Mastri e mastrini. Elogio dell’appunto.

L’appunto. “Prendo un appunto”, “me lo scrivo”, “me lo segno”, “lo registro sul tablet”….
Frasi che tutti noi abbiamo detto chissà quante volte. Ma che fine fanno gli appunti? Alcuni restano sulla carta impressi accompagnati a scarabocchi e disegnini vari, memoria storica di pregresse telefonate. Altri, non so se la maggioranza, finiscono nel cestino dopo essere stati trascritti altrove o aver assolto alla loro funzione.
Diverso destino paiono avere gli appunti raccolti in appositi mastrini, libriccini, quadernini, blocchetti.
Tali appunti riletti possono rappresentare una ricchezza, come esercizio mnemonico e come valutazione a posteriori di eventi, persone, appuntamenti. Possibilità dunque di bilanci a distanza; cosa è avvenuto realmente di quanto previsto? E via partono riflessioni: “Guarda chi avevo menzionato?”, “Chi era questo/a?”, “Pare ieri!”, “Oddio quanto tempo è passato!” (contraltare del precedente a ricordarci la relatività psicologica del tempo!), “Questo proprio non lo ricordo, anzi neanche lo capisco!” (ci dicevano che chi non capisce la sua scrittura…)

A proposito di una modalità particolare di raccogliere appunti con pagine numerate, testo in 2 colonne (reperto occasionale mostratomi da un amico, databile anni ’80 ca). La colonna di sinistra si riferisce a eventi, per lo più assembleari, congressuali, talora conviviali. Gli eventi sono descritti talora sommariamente, talora minuziosamente. Sono presenti periodi riferibili a citazioni, quasi sempre virgolettati. Quasi tutti gli eventi sono datati, talvolta precisando anche ora e luogo, oltre al giorno, mese e anno di svolgimento. La colonna di destra è collegata alla sinistra , ma in modo tutt’altro che palese. Sono evidenti collegamenti con il testo della colonna sinistra, ma in senso allegorico, metaforico, simbolico, non meglio definibile. E’ possibile che si tratti di una strategia operativa di organizzazione del materiale, ovvero di diversa (ri)scrittura del materiale a creare un nuovo testo.

Sono descritti quaderni di appunti divisi preventivamente in varie sezioni, sì da prporre una propria organizzazione della conoscenza. Trattasi in genere di raccolte di scritti a forte contenuto autobiografico, riflettendo le varie sezioni interessi personali, lavorativi, ricreativi etc.

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Ma ecco il testo originale della mail pervenutami, ove si segnalava il reperimento di 4 manoscritti

1. Adrianus.(Quello a cui si è accennato; non è chiaro se Adrianus sia il nome, eventualmente “storpiato” dell’Autore, se sia uno pseudonimo, o se sia il nome attribuito al quaderno così antropomorfizzato)
Pagine numerate, testo in 2 colonne.
La colonna di sinistra si riferisce a eventi, per lo più assembleari, congressuali, talora conviviali. Gli eventi sono descritti talora sommariamente, talora minuziosamente. Sono presenti periodi riferibili a citazioni, quasi sempre virgolettati. Quasi tutti gli eventi sono datati, talvolta precisando anche ora e luogo, oltre al giorno, mese e anno di svolgimento.
La colonna di destra è collegata alla sinistra , ma in modo tutt’altro che palese. Sono evidenti collegamenti con il testo della colonna sinistra, ma in senso allegorico, metaforico, simbolico, non meglio definibile.

2. Senza nome.
Nell’estensione di questo testo di oltre cento pagine, la numerologia deve essere stato un criterio importante, nella redazione di quest’opera, che appare divisa in 44 capitoli , ognuno dei quali suddiviso in 4 paragrafi. L’opera ha un indice molto ben strutturato, tuttavia frequenti ripetizioni, anche molto lontane nel testo una dall’altra, fanno assomigliare il documento ad una sorta di zibaldone.

3. Libro scritto in lingua incomprensibile.
Difficile dire se è un testo a sé stante o se invece è la traduzione o la criptazione di altro testo. La teoria della criptazione sembra più probabile; è avvalorata dal fatto che nel testo sembrano esserci vocaboli e costruzioni grammaticali di vario tipo, probabilmente inserite in tempi diversi e con diverse modalità: sostituzione di parole intere con parole di altre lingue, sostituzioni do desinenze finale, e, probabilmente anche sostituzioni di vocali con altre vocali, o ancora sostituzioni di vocali con dittonghi.

4. Appunti su un Borgo.
Insieme ad Adrianus è questo, probabilmente il testo più aderente alla realtà. Persone, luoghi, date, sembrano essere reali.

A partire da questa mail potremo fare varie considerazioni.

Il titolo dell’elemento n. 1, “Adrianus” non può non rimandare al testo “Memorie di Adriano” di Marguerite Yourcenar (1951). Il libro, costituito da 6 parti, è sostanzialmente una lunga lettera che l’Imperatore scrive a Marco Aurelio, allora diciassettenne che diverrà suo nipote adottivo e suo. Si noti che il titolo completo del libro è “Memorie di Adriano. Seguite da Taccuini di appunti”. Tornando a noi è possibile che l’estensore sia stato inflenzato dalla pubblicazione citata, facendo una sorta di citazione libera ovvero un Taccuino che porta il nome di Adriano. La foggia del quaderno (vista tramite immagine spedita per email) è quella dei vecchi quaderni marroni, formato A4, che venivano usati per contabilità (appunto libro mastro!), ma con una differenza, ovvero che il “mastro” aveva righe orizzontali, ma anche una quadrettatura sulla parte destra della pagina, che, molto verosimilmente, serviva per scrivere ordinatamente delle cifre e poi farne agilmente la somma. Qui invece c’è una semplice rigatura.
Gli appunti sono stati presi nell’arco temporale di quattro anni, sempre uguale – forse tranne una pagina – calligrafia. Gli appunti sono tutti datati, tra un appunto e l’altro non passano mai più di 7-8 giorni.

adrianus

Elemento 2. “Senza nome”. Non può non saltare all’occhio la presenza, molto verosimilmente non casuale, del numero quattro. Avremo modo di parlarne!
(Viene a mente, anche se con debole associazione logica, ma forte associazione di significato: “È senza dubbio stimolante il parallelismo che si instaura tra l’affermazione in matematica del concetto di funzione e il riconoscimento in psicologia di quello di relazione” in P. Watzlawick, J. H. Beavin, Don D. Jackson, Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi, Astrolabio 1971)
Elemento 3. Trattasi di qualcosa di straordinario. Un manoscritto in lingua incomprensibile. Ci si chiede se si vuol tenere segreto al lettore ciò che ė scritto, o, se al contrario, si invita o meglio si sfida il lettore decriptare il testo? Propenderei per la seconda ipotesi.
Elemento 4. Si raccontano fatti, di descrivono luoghi; si assiste ad una cronaca garbata, forse un po’ superficiale. Colpisce forse più di ogni altra cosa il riferimento a fatti (almeno apparentemente) di importanza non rilevante, a eventi che paiono apparire più a cronaca minore che ad una vera e propria storia, una storia minore, anche curiosa e piacevole alla lettura, ma oggettivamente poco chiaro per quali e soprattutto quante persone possa rappresentare oggetto di interesse.

Appendice. Ecco un testo ricopiato dal sopracitato “Appunti sul borgo”; precisando che non si possono escludere errori di lettura e/o di copiatura dal testo originale. Le parole incerte sono seguite da tre punti  interrogativi tra parentesi, quelle indecifrabili sono sostituite da tre punti interrogativi : Ecco il testo:

Son proprio a un quadrivio (?)
Che forse è improprio definire ???
Un corso, anzi IL corso
Si apre (???) nella piazza
E un pezzo di piazza
Che piazza non pare
Taglia quel corso
E passando sotto un arco
Prosegue verso altra piazza
Spettacolari scenari ???
Di altri tempi
Oramai quasi scomparsi
Fascino immenso degli antichi borghi!

[continua]

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A margine: 
Quei libri
che proprio
sembrano non voler
a nessun costo farsi leggere!
Quei libri
fortuitamente ritrovati
o forse  solo trovati proprio per caso
e inaspettatamente letti tutto d'un fiato
E questo non vale per la lettura dei libri soltanto
ma anche per la scrittura di un libro o di un racconto
per la pittura di un quadro
per mettere insieme dei versi
per molte, moltissime altre cose....