-rosso-Liber-novus-Jung.html

Il Libro rosso: l’insegnamento segreto di C. G. Jung, documento web https://www.ultimavoce.it/il-libro-rosso-linsegnamento-segreto-di-c-g-jung/ 

Jaffé Aniela: In dialogo con Carl Gustav Jung. Bollati Boringhieri, 2023.

Jung Carl Gustav: Il libro Rosso. Liber Novus.  Bollati Boringhieri, 2009 (ed. or.: Das rote Buch. Liber novus, Patmos, Düsseldorf 2010).)

Jung Carl Gustav: Il libro Rosso. Liber Novus. Edizione studio, Bollati Boringhieri, 2010

Jung Carl Gustav: Lettere,  Magi, Roma 2006 (3 volumi, a cura di Aniela Jaffé ; in collaborazione con Gerhard Adler)

Jung Carl Gustav: Psicologia analitica. Appunti del seminario tenuto nel 1925, Magi, Roma 2003 

Jung Carl GustavRicordi, sogni, riflessioni, Biblioteca Universale Rizzoli

Madera Romano: Carl Gustav Jung L’opera al rosso © Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano Prima edizione digitale 2016 da prima edizione in “Eredi” ottobre 2016

Màdera Romano: Parole per il futuro / Caos. Documento WEB visto e letto 22 Novembre 2022  https://www.doppiozero.com/caos 

Libro rosso: come Carl Jung riscattò la sua anima Documento WEB visto e letto 12 Settembre 2021

Manciocchi Marina : Il Libro Rosso di Carl Gustav Jung. Quaderni di Psicoterapia Comparata – 4/2015 (Documento WEB visto e letto 3.5.2020)

Marchitelli Anna: Quando Jung sbarcò a Napoli “La città dove sono a mio agio” la Repubblica.it > 2015 > 11 > 13 > (Documento WEB, visto e letto 2 Settembre 2021)

Mazzucco Melania: Che ci fa Klee nel Libro rosso di Jung Documento WEB Visto e letto 26 Luglio 2022

McGuire William, Hull R.F.C. (a cura di) Jung parla. Interviste ed incontri,  gli Adelphi 146, Adelphi edizioni, Milano, 1999. (Contiene, tra l’altro, i “FILMATI DI HOUSTON”, pagg. 350-438, riguardanti le 4 interviste  di Richard I. Evans a Carl Gustav Jung del 1957)

McGUIRE W, HULL R. F. C. (EDITED BY): C. G. JUNG SPEAKING Interviews and .encounters. BOLLINGEN SERIES XCVII, PRINCETON UNIVERSITY PRESS, 1977, Princeton University Press, Princeton, New Jersey

Mellick Jill: Materia e metodo nel Libro Rosso. Un primo bilancio della ricerca. In: Foundation of the work of C. G. Jung (A cura di): L’arte di C.G. Jung. Bollati Boringhieri, 2019, pagg. 213-228

Nante Bernardo: Guida alla lettura del «Libro rosso» di C. G. Jung, Boringhieri 2012 (Ed. originale, El libro rojo de Jung / The Red Book of Jung: Claves para la comprensión de una obra inexplicable. El Hilo De Ariadna, Buenos Aires 2010)

Pieri Paolo Francesco: Dizionario Junghiano, Bollati Boringhieri, 1998

Ramonda G.: Il libro rosso di Jung: crisi e rinascita · Cultura Emotiva Documento WEB Visto e letto 8 Gennaio 2023

Stein M.: How to read The Red Book and why. J Anal Psychol. 2012 Jun; 57(3): 280-98

van der Post Laurens: Jung e la storia del nostro tempo, Mimesis. 2019 (Prima edizione originale, Jung And The Story Of Our Time, 1976)

van der Post Laurens: Il cuore del cacciatore. Adelphi Edizioni, Miano, 2019 (prima pubblicazione del1961; con dedica dell’Autore a Carl Gustav Jung. Letteralmente: a C.G. Jung / Per molti motivi, ma soprattutto per il suo grande amore per l’Africa e il rispetto che aveva verso la vita dei suoi piccoli figli aborigeni.)

Welfare presenta “Libro rosso di Jung” Documento WEB Visto e letto 21 Luglio 2022

Wuehl Maria Irmgard: Jung: fogli d’album, Ed. La Biblioteca di Vivarium, 1998, Milano, pag. 52-59

Per alcune voci (in particolare riferite alla mitologia, alla storia antica, alla religione, all’antropologia, ad alcuni termini di rara reperibilità) consultata l’Enciclopedia Treccani on line. E’ stato altresì consultato naturalmente il Dizionario Junghiano citato in bibliografia.  Le citazioni on line, come da rituale uso, sono accompagnate dall’indirizzo telematico e dalla data in cui sono state viste e lette.

Cabiri in Enciclopedia Treccani on line, visto e letto 21 Giugno 2021

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Nota editoriale – Lavori in corso. Il presente articolo, come del resto alcuni  altri presenti in questo blog  (in realtà pochissimi),  è da considerare non definitivo, suscettibile di ritocchi, aggiunte,  aggiornamenti, alla luce di nuove risorse bibliografiche (in definitiva un costante “work in progress” o se si preferisce in in italiano “progetto in continua evoluzione”). Abitualmente, ma non necessariamente,  questo tipo di articoli rappresenta una versione on line ridotta di altra pubblicazione. E’ possibile inoltre che l’edizione on line contenga un numero inferiore o superiore (comunque diverso) di illustrazioni rispetto a quella cartacea o di altra pubblicazione on line.

Testo non definitivo e in continua e progressiva evoluzione.  (Continua)

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**** Notizia redazionale / aggiornamento periodico. Per migliorare e arricchire alcuni articoli come il presente sono in preparazione 16 tavole illustrative (lavori iniziati a partire dal 25 Agosto 2023 circa e ancora in corso) ed anche altro materiale (schemi e/o tabelle e/o altro) a complemento di questo articolo e di altri (pochissimi) articoli simili presenti in questo blog 😊. Il progetto ha avuto rallentamenti, ma continuerà in un prossimo futuro. ****

(continua prossimamente)

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