Questionari ed eventi formativi. Una risorsa

congressistiIn questi ultimi tempi si sente spesso parlare di crediti formativi di eventi accreditati, di formazione a distanza o FAD e di altri concetti a questi collegati.

Con la consapevolezza che il tema trattato non possa interessare larghi strati di popolazione, vorrei fare qualche riflessione su un singolo elemento della galassia formazione.
L’autore si ritiene esonerato da obbligi di completezza dell’informazione pur cercando di raggiungerla nei limiti del possibile.

Torno ai singoli elementi, alludo ai questionari.
Ogni evento formativo prevede la somministrazione di questionari, di solito due: quello di apprendimento e quello di gradimento. Accanto a questi ve ne sarebbero anche altri destinati sia ai discenti che ai docenti, ma limitiamoci ai due indicati. Il questionario è appunto, un obbligo normativo, ma non è solo questo: lo vedremo.

Il Questionario di gradimento di un evento formativo è uno strumento utile, probabilmente molto più utile e potente di quanto si immagini.
Ribadisco, se dovessi dire che parlare di QdG in un blog come questo è cosa fondamentale, molto verosimilmente direi una bugia. Parimenti se dico che non è vietato parlarne, e che possono esserci persone interessate alla lettura, anche solo per mera curiosità, non dico niente di falso. Allora diciamo che si parla di QdG per poche persone a cui interessa e per qualche curioso che occasionalmente passa di qui e legge.

Tornando al questionario di gradimento – mi riferisco a quello somministrato al termine di un evento formativo – è sì uno strumento di valutazione, ma è anche (se si esamina dettagliatamente)  un modo di vedere con gli occhi degli altri, di cogliere l’empatia o il disagio e di verificarne la similitudine ovvero la diversità con quanto percepito in aula.

Molti questionari di gradimento (quasi la totalità) hanno subito una sorta di standardizzazione, che si realizza in una serie di scale a 5 intervalli.
Il compilatore è invitato a contrassegnare una casella (per restar nella metafora un gradino) della scala. Sostanzialmente si va da “male-discretamente-normale-bene-benissimo” ovvero “Non rilevante – Poco rilevante – Abbastanza rilevante – Rilevante – Molto rilevante” o ancora “Scarsa – Mediocre – Soddisfacente – Buona – Eccellente”. Vengono esplorate in questo modo qualità di competenze dei docenti, chiarezza espositiva, clima d’aula, coinvolgimento e quant’altro.

Si noti, quando si ottengono punteggi molto bassi, o comunque non soddisfacenti per la “chiarezza espositiva”, si controlli attentamente che non vi sia una significativa differenza di linguaggio tra docente e discenti. Non è infrequente che un addetto ai lavori parli un linguaggio troppo tecnico  magari in buona fede – a un pubblico non esperto.
Vari sono gli elementi che suggeriscono che il questionario sia stato stilato distrattamente o comunque senza interesse (e se molti questionari sono stati riempiti senza interesse è un segnale!). Questionari in cui sia stata meccanicamente contrassegnata la colonna all’estrema destra (dove sono indicati i punteggi più alti) non sempre equivale a un tripudio.

Sarebbe buona regola – quando possibile – somministrare questionari contenuti totalmente in una sola facciata del foglio. E’ osservazione comune che una parte residua, magari anche minima, di domande sul retro del foglio risultino “bianche”.

Ma la parte del questionario più importante per chi organizza eventi formativi, è quella dove i discenti sono invitati a segnalare, in maniera aperta e non con la crocetta, proprie valutazioni, critiche, criticità. Prima della consegna dei questionari è utile sollecitare garbatamente i destinatari alla corretta compilazione, sottolineando l’utilità del loro contributo per la programmazione e la progettazione di eventi futuri. Tale sollecito deve essere molto garbato; non deve in alcun modo essere inquisitorio nè suggestivo.L’anonimato deve essere garantito. Ciò significa che lo scrivente deve percepire la garanzia di riservatezza.

La risposta aperta, è ovvio, comunica molte più informazioni della crocetta apposta nella casella, tuttavia è opportuno fare alcune precisazioni.
Lo spazio lasciato allo scrivente deve essere sufficientemente ampio (non tutti hanno una spiccata capacità di sintesi). Del resto la breve scritta lapidaria di due o tre parole, così come il “romanzo” ovvero un lungo messaggio scritto fitto fitto, hanno un loro significato. Non raramente coloro che scrivono lunghi commenti seminano tracce di coinvolgimento (spesso affettuoso, qualche volta rabbioso). Non escluso in questo tipo di messaggio il “discorso diretto” o – mutuato dal web – l’uso delle maiuscole a significare “sto gridando”.

Ecco un esempio di discorso diretto con tanto di punti esclamativi e virgolettato:
Gli aspetti pratici. Nella nostra attività quotidiana “vorremmo imparare a riconoscere un cuore normale da uno patologico!!!” (si tenga presente che il discorso diretto, sovente indicatore di rabbia coinvolgente, trova il suo analogo nel linguaggio odierno del web nella scrittura a lettere maiuscole).

Non mancano esempi di coinvolgimento, o, al contrario, distanziamento.

“Come le emozioni possano esprimersi in immagini e come le immagini possano emozionare in un alternarsi e in un procedere nello stesso tempo fino a raggiungere… “metamorfosi” vere e proprie.”
Questa affermazione, di coinvolgimento, all’interno di un questionario di gradimento di un corso andato davvero bene era la risposta alla domanda “Quali sono stati a Suo avviso gli aspetti più interessanti e positivi?”

Talora nel descrivere i limiti di un corso vengono usati avverbi dubitativi come “forse”, “probabilmente”; è frequente altresì l’uso del condizionale. Probabilmente è una sorta di minimizzazione, tesa a a non inficiare un giudizio globale molto favorevole sul corso!

Nella stragrande maggioranza dei corsi svolti, alla domanda “Ha avuto delle difficoltà?”, la risposta è un plebiscito di “no”, quando ci sono molti “si” e ancor più la descrizione di una o più difficoltà (poco conta che siano reali o percepite) il dato deve far riflettere molto.

La valutazione dell’attività di docenza è un mondo a parte. Quando gli oratori sono numerosi è richiesta una valutazione complessiva, e ciò, probabilmente, semplifica le cose. Quando i docenti sono pochi, o addirittura due soli, si può assistere a degli allineamenti eccessivi nel giudizio; ciò non esclude che la valutazione possa veramente essere identica per entrambi i relatori, tutavia talora è legittimo il sospetto che altre motivazioni abbiano indotto a valutazioni fotocopia.

Avevo in mente di teminare questo articolo con la parola “Fine”; cambio idea e finisco con un’altra parola: “Continua”!