Ci sono cose che….

“(…) Si impara dall’analisi della propria storia, si impara apprendendo da se stessi e si inizia a coltivare un vizio che ci riporta, se lo desideriamo, ai nostri anni adolescenti (…)”
(Duccio Demetrio, Raccontarsi, l’autobiografia come cura di sé. Cortina Editore 1996, p. 15)

Ci sono cose che sono davvero difficili da raccontare. Ci sono cose che anche chi le ha vissute riesce malamente a far capire (specialmente a persone molto più giovani). Ci hanno insegnato che la storia è fatta di date e di personaggi, ed è vero. E’ relativamente facile ricordare date e avvenimenti relativi a tali date; è facile ricordare anche personaggi, anzi più che facile al punto che dalla memoria del personaggio si risale più facilmente alla storia dell’epoca in cui esso è vissuto.
Ci sono cose che è invece difficile trasmettere: le atmosfere, le emozioni, il clima di vita. Tale difficoltà la ritroviamo anche nel raccontare periodi vissuti in prima persona. Ci sono cose che ci dobbiamo rassegnare a ricordare e riferire solo parzialmente. L’anima di quelle cose appartiene solo a loro. O così sembra. L’anima non si racconta; quante volte abbiamo detto a qualcuno di non trovare le parole per raccontare qualcosa e – appunto – concludere con la frase “È difficile da raccontare, anzi è impossibile”. Eppure quelle cose (viene a mente, per inciso, Marie Cardinal, che chiamava “la cosa” il suo disagio, nel suo libro “Le parole per dirlo”), che non sappiamo raccontare, riferire, noi le abbiamo vissute, le ricordiamo, e attraverso il ricordo le riviviamo.

Composizione (1999 ca)