Il cielo di Adriano. Mostra di Adriano Danti al Donatello

Il cielo di Adriano. Mostra di Adriano Danti al Donatello

Adriano Danti ha scelto un verso, un grande verso, per il titolo della sua ultima mostra personale: “Sopra di noi solo il cielo”. Il brano da cui sono tratte queste parole è “Imagine” di John Lennon, una delle più belle canzoni di tutti i tempi. La Mostra è quella inaugurata il 31 gennaio 2015 a Firenze presso lo storico sodalizio del Gruppo Donatello.
Di un’opera o di una serie di opere, come del resto di altri tipi di esperienza, può essere fatta una lettura; la lettura qui riportata non è definitiva nè assoluta. E mai ha preteso di esserlo.
Nell’opera di Adriano si incrociano vari tipi di memorie e si sa, semplificando assai, “La memoria fa ricordare un po’ quel che gli pare”.
La memoria della “Macchia” non poteva non essere presente, per motivi familiari o addirittura genetici. Sono stati infatti post macchiaioli ben tre Danti! Gino Danti(1881-1968) nonno di Adriano, Amleto Danti (1904-1997) padre di Adriano, eoltre ai predetti nonno e padre è stato pittore post-macchiaiolouno anche uno zio: Piero Danti (1910-2009).
Con questa premessa forte (e sulla premessa forte ci sarebbe da discutere molto…) la familiarità e la dimestichezza con i pennelli hanno trovato nel Nostro un terreno fertile.
Adriano poi, generazionalmente, è stato uno dei giovani che hanno preso in pieno il fenomeno Beatles (di cui l’Artista è profondo conoscitore), che lo ha musicalmente coinvolto all’epoca e non solo come fans appassionato (si ricordi che l’età in cui Adriano ha incontrato RingoPaul George e John, è quella in cui è forte il “gruppo dei pari” e anche qui tralasciamo, perchè il discorso sarebbe lungo).
La suddetta passione per i Beatles (ma anche per i Rolling Stones, per Dylan e quant’altro apparteneva a quel microcosmo che poi tanto micro non era) non appare da subito nei quadri di Adriano. Anzi non vi appare affatto; le tele sono dall’inizio fino a pochi anni fa abitate da volti e da scorci maestosamente figurativi. E’ solo da qualche anno che nasce una fase pittorica in cui la figurazione tende a non essere così accentuata (ma presente, altrochè!) andandosi ad accompagnare a scritte; quasi sempre tratte dall’universo musicale, quasi sempre fortemente simboliche prima che semplici luoghi della memoria.Compare ad esempio il famoso IF 28, compare lo “Strawberry Fields Forever”, compare “Blowin’ in the wind”.
In questo passaggio, c’è sicuramente una riduzione (modesta) della figurazione a favore di una libertà che comunque non è astrazione; c’è un’aggiunta di messaggi (e non solo quelli scritti)e di simboli che tendono a sempre maggiormente a rappresentare e contemporaneamente a riprodurre in minor misura.

E’ un’arte quella di Adriano che tende al mutamento, al cambiamento. Ed è un cambiamento che, con il suggerimento, ma forse un vero e proprio invito, al ricordo della maestria pittorica di chi ci ha preceduto e a quello della memoria collettiva sociale e musicale (con aree di sovrammissione) , si avverte piacevolmente.

sff

[Continua]