Da Piazza Sant’Agostino al  Liceo Galilei nel Casato di Sotto a Firenze e oltre 

Scritto, cancellato, riscritto tante volte, con la speranza di renderlo presentabile e accompagnarlo agli auguri di Natale ai miei compagni di liceo di Siena.

Da Piazza Sant’Agostino al Liceo Galilei nel Casato di Sotto a Firenze e oltre

Se uno scritto rimane troppo tempo in fondo a un cassetto due son le cose: o lo cancelli o lo rendi visibile” (Cit.)

Durante la stesura ho scritto e cancellato più frasi e più volte, nella quasi certezza di aver inserito cose davvero di scarso interesse ai destinatari. Il risultato è una totale mancanza di organicità e coerenza narrativa. Per essere in tema, ai tempi del liceo, come compito in classe difficilmente avrebbe raggiunto la sufficienza. Tuttavia mi sono permesso di buttare giù qualche appunto insieme alle scuse di non aver partecipato alle “Reunions” dei miei compagni liceali di Siena, fin qui svolte.

Da molti anni infatti Felice, organizza incontri con i compagni di classe dei cinque anni del liceo, quelli che vanno dall’ottobre 1966 al luglio 1971, a cui purtroppo non ho mai presenziato.
Per me i cinque anni sono stati in realtà esattamente la metà in quanto nei primi mesi del 1969 mi trasferii a Firenze dove ho fatto (si dovrebbe forse dire frequentato o svolto, ma fatto è più slang) metà terza, quarta e quinta, e, successivamente anche l’università. Di quegli anni oramai davvero lontani ho tuttavia ancora dei ricordi. Mi piace rievocarne qualcuno, sperando di non cadere nella retorica piagnucolosa del “come eravamo”. Ci provo.

Riguardando le foto riconosco quasi tutti, tranne naturalmente quelle/i che sono arrivati in quarta e quinta. Fa un certo effetto vedere come si passa da poco più che bambini della prima liceo, a ometti con lunghe chiome come la moda dell’epoca comandava e da bimbe con calzettoni a signorine eleganti oramai senza grembiule nero (mi pare che si dicesse anche “grembio”) sostituito da trucco e più moderne acconciature. É passato mezzo secolo, anzi più.

Ricordo che la scuola era inizialmente in via del Casato (forse toponomasticamente Casato di Sotto) in un vecchio edificio molto vicino a Piazza del Campo, ricordo stanze spaziose e con alti soffitti, austere. Mi par di ricordare che l’aula della prima liceo fosse a piano terra; io ero in prima fila, il mio compagno di banco in prima liceo era un ragazzo di origini piemontesi, Giulio, molto bravo.
All’epoca non c’erano bar all’interno delle scuole; ricordo che durante la ricreazione delle undici e trenta si potevano acquistare schiacciatine da una signora che veniva con un paniere colmo di pizze e cornetti appositamente dall’esterno.

Curiosamente nel Casato abitava anche una professoressa di che qualche anno prima avevo avuto come insegnante di storia (e verosimilmente di geografia) alla vicina scuola media San Bernardino. Ebbene, capitava abbastanza spesso di incontrarla mentre lungo il Casato io scendevo e lei saliva, ognuno, con diverso ruolo, verso la propria scuola. Talora ci salutavamo; io naturalmente la riconoscevo bene, non ho mai capito se anche lei riconoscesse in me un ex allievo o se, più probabilmente, rispondesse con un saluto di cortesia. Ricordo ancora la Mens Sana, palestra ben nota e prestigiosa, che ci ospitava per le lezioni di ginnastica (più correttamente educazione fisica); ho saputo che un nostro insegnante è diventato un importante allenatore, ma non ricordo proprio il suo nome.

Nel 1967 il Liceo si trasferì nei nuovi locali di via Cesare Battisti, e anche in questo caso feci metà anno scolastico nel liceo “vecchio” e metà in quello “nuovo”.

Del “nuovo” liceo ricordo l’affollamento mattiniero di allievi davanti alla scuola in attesa della campanella, una manciata di minuti in cui molti liceali (ahimé pure io) fumavano una sigaretta per dimostrarsi “grandi”, per poi ambire tanti anni dopo a diventare “grandi” nel riuscire a smettere.

Un piacevole ricordo che ho del liceo, quello “nuovo”, è quello del preside che spesso presenziava nell’atrio al momento in cui entravamo nell’edificio all’inizio delle lezioni. Trovavo bello questo gesto del Preside, un buongiorno e buon lavoro cordiale e rassicurante.

L’esperienza liceale senese aveva per me (e altri) una precisa caratteristica, che ha reso particolari, almeno in quegli anni, le dinamiche relazionali. Alludo al fatto che io e alcuni altri compagni di classe eravamo convittori al Tolomei. Li ricordo: Fabio (le nostre famiglie, avendo un’attivitá nello stesso paese in cui si sono anche frequentate), Felice (che per un periodo ha vissuto a Firenze, ma ci siamo visti molto raramente), Mauro 1 (ritrovato a Firenze, vedi avanti), Mauro 2, Prospero, Ivano. Neanche pochi (spero di non aver scordato qualcuno)!

Di fatto il rapporto tra i convittori e i propri compagni di classe “esterni” (in realtà non erano loro esterni, ma piuttosto noi “interni”) era limitato alle ore delle lezioni scolastiche. Chi avrebbe mai detto che la tecnologia avrebbe supplito a ciò decine di anni dopo! In tempi recenti grazie ai social ho ritrovato alcuni compagni “non convittori”: Alberto, Daniela, Umberto e Tiziana, purtroppo quest’ultima venuta a mancare. Probabilmente – contenuti scolastici esclusi – ci siamo parlati più su Internet che ai tempi del liceo!

Tra le episodiche frequentazioni extrascolastiche ricordo una gita in pullman (forse a Baratti?) a cui naturalmente partecipava tutta la classe.

Ricordo un concerto dei Rokes all’Hotel Excelsior (sono certo che il complesso fossero proprio i Rokes capitanati da Shell Shapiro, ma non sono certo che il nome dell’hotel sia giusto). Fu una delle rare occasioni in cui erano presenti almeno quattro compagni di classe, fuori sede e fuori orario scolastico (potere della musica beat!).

Ho anche il ricordo di una visita alla Sapori (o forse Parenti? In ogni caso una fabbrica di dolciumi), visita fatta durante le ore scolastiche. Non saprei a che titolo; è sicuro che all’epoca non esisteva certamente l’alternanza scuola-lavoro!

Un piccolo ricordo personale. Nel novembre 1966 l’Arno esondò a Firenze, e io ero presente! Dopo qualche giorno rientrai a Siena e ricordo che un’insegnante, forse quella di francese, mi chiese di raccontare a lei e alla classe quanto avevo vissuto. La cosa mi fece piacere.

In tema di insegnanti ne ricordo una, verosimilmente di lettere, che ricorrentemente parlava di “sottile ironia”. Ho presente la figura imponente di un simpatico professore di filosofia (e verosimilmente anche di storia) che faceva belle e interessanti lezioni.

In tempi recenti ho avuto occasione di rivedere Mauro che nel frattempo, oltre che biologo, è diventato ottimo fotografo e che ha anche fatto una mostra personale presso un sodalizio fiorentino di cui faccio parte, il Gruppo Donatello, nel Novembre del 2015 (e quindi “tempi recenti” si fa per dire!).

Spero davvero partecipare alla prossima riunione e rievocare questi ed altri episodi di persona, o meglio come si dice di questi tempi “in presenza”.
Buon Natale e buon anno!.