“Fra realtà e memoria”, opere di Alessio Salvestrini e di Maila Stolfi

Bozza provvisoria ad uso interno (comunque visibile e leggibile, ricordando al lettore che il documento non è definitivo)).

“Fra realtà e memoria” dunque. Concetto che possiamo riassumere anche nel doppio dualismo, forse più usuale e consueto, “realtà/fantasia” “presente/passato”.
Realtà (e non perdiamoci nei gorghi del suo concetto e del suo significato alla ricerca di certezze e di assoluto) diversamente espressa: realtà urbana, realtà osservata e/o percepita, realtà storica. E nell’arte in genere e quindi anche in questa, una realtà si affianca alle altre: la realtà dell’anima.§
Memoria e memorie. Ricordi semplicemente, ma anche rielaborazione, riattualizzazione, rilettura di memorie.
Rapporto privilegiato tra ricordo e immagine nel ripercorrere un’esperienza, immagine a complemento di un testo, immagine come ricordo che si impone, immagine come elemento comune in queste fotografie e in queste pitture.
“Fra realtà e memoria”. Titolo, titolo di mostra, mostra collettiva, sì, ma di fatto due personali di due artisti. Trattasi di un fotografo, Alessio Salvestrini, e di una pittrice, Maila Stolfi; trattasi dunque di foto e di quadri.
Fin qui niente di strano è fin qui niente di nuovo. Ma forse un elemento di novità, lo possiamo reperire: foto non convenzionali, pitture non convenzionali. Le foto sono assai personalizzate, fortemente caratterizzate e accentuate dal colore che più che gradazione pare assumere la forma dell’emozione dell’Autore; le pitture hanno una matrice materica e un senso della profondità, talora di una doppia lettura su due piani, che va ben oltre la tentazione della terza dimensione.
Ponte tra due diverse espressioni artistiche ma forse ponte anche tra luoghi della realtà e luoghi della memoria: eccolo il titolo!
Non sta scritto da nessuna parte che per forza esista un nesso, un collegamento, tra due artisti che condividono uno spazio espositivo; tuttavia se un evento viene a determinarsi, se ben si va a vedere una qualche ragione perché si sia determinato in quel modo non in altro, sempre o quasi, lo reperiamo.
Ponte tra fotografia e pittura ovvero reciprocità che si spinge fino a presentare soggetti tipici dell’una, in diversa modalità, nell’altra.
Gioco di spazi aperti e di muri che – tratto qui comune ai due artisti – sembrano voler non riconoscere perimetri e fuoriuscire (ora ai lati della cornice, ora verso lo spettatore) dalla tela e al tempo stesso avvicinarsi e incontrarsi* –  ponte tra luoghi della memoria (la memoria di un popolo, di una nazione, di una civiltà, del mondo intero, altro non sono che la sommatoria, anzi di più, delle singole memorie individuali) e in questo senso anche i Nostri concorrono attraverso il loro contributo di memoria individuale alla creazione di una memoria allargata, forse di ricordi familiari, forse generazionale, forse di militanza artistica; c’è poi un ponte tra luoghi, tra sodalizi cittadini (individuando qui un particolare rapporto tra luoghi particolari, ovvero i luoghi dell’arte che vanno ad affiancarsi ai luoghi della famiglia, del lavoro, dello studio.

I muri “addobbati” di Maila e l’archeologia industriale e gli spazi aperti della campagna senese di Alessio rimandano a vissuti personali, forse anche di età lontane, e a vissuti collettivi come quello del mondo del lavoro, non esenti da toni anche drammatici, comunque sempre dotati di potere evocativo e capaci di suscitare emozioni.

*non può non venire in mente (nessuna paura di citare i contemporanei!) “La collina dei ciliegi” di Mogol-Battisti nel punto preciso “… respirando brezze che dilagano su terre senza limiti e confini ci allontaniamo e poi ci ritroviamo più vicini e più in alto e più in là …”

[continua]

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