Santa Rosa, Tuscia, borghi suggestivi, Viterbo.  Qualche appunto. 

Questo testo viene pubblicato oggi 4 Dicembre 2022 anche se sarà suscettibile di modifiche

Santa Rosa, Tuscia, Borghi suggestivi, Viterbo.  Qualche appunto

Se uno scritto rimane troppo tempo in fondo a un cassetto due son le cose: o lo cancelli o lo rendi visibile” (Cit.)

Questo articolo è stato scritto e riscritto, modificato  molte volte per rispondere a esigenze “diplomatico-redazional-sociali” (chiamiamole così…). Probabilmente un unico “risultato” è stato raggiunto: quello di peggiorarlo. Infatti  navigando, forse meglio dire facendo slalom, fra esigenze di cui sopra, incertezza dell’uso della terza persona e/o della voce narrante, alla ricerca di equilibrismi per tener su le singole  frase e il testo tutto.

Alla fine si ottiene (o resta soltanto?) una serie di appunti liberi (e si dice liberi per non dire disordinati!) non esenti da voli pindarici qua e lá. 

Pensandoci bene ho un altro scritto in queste condizioni, un ricordo degli anni liceali senesi e che è stato più volte rimaneggiato; provvederò, o almeno spero, in tempi brevi. Per ora la speranza di esser riuscito comunque a comunicare qualcosa di interessante.

Consideriamo dunque che sia una prova…

Un titolo potrebbe essere “Incontro con la Toscana sconfinante in Lazio, con Borghi suggestivi, con Viterbo e Santa Rosa”. Penso proprio che sarà il titolo giusto; viene in mente quando Per operare una scelta si diceva che essa dovesse essere possibile, plausibile, sostenibile. Ma questa è un’altra storia

E’ sostanzialmente il ricordo di una gita estiva “Largamente etrusca“, con partenza da Sarteano, in mattinata ma nemmeno tanto presto, e arrivo a Viterbo prima dell’ora di pranzo. Una bella esperienza; l’itinerario bello e anche interessante (in parte diversificato quello di andata da quello del ritorno). 

Bei posti e quanto loro di bellezza di natura sta attorno: San Casciano, Acquapendente, Trevinano, San Lorenzo Nuovo, Montefiascone, Zepponami, Bolsena, e molti altri, qualcuno senz’altro dimenticato. Di tutti ci sarebbe da dire (e ce ne sarà, dato che questo testo verrà ampliato, non escludendo neppure di dedicare altri articoli autonomi alle varie località). Un aspetto che colpisce è come in questa terra che dalla Toscana al Lazio passando per l’Umbria, la ricchezza di laghi presenti, rimandi all’elemento acqua in tutte le sue declinazioni, paesaggistiche, ambientali, simboliche, e, a chi scrive, faccia correre col pensiero accostamenti alla Svizzera verde. Mi viene in mente, anche se qui c’entra poco il detto “far fuochi nell’acqua”, o l’altro “ghiacciai in fiamme”. Vedi un po’ cosa ti ritorna in mente!

Torniamo alla gita.  Varie soste lungo il viaggio, per scattare fotografie, per prendere un caffè e fare uno spuntino, per guardare senza fretta scorci da cartolina (o anche, naturalmente, potenziali soggetti per pittori “vedutisti”) e panorami non solo belli ma talora sorprendenti (dicesi anche mozzafiato). Soste che permettono anche interessanti incontri dai quali scaturiscono piacevoli e istruttive conversazioni. 

Trevinano, frazione di Acquapendente, scopriamo  essere il più piccolo borgo del Lazio con centoquaranta abitanti, tre chiese, un castello. A Trevinano si svolge sagra della rosticciana e viene allestito il presepe popolare

A San Lorenzo Nuovo, ci racconta un paesano che attorno al 1770 per interessamento di  Papa Clemente XIV venne creato un nuovo borgo, a sostituzione del precedente.  Il nuovo paese fu  realizzato dall’architetto Francesco Navone, che progettò una città modello che  a partire da una centrale piazza ottagonale si sviluppa armonicamente. Il pensiero non può non correre Bernardo Rossellino che realizzò Pienza precedentemente, attorno al 1470.

C’è poi Zepponami, Frazione di Montefiascone con meno di 1000 abitanti, ma fornito di stazione ferroviaria lungo la linea Viterbo-Orte.

San Casciano è quello “dei Bagni” e non quello “in Val di Pesa”. Tanto per precisare che di San Casciano ne esistono almeno due in Toscana e anche altri in Italia. Ad esempio, un San Casciano è frazione di Roncoferraro, in provincia di Mantova.

Nota. A proposito di San Casciano dei Bagni è notizia recente, precisamente dell’8 Novembre 2022,  l’annuncio della straordinaria scoperta di 24 statue in bronzo in un’antica vasca termale risalenti  a un periodo compreso tra il I secolo a.C. e il II secolo d.C!

Digressione personale. Durante il percorso mi viene in mente una storia triste tante volte sentita raccontare in casa, legata a Viterbo, ovvero quella di mio nonno materno (Ranieri Rossetti 1893 -1955) che con mezzi di fortuna e lunghi tratti percorsi a piedi andò a recuperare le spoglie del figlio Giuseppe caduto in guerra.

Ma torniamo a noi. Arrivo dunque a Viterbo. Una  frase a grandi caratteri sul selciato accoglie il visitatore: “Ad maiora”. Scritta beneaugurante e veritiera:  Viterbo è ricca di belle cose. 

Programma stilato in precedenza e quasi (compatibilmente al tempo disponibile) totalmente rispettato: Visita al centro della città, ai monumenti, sosta nelle vie e nelle piazze degne di interesse (quasi tutte!), davanti storici palazzi. Il centro storico è un vero gioiello. In tema gastronomico – saltando di palo in frasca o meglio di arte in gastronomia!  – impossibile non assaggiare “Il fieno di Canepina” pastasciutta fatta a mano, piatto tipico del Viterbese; una specie di spaghettini assai fini. 

Si incontrano  persone molto gentili; chi indica percorsi con “cose da non perdere”, chi racconta e fa conoscere il culto dei viterbesi verso la patrona Santa Rosa. È davvero immenso e diffuso l’affetto, l’attenzione, la devozione della popolazione verso Santa Rosa. Si avverte una diffusa sacralità, un’atmosfera particolare, una sensazione di essere accolti, sensazione che pare un invito a mettere in atto comportamenti virtuosi. Preferisco cercare di riferire queste sensazioni, piuttosto che produrre descrizioni di monumenti, capitelli, lapidi, palazzi e quant’altro, senz’altro interessanti, ma reperibili in guide e libri; tuttavia questo aspetto non verrà del tutto trascurato. 

Nel  primo pomeriggio visita al Santuario di Santa Rosa, vissuta nella prima metà del tredicesimo secolo, su cui i viterbesi gentili di cui sopra, hanno anticipato diverse cose come il fatto che la devozione verso Santa Rosa è davvero straordinaria, e che il 3 settembre di ogni anno si svolge il trasporto della macchina, suggestiva manifestazione a cui l’intera città partecipa e molti visitatori accorrono da fuori. 

Salendo le scale si nota l’iscrizione sulla facciata del monastero a ricordo e memoria del Cardinale Gaspare Bernardo che nel 1843 ricostruì a Viterbo la chiesa di Santa Rosa, sostituendo la precedente ove  nel 1258 era stata trasportata la salma della santa: IN HON. S. ROSAE. V. GASP. BERN. CARD. PIANETTI. EPISC. MDCCCIL

All’interno affreschi, documenti, oggetti, cortili; esperti volontari tratteggiano anche la vita di Santa Rosa, le  sue esperienze mistiche, i miracoli, la dedizione alla penitenza, la persecuzione che la costrinse all’esilio assieme ai familiari, la festa in suo onore: il Trasporto della macchina di Santa Rosa.

Trasporto della macchina di Santa Rosa. Una tradizione che viene da tempi lontani,  un’emozione che si ripete. Un rito in onore della Santa protettrice dei Viterbesi che si ripete il 3 Settembre di ogni anno; cento facchini, ovvero cento possenti uomini trasportano da Porta Romana fino al Santuario la Macchina di Santa Rosa seguiti e acclamati dall’affetto della cittadinanza. La Macchina di Santa Rosa è un altissimo baldacchino, una sorta di torre alla cui cima troneggia Santa Rosa, portata appunto a spalla dai “Facchini” (in realtà la cosa è più complessa,infatti i facchini non  stanno soltanto ai lati della macchina, ma anche sotto di essa, ognuno con posizione e  compiti precisi, guidati dagli ordini di un capofacchino esperto che precede la macchina). Essere un facchino è un grande onore e richiede un allenamento intenso e continuo. Dal 1978 i Facchini hanno fondato un loro sodalizio e si fregiano del titolo di Cavalieri di Santa Rosa. Da segnalare che fin dalla tenera età i bambini vengono iniziati a fare i minifacchini con una macchina di peso ridotto rispetto a quella portata dai facchin adulti.

La macchina di Santa Rosa mediamente  è alta circa trenta  metri, pesa cinque tonnellate, viene periodicamente sostituita.

Il trasporto accompagnato da cittadini e anche da non viterbesi, dalle autorità, dagli sbandieratori, tamburini, majorette, figuranti in costume, suonatori della banda (esiste un’associazione degli sbandieratori e musici di Viterbo denominata Pilastro), rievoca la traslazione della salma della Santa voluta e attuata da Papa Alessandro IV nel 1258. Alcune frasi simboliche vengono ripetute durante il tragitto, ad esempio “Semo tutti di sentimento!”, “Non mollare mai!” e naturalmente “Viva Santa Rosa!”. La Macchina è inserita tra i patrimoni immateriali dell’Umanità dell’UNESCO è alta trenta metri, pesa oltre cinquanta quintali. Il trasporto è la fase culminante, ma è motivo di interesse e passione seguire durante i mesi precedenti la costruzione della macchina. Come tutte le manifestazioni culturali e non solo, anche il Trasporto della Macchina ha subito interruzione negli anni della pandemia, mentre ha avuto luogo regolarmente nel 2022.

Una gita può far ricordare – lo abbiamo visto prima – può innescare desiderio di conoscenza e approfondimento. Può anche far pensare e portare lontano col pensiero. Può stimolare la conoscenza è l’approfondimento, ad esempio sapere che il culto di Santa Rosa è presente in tante altre  città. Inevitabile pensare a luoghi che ci sono familiari. Alcune note di seguito su Firenze.

In Lungarno Soderini a Firenze è presente un “Tabernacolo di Santa Rosa”  dove in un’edicola del 1856 è conservato un affresco con la Pietà attribuita a Ridolfo del Ghirlandaio.

Testo della lapide sul tabernacolo: 

QUESTA IMMAGINE 

SULLE PARETI DELL’ANTICO CONVENTO DI S. GUGLIELMO DA DOMENICO GHIRLANDAIO DIPINTA 

NELLA FAMIGLIA ANTINORI DA QUELLA DEI CONCINI PERVENNE 

IMPERANTE LEOPOLDO II 

A SPESE DEL REGIO ERARIO 

E DEL COMUNE DI FIRENZE 

IN NUOVA E PIÙ DECOROSA EDICOLA 

L’UFFICIO DELLE PUBBLICHE COSTRUZIONI LA RIPONEVA L’ANNO DI NOSTRA SALUTE MDCCCLVI 

IL PATRONO COMMENDATORE VINCENZO ANTINORI ANNUENTE” 

Importanti testimonianze  di devozione a Santa Rosa sono presenti nella Chiesa di Ognissanti a Firenze, dove le è dedicata una cappella nel lato destro della chiesa. Nella Cappella dedicata a santa Rosa da Viterbo sono presenti:  

All’altare “Predica di santa Rosa da Viterbo” indicata  anche come “Santa Rosa in abito di terziaria nell’atto di predicare agli eretici” (1714-15 ca.)  di  Giuseppe Pinzani, Sopra al dipinto presente la scritta “Divae rosae uiterbiensi praedicatr apostolicae”.  Sulla parete destra della cappella: “Santa Rosa uscita illesa dal rogo” di Giovanni Cinqui 1715. Sulla parete sinistra, “Resurrezione di una donna miracolata” di Giovanni Cinqui anch’essa.

Macerata. In questa città un ponte religioso ideale unisce Siena e Viterbo attraverso le sue sante insieme in una tela conservata a nel Palazzo Buonaccorsi. Nel quadro è raffigurato Gesù Bambino adorato da Santa Caterina da Siena e Santa Rosa da Viterbo. Il quadro, una pittura a olio di un metro e mezzo per tre, è di autore ignoto ed è datato attorno al 1650.

Mi fermo, ma di Tuscia, Viterbo, Santa Rosa ben oltre ci sarebbe da dire…

Questo articolo, sono io il primo a dirlo, è lacunoso e poco scorrevole. Anche se prudenza avrebbe forse suggerito di aspettare ancora, preferisco pubblicarlo, con l’impegno di ampliarlo e migliorarlo. 

Riferimenti bibliografici; due testi acquistati a Viterbo, comprensivo il secondo di titoli dei vari capitoli.

Santa Rosa da Viterbo. Testimonianze di grazie ricevute nel tempo presente. Testi di Maurizio Pinna. Libreria Editrice Vaticana, 2008 Sedda Filippo: Il prodigio dell’ordinario. La santità quotidiana di Rosa da Viterbo. Edizioni Frate Indovino, Perugia, 2018.  Contenuti. INDICE – // Il prodigio dell’ordinario. La santità quotidiana di Rosa da Viterbo// – 7 Prologo – 13 Silenzio – 27 Accettazione – 37 Esodo – 47 Esilio – 55 Passaggio – 65 Posterità – 65 Segni – 68 Dalla processione civica del 1512.. – 70 ..alla Macchina di Santa Rosa – 74 Un roseto di santità – 80 La Processione del cuore e il Corteo storico – 85 Attualità – 89 Epilogo – 92 Bibliografia essenziale – // Un percorso del cuore e della mente sulle orme di Rosa // – 100 Premessa – 101 Rosa, donna in ascolto: la visitazione – 104 Rosa, donna sofferente: dalle ferite della vita alle feritoie della grazia – 106 Rosa, donna consegnata: veste l’abito della penitenza – 108 Rosa, donna minacciata: il coraggio dell’integrità – 111 Rosa, donna donata: l’Amore più grande – 114 Rosa, donna di misericordia: le parole di “Vita” – 116 Rosa, donna affidata: l’esilio – 119 Rosa, donna riconciliata: il rifiuto – 121 Rosa, donna fatta Chiesa: un corpo incorrotto – // 124 Lettura dell’icona di santa Rosa da Viterbo//

2 thoughts on “Santa Rosa, Tuscia, borghi suggestivi, Viterbo.  Qualche appunto. 

  1. Esiste anche Santarosa nel nord della California un centro di un’importanza certa Attualmente vi risiede Teddi Grossman vedova di Jules

    • Grazie caro Allaman, so che ci sono più sante il cui nome è Rosa e più località denominate “Santa Rosa” nel mondo; alcune si riferiscono proprio a Santa Rosa da Viterbo. Grazie dell’indicazione. Approfondirò volentieri.

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