Ancora a proposito di ricordi telefonici

Facendo seguito di un precedente articolo “Telefoni, cabine, e mutamenti” (che prese spunto dalla cabina telefonica USA inserita in un museo), che poi non era un articolo, ma una brevissima nota come la presente, viene a mente qualche altra cosa.

Un tempo il prefisso esisteva solo per le chiamate cosiddette interurbane, mentre all’interno del comune di residenza (o forse più propriamente del distretto telefonico che non necessariamente corrispondeva al territorio comunale) era sufficiente comporre le sei (che col tempo son diventate sette) cifre del numero dell’interlocutore che si voleva raggiungere. Il prefisso aggiunto al numero telefonico, diventandone così una parte integrante, fu introdotto alla fine del 1998.
Dalle cifre iniziali del numero si riusciva a capire grossomodo anche la zona; A Firenze ad esempio i numeri telefonici del centro iniziavano con 21 e 28, con 60 quelli di Coverciano, con 35 e 36 quelli della zona Viale Redi-San Iacopino. Naturalmente con una certa approssimazione. Oggi non è più così.

Di quelle epoche lontane vengono a mente frasi e nomi scomparsi “Pronto chi parla”, “Raddoppia?” (così irrompeva nella conversazione la signorina allo scadere dei tre minuti), SIP, TETI (che non era Nereide bensì la Telefonica Tirrenica chiusa nel 1964 per confluire nella SIP e poi nella Telecom), lucchetto al disco numerico per bloccare il telefono, duplex, gettoni telefonici sostituiti dalle schede…

Continua…