Ritorna Novembre e ritornano le sere di Novembre

IMPORTANTE. MI ERO RIPROPOSTO DI INIZIARE NOVEMBRE CON UNA SORTA DI DIARIO DEI PRIMI GIORNI. AVEVO INIZIATO A SCRIVERE QUESTO ARTICOLO IN MANIERA LEGGERA, ANCHE UN PO’ ALLEGRA. MAI AVREI IMMAGINATO COSA SAREBBE SUCCESSO A PRATO A CAMPI E IN ALTRE ZONE DELL’AREA FIORENTINA A CAUSA DELLE ESONDAZIONI. NATURALMENTE IL TONO CAMBIA CON LE NOTIZIE DEL 3 NOVEMBRE. HO DECISO COMUNQUE DI LASCIARE LA PRIMA PARTE (RELATIVA A 1 E 2 NOVEMBRE) NON PER MANCANZA DI RISPETTO, MA SOLO PERCHE’ ERA STATA SCRITTA PRIMA DELLE TRISTI NOTIZIE.

1.11.2023. “Verranno le sere di Novembre” ovvero il titolo di un quadro di cui ho già parlato in passato. La citazione (che poi è un’autostazione) è in realtà una scusa per parlare di Novembre in senso lato. Verranno (ancora una volta) le sere di Novembre. Verranno tra poco, perché oggi è il primo di Novembre ed è mattina. E faccio un acquisto on line – PERCHE’ PER FORTUNA SI PUO’ FARE ANCHE SE E’ UN GIORNO FESTIVO – Sì è vero, ma con la carta di credito valida! E nella migliore delle tradizioni di Murphy e simili, la Carta è scaduta ieri! Niente di male, sicuramente quella nuova è stata spedita ed è in casa! Mezz’ora per trovarla, e fortunatamente è stata trovata. Era ancora allegata alla lettera della banca. Benissimo. Tra l’altro l’Istituto scrive che il PIN è immodificato e che per attivare la carta basta andare ad uno sportello Bancomat e fare un’operazione qualsiasi. Ovviamente il PIN è andato perso, o forse più correttamente è stato dimenticato. Naturalmente queste cose nel succitato metodo Murphy accadono in un giorno festivo! Vari tentativi a numeri verdi non portano ad alcun risultato.

2.11.2023 Notizia sintetica: Ritrovato il PIN. O meglio: telefonato al numero verde che ieri non forniva operatore e ricevuto consiglio per recuperare il PIN. Si può fare on line! Che bello! Ma subito dopo scopro che NON si può fare on line perché la carta è oramai obsoleta! Delusione: non era una buona notizia! Notizia buona di riserva: la carta pur obsoleta (modello superato) funzionerebbe ancora bene se solo si ritrovasse il PIN (diversamente si dovrebbe farne una nuova). Pertanto anche quella di riserva non era una buona notizia! Mi rassegno a fare una carta nuova (che è una bella rottura) e, dopo aver preso fortunosamente un appuntamento, mi dirigo in banca, ma proprio quando ero per la strada ecco che arriva una notizia buona davvero (al mio paese si direbbe “Perdavvero”): il PIN è stato ritrovato e la carta funziona! In tarda serata inizia a piovere forte, ma forte per davvero! E penso che fortunatamente ho onorato i miei cari scomparsi lo scorso 29 Ottobre. La seconda sera di Novembre si conclude con la tradizione delle “Ceneaissusci“. Evento che si ripete un paio di volte all’anno (qualche volta anche tre o quattro; alte volte anche solo una) con i miei amici storici: Alessandro, Francesco, Paolo (in ordine rigorosamente alfabetico).

3.11.2023 Triste risveglio. Si scopre che la bella serata passata allegramente al ristorante, è stata per molti altri assai triste. Infatti la forte pioggia iniziata ieri ha provocato allagamenti e ingenti danni specialmente (e non solo) nell’area di Campi Bisenzio. Un brutto inizio di Novembre. Molte emittenti nazionali e locali trasmettono aggiornamenti continui su questa grave emergenza, che pare essere seconda solo a quella del 1966. Telefonate ad amici ci descrivono la brutta esperienza: automobili sommerse, interruzione di erogazione di acqua e luce. Due amici di Campi ci hanno detto di essere prigionieri in casa; due immagini prese dalle loro finestre mostrano un lago e le automobili posteggiate hanno l’acqua fino ai finestrini. Un altro amico, Paolo, che vive a Vaiano fortunatamente, è il caso di dirlo, non è potuto venire alla cena di iersera: nella migliore delle ipotesi sarebbe rimasto bloccato al suo ritorno a casa. A mezzogiorno e mezzo circa è passata l’ondata di piena dell’Arno; speriamo che si vada verso un pur lento miglioramento.

4.11.2023 Il maltempo presenta il terribile conto: almeno sette vittime e anni incalcolabili. Il dolore di questi giorni non può non evocare il ricordo di un altro Novembre, quello del 1966.

OVVIAMENTE IL PRESENTE ARTICOLO VERRA’ AGGIORNATO.

Quanto segue era una sorta di nota di accompagnamento al testo relativo a 1 e 2 Novembre.

Gia nel 2019, quattro anni fa parlai di un quadro intitolato “Verranno le sere di Novembre“. Allora pensai che la scritta in basso a destra fosse il titolo. Oltre alla suddetta  “Verranno le sere di Novembre“, ne comparivano altre tra cui “Era il 2 Maggio 1961 ma io non ero là”, “Il tempo è dalla nostra parte” e “Grande è la Diana degli Efesini”; compaiono anche due scritte enigmatiche: “Sie” e “A40” di difficile decriptazione (acronimi?).

Performance di Riccardo in onore di Nino. 15 Settembre 2023


Performance di Riccardo in onore di Nino

“Felice, anche nella prigionia della città, chi riesce a conservare per tutta la vita la chiave di questa casa di campagna, per rifugiarvisi ogni tanto, e ritrovarci in fedele attesa le care immagini del suo segreto, non intorbidato dal tempo!” (Sono parole di Piero Calamandrei, citate da Franco Antonicelli nell’Introduzione al Libro di Calamandrei”La Casa di Campagna”, La Nuova Italia, 1965, p. XI)

Il ricordo di Nino Sforzi a dieci anni dalla scomparsa (1925-2013) da parte del figlio Riccardo. Una commemorazione, una biografia.

Un ricordo sicuramente emozionante, non un ricordo convenzionale.

Flash di vita vissuta in gran parte a Ronta nella bella casa di famiglia di pietra serena edificata nel primo novecento. Una prima curiosità toponomastica. A Ronta, ma in realtà un po’ in ogni paese viene talvolta caratterizzato un luogo con il nome di chi ci abita; così come come non lontano ci sono la “curva del Lapi” la Madonnina del Cianfanelli, in via della stazione c’è un modo di definire il tratto compreso tra il tombino e il la fine del muraglione, e il modo di definire è proprio “Gli Sforzi”.  

La bella casa, oggi frazionata in tre appartamenti delle famiglie degli altrettanti fratelli Sforzi, in passato è stata la “Pensione Sforzi”. La pietra serena della facciata della casa dialoga con il grande muraglione antistante. La casa ha una torretta che grosso modo è all’altezza dei dei binari della vicina stazione.  Ancora tra le caratteristiche della casa le marcature in mattoni misti a due teste uno trasversale e due a coppia e i cordoli in cemento armato antisismici.

Queste  ed altre minuziose descrizioni di dettagli, di particolari non sono semplice descrizioni architettoniche, ma hanno un grande valore simbolico. Riccardo tratteggia questi semplici elementi come “creature di affezione” di morandiana memoria. Sono tutte cose vissute e anche rievocate, raccontate  tante volte e per tanti anni da Nino proprio nella terrazza. 

Il 15 settembre 2023 Riccardo ha rievocato moltissimi di quegli episodi proprio sulla  terrazza della bella casa di pietra.

Alla manifestazione hanno partecipato come  spettatori parenti ed amici. Non moltissimi, ma assai attenti e coinvolti. La “Chiacchierata magistralis” di Riccardo si è trasformata  di tanto in tanto in colloquio con i presenti; queste interazioni hanno arricchito la discussione con puntualizzazioni e aggiunte di ulteriori dettagli.

Non è stata dunque una esposizione biografica fatta di fredda cronologia, ma  una selezione  di ricordi di significativi eventi  vissuti da Nino. Si sono succeduti ricordi di momenti epici, momenti dolorosi, momenti felici; tutto sembra alludere, per dirla con Renato ne “I migliori anni della nostra vita”, come  “Ogni giorno sia come una pesca miracolosa”. Ed effettivamente nella serata sono stati rievocati giorni e fatti lontani ma ancora vivissimi nella memoria. Gran parte  dei ricordi sono riferiti al periodo 1925-1960.  Scelta di campo o riserva di approntare una prossima puntata, una prossima chiacchierata, altri anni altri fatti altre emozioni legate a Nino? Chissà! Conoscendo Riccardo nulla  è da escludere.

Alcuni ricordi. A partire dal nome; Nino si chiamava in realtà Gaetano, con l’usanza dell’epoca (e forse anche meno frequente ancora presente) portava il nome del nonno. Ma dato che sua mamma Dorotea da sempre lo aveva chiamato Nino per tutti era e resterà Nino. E questa notazione introduce proprio la figura della nonna Dorotea e del suo ruolo sociale assai importante, quello di maestra elementare. Nino, che è stato un gran lavoratore – a volte i numeri ci sorprendono – era nato proprio nel giorno in cui il lavoro si celebra: il primo Maggio del 1925.   A proposito di lavoro Riccardo ricorda come  “essendo stato geometra e poi architetto per tanti anni gli ho fatto il portaborse e ho girato per uffici tecnici genio civili conservatorie catasto e ho visto  l’iter della professione e l’ho conosciuta direttamente”. 

Sono state rievocate giornate felici come quelle in cui si svolgevano allegre gite in auto, spesso in direzione mare,: “Davanti mamma e babbo nel sedile posteriore e nello strapuntino tutti noi figli”. Sono state rievocate le giornate scolastiche, che vedevano protagonista Nino, e anche la sorella Fiorella che sono stati alunni …della propria mamma! Non si pensi a nepotismi e a conflitti di interessi, siamo negli anni ‘30 e scuole e insegnanti non erano numerose! Su questo punto Fiorella, zia di Riccardo, è intervenuta  nella discussione: “Quando veniva il direttore mia madre gli diceva di interrogare sua  figlia perché lei deve sapere!” 

Rievocazioni di momenti anche assai più tristi come i giorni difficili della guerra e dei bombardamenti. In particolare Nino aveva vivo il ricordo, e spesso lo raccontava, di una fortunosa circostanza. Si trovava a Firenze in via San Zanobi quando cominciarono a piovere bombe; il destino volle che il portone di un palazzo sempre chiuso, quel giorno fosse stato miracolosamente aperto, consentendo il riparo e la salvezza.

Questa breve nota non rende certo giustizia alla giornata “Nino”. Pochi passaggi, tra i ben più numerosi, vengono qui riportati. Inevitabilmente, e non è una frase fatta, dovrò rimettere mano a questo scritto per rendere, almeno in parte, giustizia alla bella e a tratti commovente performance di Riccardo.

Obbligatorio sottolineare che i  lavori si sono conclusi in maniera straordinaria con le parole e le note di “La porti un bacione a Firenze” cantata in coro da tutti i presenti.

Quali messaggi dalla “Chiacchierata magistralis”? Molti e con ampie aree di sovrapposizione spaziale e temporale: l’attaccamento alle origini, alla famiglia, al paese natio, ai ricordi. Tutte cose strettamente connesse con la figura di Nino.

E’ importante che resti testimonianza di chi ci ha preceduto, e Nino di testimonianze ne ha trasmesse moltissime – l sottolineo ancora –  anche raccontandole di serate estive, proprio nella terrazza dove si è svolta questa commemorazione a parenti ed amici.

La giornata mi ha fatto ricordare anche testi e documenti WEB consultati precedentemente:

CARLO CELSO CALZOLAI:  RONTA PULICCIANO RAZZUOLO NEL MUGELLO. LIBRERIA EDITRICE FIORENTINA

Calamandrei Piero: La casa di campagna, La Nuova Italia 1965

A proposito di  altre iniziative di Riccardo si veda anche

Giornata Gauguin in Viale Petrarca, Firenze, 16 Giugno 2023 http://robertodellalena.altervista.org/giornata-gauguin-in-viale-petrarca-firenze-16-giugno-2023/ 

E’ sempre stata la più bella http://robertodellalena.altervista.org/e-sempre-stata-la-piu-bella/

Appunti Donatelliani a margine di un anno difficile. Dalla perdita della Giuse alla perdita della sede. E che non si perda anche la speranza. Che fare?

Appunti Donatelliani a margine di un anno difficile. Dalla perdita della Giuse alla perdita della sede. E che non si perda anche la speranza. Che fare?

Contents. Appunti Donatelliani a margine di un anno difficile – Dalla perdita della Giuse alla perdita della sede –  E che non si perda anche la speranza –  Che fare? 

Addio a Giuse Benignetti

Alla fine di Agosto di questo 2023, che é stato un anno davvero poco felice per il Gruppo rimasto senza sede, si é andata ad aggiungere una gravissima perdita. Si è spenta Giuse Benignetti, una colonna fondante del Gruppo Donatello. Qui solo un cenno: il Gruppo ricorderà e commemorerà  adeguatamente Giuse. Ricordo sinteticamente alcuni dati. Giuse ha vissuto l’arte “a tempo pieno”. Inizió giovanissima l’attività di giornalista, è stata critica d’arte, organizzatrice di eventi, collezionista ed esperta di collezionismo (non solo di quadri), scopritrice di talenti (qualità questa che forse non le è stata apprezzata come meritava) e molto altro ancora. Giuse ha militato a lungo nel Gruppo Donatello, storico sodalizio artistico-culturale fiorentino, e agli inizi degli anni ’70 ha contribuito in modo determinante  a farlo rinascere dopo un periodo di rallentamento delle attività. Nel Gruppo Giuse ha  ha ricoperto tutte le cariche fino a quella recentissima di Presidentessa Onoraria. Pressoché sempre presente nel Consiglio Direttivo è stata consigliera, membro della commissione probiviri, sindaco revisore, coordinatrice della segreteria, talent scout. Giuse è sempre stata presente rappresentando un autentico punto di riferimento e collegamento tra i Soci, tra il Gruppo e le istituzioni, e naturalmente tra il Gruppo e la stampa.

Nel 2019 a Giuse è stata consegnata da parte dei Soci del Gruppo Donatello  un importante riconoscimento: la Pisanelliana in onore alla sua lunga militanza e insostituibile attività.

Molteplici le già ricordate attività di Giuse nel mondo dell’arte; accanto alla attività di giornalista autrice di articoli, recensioni, presentazioni, curatrice di cataloghi, si affiancano altre attività come la presenza in giurie di concorsi, le presentazioni di mostre e di libri.

Già nel 1951, troviamo articoli di Giuse sulla stampa cittadina, articoli che annunciano e/o fanno resoconto di iniziative culturali fiorentine (e non solo), in particolare conferenze e mostre di pittura. Difficile pensare al Gruppo Donatello senza di Lei. 

Cambiamo argomento, ma fino a un certo punto!

Delusi, amareggiati, ma determinati

Emozioni Donatelliane attraverso le frasi e le immagini del catalogo 2023. Il primo catalogo del “Donatello fuori sede”, dopo aver dovuto abbandonare i locali di Via degli Artisti dove il Gruppo Donatello svolgeva la propria attività da oltre settanta anni.

Cosa troviamo in questo catalogo? C’é davvero, come recita una frase fatta, “di tutto e di più”.  Delusione, speranza, pessimismo, ottimismo, interrogativi, certezze, citazioni, metafore, attesa, solidarietà, slogan… c’è – e non è cosa da poco – il ricordo di un precedente sfratto che si concluse poi positivamente… c’è la ricchezza, l’essenza, la forza, il senso di appartenenza di tanti Artisti che non mollano e non molleranno mai! 

In questo catalogo dunque il vissuto dei Donatelliani durante la fase di passaggio (ma si può davvero parlare di passaggio da avere una sede ad essere “On The road”? 

Il tutto attraverso 48 vignette, che forse, anzi di sicuro (volutamente “di sicuro” e non “sicuramente”) sono anche molto di più di vignette. Prendo a riferimento, o forse a pretesto, le cinque fasi del lutto di Kübler-Ross: rifiuto, rabbia, negoziazione, depressione, accettazione.

In rassegna.

La negazione non si mostrò strada praticabile, ovviamente! Esisteva una proprietà che rivoleva legittimamente l’immobile. La rabbia, di cui i Donatelliani tutti hanno rivendicato il diritto di esercitarla e lo hanno fatto a pieni polmoni non ha salvato la sede, però ha  generato una gara di solidarietà, forse di proporzioni superiori alle aspettative,  che pur non risolvendo il problema, lo ha fatto conoscere, e ha fatto conoscere meglio anche la storia e la realtà del Gruppo Donatello. Sono giunte persino richieste di adesione!

In quei giorni di Gennaio 2023 enivano a mente le cose più strane, i ricordi più reconditi. Come una frase di Conand Doyle, tratta non come verrebbe spontaneo pensare da un racconto di Sherlock Holmes, ma dall’altrettanto interessante testo anche se forse meno famoso “Il mondo perduto”: “Ci è successa una cosa spaventosa. Chi poteva prevederlo? Non vedo come i nostri guai possano finire. Forse siamo condannati a passare il resto della vita in questo strano luogo inaccessibile. Sono ancora talmente confuso, che non riesco a riflettere lucidamente sulla situazione attuale o sulle possibilità future. Alla mia mente sconvolta la prima sembra terribile, mentre il futuro mi appare nero come la notte”. 

In quel Gennaio 2023, che rimarrà nella memoria come il mese dello sgombero o meglio del “grande sgombero”, mentre tutti o quasi tutti i Donatelliani raccoglievano le cose da portar via, incartavano, impacchettavano, stilavano elenchi, riempivano le bauliere delle proprie auto per dirigersi verso depositi generosamente offerti. In quel gennaio ognuno aveva qualche ricordo da esternare, il più delle volte con le emozioni più varie: rabbia, dispiacere, malinconia. Molti lo hanno tradotto in un’immagine, quella pubblicata sul Catalogo. 

Venivano a mente in quei giorni, tanto per citarne due,  Bruno e la Mippia (i coniugi Bruno Catarzi e Mippia Fucini), venivano a mente quanti, e tanti davvero, avevano calpestato il suolo del Donatello da Mario Moschi in avanti… Il Gruppo nasce proprio nei locali che inizialmente erano proprio lo studio di Moschi… Tanti, troppi, generazioni di maestri, di allievi, di allievi diventati maestri… settantaquattro anni sono tanti. 

Molti i ricordi di oggetti tangibili e speriamo che vengano conservati a lungo. Il murales in piazza Vasari allestito da Enrico Bandelli e Giuseppe Capineri dedicato a Mario Moschi, il murales di via Luna opera di diciotto Donatelliani inaugurato nel 1995 e che oggi avrebbe bisogno di un restauro. E poi andando su oggetti del quotidiano, la trentina di sedie pieghevoli accatastate in parte nello stanzino e in parte in bagno, che alla bisogna trasformavano una delle due stanze in mini auditorium per l’assemblea annuale dei soci, per presentazioni di libri, per conferenze, persino per pieces teatrali. Un divanetto ad angolo donato da un donatelliano appoggiato all’angolo di destra entrando divenuto la sede della infaticabile Giuse. Ancora vengono a mente le varie vite delle due grandi stanze, deputate ovviamente alle mostre, ma anche abbiamo visto, ad altre attività culturali e di tanto in tanto anche ricreativo gastronomico (leggi cene in galleria).

C’è poi  il  “fuori sede” quando l’espressione significava semplicemente “in trasferta”, “ospiti di” e non, come adesso “fuori sede” in quanto la sede non c’è  più. E qui i ricordi sono davvero tanti. In primis le mostre in piazza ogni anno che Dio ha messo in terra; tradizione fermata solo dal Covid e neanche del tutto (pannelli giganti sostituirono i quadri), collettive in varie sedi: dal poligono di tiro alle Cascine, alla mostra con tanto di asta benefica anche questa in area cascine, a Palazzo Medici Riccardi, al Parco Pazzagli, all’ex tempore in Piazza Vasari e chissà quante altre… Ognuna di queste esperienze meriterebbe una trattazione, ma ciò presupporrebbe la stesura di un ben più ampio testo.

Dando un’occhiata all’elenco dei Soci é facile notare che molti sono affiliati da oltre venti anni! Ciò da una parte testimonia la non bassissima età media, dall’altra il tenace e duraturo attaccamento all’Associazione, ovvero il forte senso di appartenenza. Nei ricordi di alcuni Donatelliani descritte anche esperienze sensoriali legati a lunga militanza da far considerare la sede una specie di seconda casa di cui si conosce tutto: persino gli odori, i suoni, i colori! (Viene a mente “Dans une ténébreuse et profonde unité, Vaste comme la nuit et comme la clarté, Les parfums, les couleurs et les sons se répondent” da Charles Baudelaire, Les Fleurs du mal).

Esaminando attentamente il catalogo, possono essere fatte alcune osservazioni. Intanto hanno partecipato alla mostra sociale e quindi anche alla formazione del catalogo ben quarantotto Donatelliani, ognuno con un’opera del proprio repertorio e inoltre con l’opera dedicata al catalogo (in taluni casi le due opere coincidevano). Per il catalogo era stata infatti data una indicazione: quella di collocare entro uno spazio preventivamente assegnato un’opera libera dedicata alla recente crisi provocata dalla mancanza di sede. Le immagini raccolte sono state dunque 48 eseguite anzi create da da altrettanti Donatelliani. Il compito assegnato (che per certi versi ricorda “Il tema proposto” del concorso di fantasia grafica “Questo l’ho fatto io” della settimana enigmistica) è stato variamente interpretato. Ben trentasette hanno inserito nello spazio riservato loro un testo corredato di immagine o se si preterisce un’immagine corredata da testo. Si intende qui per immagine sia un’opera originale, sia una fotografia, sia  un disegno, sia un selfie schizzo. Un numero limitato, per la precisione sette partecipanti hanno riempito lo spazio con il solo testo. Sono stati quattro coloro che hanno realizzato quanto richiesto proponendo solamente un’immagine.

E qui c’è davvero da sbizzarrirsi. Le figure, che abbiamo visto poter essere disegni o foto originali ovvero di repertorio – abbiamo visto – sono state veramente molte e ben assortite.

Bello il fumetto che Sandra ha inserito in una creatura di Liechtenstein, la famosa “Crying Girl” del 1963, a cui fa dire “Che triste futuro ci aspetta senza una nuova sede!!!!” Richiamandosi alla pop art e al suo immediato e semplice linguaggio, mutuato dalla pubblicità e dallo spettacolo, il contributo di Sandra  appare piacevole ed efficace.

Allegoricamente, e forse con una punta di polemica, Giampaolo ha fatto una citazione illustre inserendo accanto al proprio messaggio “il sonno della ragione genera mostri” titolo di un’opera del grande Goya. Un richiamo alla fantasia che se abbandonata dalla ragione genera mostri, mentre se unita alla ragione può generare meraviglie come ad esempio quelle artistiche. E allora che fantasia e ragione ci aiutino!

Interessante e coerente con la propria produzione e con la propria cultura la copertina di LP dei Beatles “HELP” proposta da Adriano. Nella copertina  i quattro Beatles sono in posizione di segnalazione attraverso la disposizione degli arti, a formare la parola  HELP, anche se secondo altra versione la parola sarebbe diversa. Tornando a noi le quattro parole che Adriano mette in bocca a George, John, Paul e Ringo sono decise e inequivocabili: “Non ci lasciate soli!”

Abbiamo poi un  ricordo ancora ben vivo proposto da Enrico: il ricordo della rappresentazione teatrale proposta in piazza, scritta e anche interpretata da Luana, quando nel 2010 ci fu un allarme-sfratto simile a quello attuale, ma in quel caso la situazione fu risolta con un aggiustamento della quota d’affitto accettata dalla proprietà. 

La fantasia non è mancata a vari Donatelliani che hanno prodotto opere originali per lo più schizzi e disegni dai titoli assai significativi: il labirinto di ANTONIETTA, il tendone di Angelo, la barchetta di Ugo, l’attesa di Anna, e quasi un neologismo la “migrarte” di Eliana. 

E ancora “su con la vita” incoraggia Marco, la richiesta di una profezia alla maga di Giancarlo1, la sala di attesa di Giancarlo2, Alaska con tanto di pinguini di Anna Maria, il cavaliere di Filippo, il peregrinare di Luisa, L’interrogativo “cosa dite, ce la faremo?”  di Gianni. 

Per il citazionismo va… citata Barbara che ha ben accostato due frasi di due grandi: William Hodding Carter II e Confucio.

In altri casi la fotografia fa la parte del leone; Renato propone una foto di gruppo del Gruppo (scusate il bisticcio) ove ha inserito il cartiglio in pietra con il motto “ONORATE L’ARTE CHE È VITA DELLA VITA” posto nella vicina Piazza Savonarola sopra al portone del Museo Rinaldo Carnielo.

Quattro Donatelliani sul palcoscenico del teatro Affratellamento durante “Il grande sgombero” proposti da Roberto; e “Il grande sgombero” diventa il titolo di una rappresentazione teatrale immaginaria e i quattro Donatelliani (naturalmente in rappresentanza di tutto il Gruppo) sono gli attori (e forse il Presidente anche regista!) di una commedia speriamo a lieto fine!

Inciso. Un filo ininterrotto lega il teatro al Donatello. infondo un articolo come questo serve anche a ricordare momenti significativi. L’ultima esperienza teatrale ospitata al Donatello risale davvero a pochissimo tempo fa. Si tratta di una rappresentazione liberamente rivisitata della Mandragola di Machiavelli realizzata dalla compagnia di Lucia Bruni e del marito Federico Napoli e talmente recente che durante la rappresentazione noi del consiglio non potremmo seguirla in quanto impegnati nella stanza attigua in una riunione per cercare di evitare l’imminente sfratto. Notoriamente fu inutile come i fatti successivi testimoniano. Il teatro e il Donatello hanno visto negli anni ben altre esperienze. Prima va a tutti va menzionata Luana Lapi autrice di diverse commedie rappresentate sia all’interno della sede del gruppo, sia in piazza Donatello in occasione dell’annuale mostra sociale. 

Altra foto proposta da Giovanni accompagnata da un disegno è intitolata gli irriducibili; é un’immagine fortemente simbolica: si tratta di un fotomontaggio in cui i volti degli storici fondatori dell’astrattismo classico sono  sostituiti da quelli degli irriducibili ovvero cinque Donatelliani. Anche Luana propone una foto accompagnata da un testo è la foto del gruppo con scritto sopra a caratteri cubitali “Chiuso”; é che il Donatello abbia chiuso, ahimè non ci sono dubbi, speriamo che quel chiuso che appare così perentorio  possa essere accompagnato da un avverbio come “temporaneamente”!

Altro inciso (in realtà una divagazione) sulla fotografia e sul teatro. Correva l’anno 2009 o giù di lì e, in occasione di una collettiva sul futurismo furono scattate alcune foto intitolate “Abbey Donatello Road”. Quattro Donatelliani capitanati da Luana attraversavano le strisce pedonali davanti al Donatello alla maniera di John, Paul, George e Ringo ovvero i Beatles, fotografati da altri Donatelliani. Fu una performance nata spontaneamente. Va ricordato che Luana e altri attori erano stati protagonisti di una piece sul Futurismo in sede. Bei ricordi!

Molto carino il gioco di parole proposto da Paolo1 che giocando con le parole pirandellianamente tramuta i “Sei personaggi in cerca d’autore” in “80 Donatelliani in cerca di sede”; 

Patrizia propone un’immagine del grande sgombero con pacchi e suppellettili ammassati alle pareti prima che la sede venga lasciata. E anche qui corre il pensiero con associazioni apparentemente improbabili, ma a una seconda lettura con qualche elemento non proprio estraneo:

E la gente intorno a me / Come un gufo vuole guardare / Ma di strano cosa c’è / Questa casa ha visto amore / Oggi vede un uomo che muore / Oggi vede un uomo che muore /

Sono parole della canzone “Vendo casa” di Mogol Battisti

Non proprio analogie ma richiami. La gente intorno a noi, al Gruppo, in minima parte ha gufato. Al contrario molta, la maggior parte ha solidarizzato, ci é stata vicina, ci ha aiutato nello sgombero. Più ahimè aderenti le righe successive, il Donatello ha visto tante, ma tante pagine di Arte e quindi di Amore per l’Arte. Parimenti c’è del vero nel vedere qualcosa che muore. La perdita della sede è indubbiamente una perdita di identità e per quanto si possa sperare in un nuova sede, inevitabilmente “Niente sarà come prima

E veniamo ai disegni e altro creati ad hoc: “uniti si vince” dicono alcune figure stilizzate proposte da Guido. È anche il titolo di un film, che per sottotitolo aveva “Il sapore della vittoria” speriamo che sia di buon auspicio.

“2023 Un po’ … Al buio … ne usciremo … più forti? … un po’ abbandonati … e … in cerca di casa …” é il testo che accompagna il disegno di Patrizia1; frasi apparentemente slegate, ma a ben vedere singole unità di un progetto complessivo di rinascita e di continuità.

Con una punta di di speranza ma anche di malinconia Rolando propone  un disegno con la dizione significativa “Alla ricerca dello spazio perduto”; curiosamente questo “spazio perduto” è sequenziale al “tempo perduto” durante la pandemia. Coincidenze!

di nuovo Giovanni che abbiamo visto ha proposto una foto accompagnata dalla frase “Gliela faremo”; la forza della sintesi e dell’imediatezza del linguaggio !

Giocando sulla metafora dello sfratto Giusy propone un paguro fuoriuscito dal suo guscio abituale e in attesa di rientrarci, o almeno di trovarne un altro!

Roberto 2 molto succintamente accompagna il proprio disegno da un “Cerco casa”; alludendo chiaramente ad una situazione venutasi a creare inaccettabile 

Silvia correda una sua opera con un messaggio perentorio è davvero sintetico: una grossa scritta “NO”; un “No” che è verosimilmente rivolto alle cose negative e sottintende un “Si” ad andare avanti.

Ancora giocando sulle parole con una sorta di crittografia, Valerio sottolinea come “Non si batte un chiodo” sia nel senso che siamo per la strada sia nel senso che non si può materialmente appendere un’opera al muro; 

Fiorenzo sottolinea la condizione della mancanza di sede con “Sotto le stelle ci siamo ora noi invece si vorrebbe / un tetto sulla testa” rispondendo ad un Benigni che, citando Dante, le stelle è al fine uscito a rivederle.

Paolo2  propone una scalinata percorsa da un Donatelliano che vede all’orizzonte una parola: “SPES”; la speranza é l’ultima a morire, speriamo in una penultima o comunque più prossima soluzione positiva!

Elisabetta propone un ricordo ed anche una piccola poesia sul tema. Elisabetta parla di ricordo di tempi felici vissuti con entusiasmo e di nostalgia per tali tempi. Ma non credo che voglia dire che è tutto finito per sempre. Penso invece che siano parole “scaramantiche” per un nuovo inizio! E mi piace anche citare la  poesia scritta dal suo consorte: “Siam del gruppo Donatello / ogni artista ci è fratello./ Col pennello e lo scalpello Siamo i maghi di ogni bello!”

Ultimo, ma non ultimo, Domenico propone una figura che ricorda un guerriero e forse anche una divinità. In ogni caso è una figura che suggerisce  fierezza, dinamismo, coraggio, e che proiettata forse verso un futuro di speranza e di vittoria. C’è n’è bisogno!

Riassunto dei testi che trasmettono dei pensieri, delle citazioni, delle riflessioni. Riproposte qui, svincolate dalle immagini. Riproposte in sequenza come si potrebbero ascoltare in una piazza dove tante voci si accavallano. Frasi urlate, sussurrate, sottintese, ironiche, drammatiche, autobiografiche, citate da altri. Speranzose, ottimistiche, preoccupate, sconsolate, progettuali, rinunciatarie… Flash, ricordo, proteste, denunce, brevi racconti… Discorsi diretti, metafore, interiezioni, richieste di ascolto e di aiuto, imprecazioni… Memoria, nostalgia, assenza …

“CHE TRISTE FUTURO CI ASPETTA SENZA ‘UNA NUOVA SEDE!!” – Così si recitava nel 2009… ed oggi come andrà a finire? – Conoscere è un bisogno. Non è vero che la nostra esistenza è priva di valore e che noi passeremo invano. E una ricerca che non accomuna solo scienziati e filosofi. Anche il monaco sperduto nel deserto era in cerca delle stesse risposte, sempre per altre vie: scoprire il disegno che da bellezza a tutto, che per lui si chiamava Dio. Non è una vita umana quella di chi non si chiede che cosa sia nato a fare. Conoscere, per Aristotele e Dante, voleva dire contemplare Dio, ma questo significava anche l’allusione del peccato: il desiderio di conoscere che prende il sopravvento sulle preoccupazioni etiche. Quella dignitas dell’uomo come ‘titolo’ della sua padronanza dell’essere. Ecco la verità del serpente: una conoscenza divina, nessun fondamento possibile per il bene e il male. È la sfida dei nostri giorni. Perché conoscere è co-nascere. – REMANDO CON FORZA INSIEME VERSO UNA SEDE –  L’ARTE È PER L’UMANITÀ Un BISOGNO PRIMORDIALE, ESSEnZIALE. L’ARTE. E’ LA NOSTRA UMANITÀ D’INCONTRO lO STESSO NOSTRO PASSATO INCANCELLABILE – “Gruppo Donatello ” ha perduto la sua abituale sede espositiva ma i Donatelliani continuano a lavorare in attesa di migliore e più importante sede. La speranza è l’ultima a morire e fa bene all’animo. – Dimmi maga, che cosa vedi? Ce la danno o non ce la danno – ..saputo dello sfratto sono rimasto senza parole, al tempo stesso mi è apparsa una colonna portante presa a spallate per abbatterLa… il donatello e la sua arte non ne risentiranno… – QUANTO SARA’ LUNGA L’ATTESA? – Alaska. Decisamente di siamo spinti troppo “fuori sede”I! – NON E IL cammino per Santiago ma il nostro percorso di speranza per trovare una sede e riunire il Gruppo Donatello ormai sfrattato. Non ci arrendiamo! La perseveranza é l’unica cosa che ci porterà alla realizzazione del nostro obiettivo –  Sono qui che attendo. Che lunga attesa. Calma e sangue freddo come il mio. – IL DONATELLO

fuori sede: “MIGRARTE”. – Filippo alla ricerca della sede perduta – Non ci lasciate soli – Uniti si vince! – Teatro dell’ “Affratellamento”, Gennaio 2023 Un momento della rappresentazione “Il arande sgombero”. – Il mio percorso artistico degli anni 2022-2023 è stato molto molto difficile. Facendo parte della Fondazione Amalia Ciardi Duprè, abbiamo visto sottrarci, per motivi economici, la nostra sede, il bellissimo Museo voluto da Amalia ed affidato a noi. Altrettanto è successo al Gruppo Donatello nella storica sede di via degli Artisti, Sono comunque riuscita, con la Fondazione, a ritrovare una piccolissima sede dove posso continuare la mia scuola di scultura. Altrettanto vedo fra i soci del Gruppo Donatello che continuano il loro percorso. Per noi artisti l’arte è il futuro che alimenta il nostro spirito, che ci fa sopravvivere nei momenti più difficili. Leggiamo la vita in tutta la sua pienezza e realtà e cerchiamo di trasformarla in immagini concrete. Nessuno riuscirà a fermarci in questo meraviglioso cammino. – Il Donatello 2023, un po’ al buio, ma usciremo più forti, un po’ abbandonati, in cerca di casa.- dopo tanto pellegrinare guardate cosa ci propongono!… Ma si potrà esporre anche dentro? – alla ricerca dello spazio perduto. dove?- gliela faremo! – “Cultura non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma o la capacita che la nostra mento ha di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini. Ha cultura chi ha coscienza di se e del tutto, chi sente la relazione con tutti gli altri esseri (…) Cosicché essere colto, essere filosofo lo può chiunque voglia.” (A. GRAMSCI). – sembra un posto accogliente… … Ecco la mia nuova casa! Ci riuscirà anche il Donatello? – Cerco casa, Gruppo Donatello Firenze (per ora) – Gruppo Donatello: raccontare i miei pensieri di oggi. Sono affascinata dai cavalli. La loro forza, la loro grazia, la loro bellezza, la pura gioia espressa attraverso il loro movimento mi fa capire che come loro, si galoppa con i polmoni, si continua con il cuore e si vince con la perseveranza. E così ecco un gruppo di cavalli in una foresta nebbiosa in viaggio verso una foresta incantata. Uno di loro si sofferma a guardare indietro. forse verso un luogo sicuro e rassicurante. | suoi compagni proseguono, c’è nebbia…” Ma potremmo trovare anche il sole. Andiamo ancora avanti “ Da uno sguardo verso il passato per trovare la forza che aiuta ad affrontare il presente Creare e resistere e resistere e creare – Perché l’arte, come la vita non è fatta solo di bellezza, ma anche di drammi, di ferite profonde e di problemi mai risolti, l’arte parla della vita perché a farla sono gli artisti, come me, come noi, come tutta questa gente che incrocio lungo la vita. (C Vanoni). – Dalle macerie Si riparte …  … speriamo! – “ogni inizio proviene dalla fine di un’altro inizio” Lucius Annaeus Seneca – IL GRUPPO DONATELLO IN MEZZO ALLA STRADA. VERGOGNA! – “Passa un giorno, passa l’altro Mai non torna il prode Anselmo, Perché egli era molto scaltro Andò in guerra e mise l’elmo. Mise l’elmo sulla testa Per non farsi troppo mal E parti la lancia in resta A cavallo d’un caval.. ….già… ma lui  “si mise l’elmo..” e “… le brache avea d’acciar.” E noi? – Qualunque altro posto, fosse anche Palazzo Vecchio, non avrà mai più l’odore del nostro “Donatello?, Via degli ARtisti 2r, Un odore di deceNni vissuTI e ancora presenti, di legno e di polvere, di colori e di carta, di fiori passiti dopo l’inaugurazione. Il vecchio portone di legno, ridipinto PER ANNI  strato su strato, ha chiuso per sempre, dietro il suo malinconico celestino, le store di artisti amici. A chi non lo ha impedito, la lingua sberleffo di Albert Einstein. – Frammenti (di uno sgombero) 2023 – IL DONATELLO FUORI SEDE Che dite, riusciremo a trovare un tetto ?.. – SU CON LA VITA! – …e pensare che avevo già preparato tutto (per la mostra, naturalmente)… – Il Gruppo Donatello. Sei Ottantatre personaggi cerca di autore sede – VI SONO DUE COSE CHE POSSIAMO LASCIARE AI NOSTRI FIGLI: LE NOSTRE RADICI E GRANDI ALI PER VOLARE. PURTROPPO SONO PIU’ GLI UOMINI CHE COSTRUISCONO MURI CHE QUELLI CHE COSTRUISCONO PONTI – Oh Ugo! Allora ‘sta sede? O Gianni, e un si batte un chiodo! Nooooo! E noi allora come si fa a attaccati?! – E quindi uscimmo a riveder le stelle – Sotto le stelle ci siamo ora… noi invece si vorrebbe un tetto sulla testa – Voglio ricordare i bei tempi in cui avevamo un posto nostro per fare le mostre e ritrovarci insieme, scambiarci libri e piccole cose, con questa poesiola buffa ideata da mio marito e che esprime bene il mio entusiasmo e ora la mia nostalgia per il gruppo… Siam del gruppo Donatello, ogni artista ci è fratello. Col pennello e lo scalpello  Siamo i maghi di ogni bello!

Dunque che fare?

Inevitabilmente, almeno in parte, mi ripeterò. Seguendo un’altra chiave di lettura delle immagini del catalogo di cui sopra, passo in rassegna emozioni, propositi, sensazioni, progetti (che alla fine assomigliano ai propositi), semplici riflessioni. Si accavallano e si confondono memoria, nostalgia, assenza e forse, anzi sicuramente, altro.

Le cose da fare non sono poi molte. O si trova un’altra sede, o si sta senza sede, o si chiude bottega! È tuttavia innegabile, tutti lo sappiamo anche se non lo diciamo, che anche ove trovassimo una nuova, difficilmente potremo scordare la sede di via degli Artisti. Troppe mostre, troppe persone, troppi ricordi, troppo di tutto, rimarranno a lungo nella mente di ogni Donatelliano.

Vengono a mente parole come ripresa, rinascita, rifondazione, e simili, ma forse c’è n’é un’altra che in qualche modo è sovraordinata ed è la parola “continuità”.  Speriamo che questo clima di provvisorietà legato alla mancanza di sede non scoraggi i Soci e non favorisca l’abbandono. Sarebbe una sconfitta dell’Associazione e sopratutto della sua storia oramai ultrasettantennale. Un timore non del tutto immotivato, anche se fortunatamente prevale nettamente un senso di appartenenza e di affetto da parte dei Donatelliani.

Privacy da una parte e scaramanzia dall’altra suggeriscono di non fare ipotesi e tanto meno film! 

Grazie di cuore, anche per la pazienza, a chi è arrivato a leggere fin qui!

Riferimenti e bibliografia

Per comodità si ricordano due precedenti note sul tema

http://robertodellalena.altervista.org/un-catalogo-anomalo-ovvero-un-idea-geniale/ 

http://robertodellalena.altervista.org/rogito/ 

Doyle Arthur Conan: Il mondo perduto, Newton Compton, 1993, p. 93

Servizio militare “posticipato” (Sogno di una notte di fine estate”)

Servizio militare “posticipato” (Sogno di una notte di fine estate”)

Abitualmente evito di raccontare i sogni fuori dalle sedi opportune. Evito di raccontare sia i sogni miei che quelli altrui. È una regola che proviene dalla riservatezza e dalla deontologia. È una regola sacrosanta, è una regola che come tale ha le sue eccezioni, che però devono rimanere eccezioni nel senso più autentico. Su questo blog una sola volta prima di ora ho raccontato un mio sogno e lo feci per la sua particolarità, si trattava cioè di “Sognare un sogno” Nella fattispecie sognai il “Sogno di una notte di mezza estate”.

Curiosamente il sogno che vado a raccontare e che ho chiamato “Servizio militare posticipato” ha analogie con l’altro, infatti essendo stato fatto la notte tra il 29 e il 30 Settembre poteva esser chiamato anche “Sogno di una notte di fine estate”! 

Siamo in un interno, che ipoteticamente potrebbe essere la sede del Gruppo Donatello, sede che recentemente è stata abbandonata per “mancato rinnovo del contratto”. Siamo in tre, io Francesco Bandini e Sergio Nardoni e siamo a sedere a guardare delle diapositive. Francesco è architetto ed anche docente, scrittore e artista di lungo corso ed è stato anche presidente del sodalizio or ora citato.  Anche Sergio, è stato socio del Donatello per un certo periodo,  è un artista assai affermato con una lunga storia non solo di pittore e scultore, ma anche di docente. Curiosamente Francesco e Sergio sono entrambi accademici di una blasonatissima associazione. Io no, sono solo Donatelliano. 

Nel sogno le diapositive scorrono, ma non ne ricordo assolutamente il contenuto. Ricordo però che lo schermo dove le diapositive venivano proiettate era situato molto in alto, e che  si doveva piegare il collo all’indietro per poter vedere bene, anche se come ho detto non ricordo cosa venisse proiettato.

Ad un certo punto realizzo che devo imminentemente, forse il giorno stesso,  prendere il treno e partire per… il servizio militare! E mi chiedo perché mai devo partire a 42 anni! Nella realtà ne ho molti di più! E la scena – ma non è certo notizia sconvolgente – appariva davvero reale. A questo punto il risveglio (probabilmente provocato e non spontaneo) e quindi l’interruzione del sogno.

Simboli ce ne sono “a sfare”: Sodalizi (artistici e militari); Abbandono (abbandono della sede dell’associazione e abbandono della propria città per andare a svolgere il servizio militare); Senso del movimento e dello scorrimento (le diapositive e il treno); Mistero (il misterioso contenuto delle diapositive, l’ignota sede di destinazione militare); Autorità (figure del docente e del presidente). Non azzardo interpretazioni, ma volentieri lo condivido. Se qualcuno vorrà dirmi qualcosa si ritenga fin d’ora ringraziato! (la platea iniziale di lettori a cui preliminarmente viene proposto il presente è stata selezionata in base a interessi e competenze!).

Mi scuso per eventuali (anzi certi) errori di grammatica e di ortografia, ma ho preferito scrivere di getto! Grazie per la lettura e per eventuali riscontri!

Ovviamente mi riservo di ampliare, modificare e correggere!

La Madonna del Buon Consiglio Patrona di Sarteano

La Madonna del buon Consiglio Patrona di Sarteano

Un appunto di carattere generale, introduttivo, sulla figura della Madonna del Buon consiglio, con qualche riferimento a Sarteano, di cui è Patrona. Per approfondimenti alcuni riferimenti bibliografici alla fine del testo.

La Madonna del Buon Consiglio è la Santa Protettrice di Sarteano, e anche di altre località. È patrona tra l’altro di Scarlino, di Ogliastro Cilento, di San Polo dei Cavalieri e di molti altri paesi italiani. È protettrice dell’Albania, proclamata dal Consiglio dei Vescovi albanesi nel 1895. È patrona anche di molti istituti religiosi. Viene celebrata il 26 Aprile. 

A Sarteano la sua effige è custodita in una cappella dedicataLe all’interno della Chiesa di San Lorenzo nell’omonima piazza, dichiarata Santuario Mariano nel 1955; la Cappella fu inaugurata nel 1864, anche se allestita precedentemente dai paesani come voto affinché si venisse superata un’epidemia di colera (1855). Il culto dei Sarteanesi  verso la Madonna del Buon Consiglio è molto antico, e alcune date vanno sottolineate. Nel 1903 papa Leone XIII aggiunse l’invocazione “Mater Boni Consilii“ alle Litanie Lauretane. Nel 1931 Padre Mauro Santolini, genovese, scrive un inno dedicato alla Patrona, nel 1932 viene dichiarata patrona di Sarteano e dei sarteanesi da papa Pio XI (Papa Ratti, 1856-1939, eletto Pontefice nel 1922). Un Inno tutto sarteanese è stato scritto da Fernando Lucoli e pubblicato su Montepiesi n. 4  1986.

A Sarteano, ma verosimilmente anche negli altri paesi protetti dalla Madonna del Buon Consiglio, la festa patronale è preceduta nei tre giorni precedenti 23, 24 e 25 Aprile da un Triduo preparatorio. Nella giornata del 26 Aprile si svolgono due Sante Messe, una delle quali spesso celebrata dal Vescovo. Nella giornata altri eventi religiosi: la benedizione delle auto e la benedizione dei bambini e, naturalmente, la Processione per le vie del paese.

Molti eventi sono legati alla Protettrice di Sarteano.

Il culto dei Sarteanesi per la propria Patrona è da sempre vivo e sentito. Un interessante articolo del lontano 1931 pubblicato sull'”Araldo Poliziano” e riprodotto su Montepiesi nell’Aprile 1986, ripercorre la storia del rapporto tra La Madonna del Buon consiglio e Sarteano. Dalla costruzione della Cappella al suo restauro. Sempre sull’Araldo Poliziano, 7 Maggio 1933, compare un ampio resoconto della recente giornata dedicata all Madonna del Buon Consiglio.

Nel 1930, il 26 Aprile, venne inaugurata un’edicola dedicata alla Madonna del Buon Consiglio nel punto ove un anno prima (il 16 Gennaio 1929) un sarteanese, Corinto Perugini era uscito indenne da un incidente stradale. In quell’occasione venne scattata una fotografia ove nella volta celeste le nuvole erano disposte a formare un profilo che pareva quello della Madonna e del Bambino. La foto, tuttora conservata nella Collegiata, fu studiata e ritenuta priva di contraffazioni.

1931, 15 Agosto,  Solenne incoronazione della Venerata Effige preparata dal Benedettino Padre Mauro Santolini da Genova. 

1964 Padre Mauro Santolini è a Sarteano in occasione del centenario della Cappella della Madonna del Buon Consiglio. Un manifesto dell’epoca è riprodotto su Montepiesi n. 5 1979. Ecco il testo: “SANTUARIO MARIANO DIOCESANO / 1° CENTENARIO DELLA  CAPPELLA DEL BUON CONSIGLIO /  Vivi da saggio. onde morire da intelligente e conquistare per sempre la suprema gioia per cui Dio ti ha creato e redento. Nessuno meglio della Madre di Gesù e Nostra può guidarti, con l’ intercessione, l’ispirazione e l’esempio.   Sia Essa la tua Consigliera costante e ti sorrida come a figliolo prediletto, che Le vuol somigliare sempre. /  a ricordo della piccola Missionie  P, D. Mauro Maria Santolini O.S.B.  ti chiede un Ave Moria  / Sarteano (Siena) 18-26 / IV / 1964” 

Il 18 Giugno 1972 molti sarteanesi si recarono in pellegrinaggio  a Gennazzano al santuario-madre della Madonna del  Buon Consiglio. 

1976 26 settembre Ancora una gita-pellegrinaggio al santuario di Gennazzano, con visita anche a Palestrina, Subiaco, Tivoli.

1979 21 Ottobre Nuovo itinerario religioso per i Sarteanesi:  piazza San Pietro a ROMA e  Santuario di Gennazzano.

1980 L’edicola posta nel 1930 da Corinto Perugini viene deturpata.

1982 L’edicola precedentemente deturpata, dopo restauro viene benedetta il 25 Aprile.

1983 Nuovo pellegrinaggio a Gennazzano. Anche stavolta accompagnato da altre iniziative: visita alle Catacombe di Priscil­la; benedizione del Papa in San Pietro, visi­ta Tivoli e infine alle Fontane di Villa Este.

Il 22 Agosto 2013 avvenne  un un fatto increscioso, l’Effigie della Madonna del Buon Consiglio fu oggetto di un furto sacrilego, furono trafugate le corone d’oro che sovrastavano le aureole  della Madonna e del Bambin Gesù nel quadro attribuito a Francesco Bonichi risalente al 1761 (probabilmente  copia dell’immagine del santuario di Gennazzano ove a sua volta era giunta da Scutari in Albania il 25 aprile 1467). Tale impreziosimento fu aggiunto  al quadro nel 1931 e fu realizzato con l’oro donato dai Sarteanesi. Parimenti nel 2013, dopo il furto, la comunità paesana raccolse  i soldi per poter acquistare l’oro e apporre due nuove corone.  

Un cenno al 2020, l’anno buio della pandemia, quando il Vescovo Stefano Manetti e Don Fabrizio celebrarono la  Patrona a porte chiuse  (trasmessa in diretta da NTI Digitale Terrestre 271) e la Processione fu sostituita dall’immagine portata per il paese con il solo sacerdote al seguito. 26 Aprile 2020 A Sarteano è la festa della Madonna del Buon Consiglio, santa protettrice del paese. 

In Toscana esistono numerose Chiese dedicata alla Madonna del Buon Consiglio. Ne cito alcune. Una è sita a Frosini, nel comune di Chiusdino, in provincia di Siena. Un Santuario della Madonna del Buon Consiglio è presente a Ponte Buggianese in provincia di Pistoia. A Termineto nei pressi di Viareggio (Lucca) è presente una Chiesa dedica alla Madonna del Buon Consiglio di relativamente recente istituzione: iniziata a costruire nel 1958 e aperta al culto dal 1976. A Siena la Madonna del Buon Consiglio è patrona della contrada di Valdimontone.

Per approfondimento

Spunti d’Agosto: in principio fu “Documenti, soldi, chiavi e sigarette”. 


Spunti d’Agosto: in principio fu “Documenti, soldi, chiavi e sigarette”.

(Con scuse anticipate per errori di scrittura, almeno in parte dovuti alla modesta tecnologia disponibile in questo periodo)

Era la quaterna che dovevi recitare quando, in uscita, varcavi la porta di casa. Oggi forse sostituito dalla triade “smartphone, caricabatteria e carte” dove carte riassume di identità, di credito, di ingresso e/o adesioni le più varie, palestre, biblioteche, catene alimentari e di abbigliamento, ecc. Forse non c’entra nulla o forse sì, ma mi viene in mente (e non è la prima volta) il capitolo sulle fotografie nel libro di Corrado Alvaro “Il nostro tempo e la speranza”. Un parallelo tra allora e ora appare improbabile, tuttavia il raffronto tra alcune frasi di Alvaro e certe esperienze odierne fanno pensare o comunque incuriosiscono. Avevo già parlato di Alvaro in altro articolo, ma non dedicato alle foto in generale, ma ad una foto del 1990 in particolare. Alvaro riflette sulle immagini fotografiche in un momento in cui le foto erano scattate quasi esclusivamente in occasioni particolari come matrimoni, comunioni, vacanze; riflette su come le fotografie rappresentino un grande aspetto innovativo e su strumento capace di esaltare ricordi ed emozioni. Oggi si fotografa “di tutto, di più” (espressione coniata dalla RAI molti anni fa per pubblicizzare le proprie trasmissioni). Ma torniamo a noi.

Sfruttando  un’applicazione che permette di modificare la data delle immagini, o meglio di attribuire la data corretta, è possibile ricreare, pur per sommi capi, il viaggio della propria esistenza. All’uopo è facile individuare in base alle date certe i Natali, gli ultimi dell’anno, giorni la cui data è certa in occasione di lauree, matrimoni, cresime, scomparse. Utili all’uopo anche foto di repertorio di date significative: la scoperta della luna, la vittoria dei mondiali di calcio, attentati, altri eventi. È possibile anche risalire alle date in cui si è  acquistata una nuova auto o una nuova moto, risalendo  tramite la targa  alla data di immatricolazione. Ovviamente più si va indietro e meno sono le immagini  personali disponibili In quanto un tempo non si fotografava tutti e tutto. Peraltro con l’eccezione di alcuni fotografi che, dopo aver sviluppato le foto, inserivano nella stampa il mese e l’anno in cui era avvenuta, non è facile ricordare la data (talvolta difficile ricostruire persino all’anno!). Raramente la data veniva scritta sul retro. Volendo fare una sorta di “esperimento scientifico” e sfruttando l’app di cui sopra possiamo ordinare cronologicamente le foto, e ci si può concentrare su particolari periodi, quelli vissuti in un certo posto, quelli del corso di studi, quelli contrassegnati in particolare periodo vuoi di lavoro vuoi di altro. Ciò ci permette di mettere ordine tra i nostri ricordi, di stabilire percorsi umani, di collocare più precisamente eventi che ci hanno visti protagonisti o anche solo spettatori, talvolta di farci ricredere su qualcosa avvenuta prima o dopo di come ci sembrava di ricordare.

E per chiudere il cerchio si può evidenziare come oggi con lo smartphone si può davvero fotografare tutto, sempre e comunque. Persino… le foto di un album di famiglia, a cui si può una volta perpetrato il processo alchemico da carta a file jpg – abbiamo visto – apporre la data, sempre che ce la ricordiamo.

Un tempo, neanche poi tanto lontano, quando ci portavamo dietro documenti, chiavi, soldi e sigarette, se proprio volevamo, dovevamo portarci dietro la fotocamera, che chiamavamo in realtá “macchina fotografica”. 

Riferimenti 

Alvaro Corrado: “Fotografie vecchie e nuove”. In “Il nostro tempo e la speranza”, Bompiani 1952, pagg.141-144.

E in tema di fotografia, non pertinenti al presente scritto, ma molto interessanti:

Ferrario Davide: L’incantesimo della fotografia: la carta uccisa da un proiettile. La Lettura 15 Novembre 2015

Villa Fabrizi; La macchina fotografica è una chitarra La Lettura 20 Marzo 2016

Impressioni estive di mezza estate ovvero a cavallo  tra luglio e Agosto (o giù di lì). O anche un po’ promemoria, un po’ raccordo, un po’ anteprima.

Impressioni estive di mezza estate ovvero a cavallo  tra luglio e Agosto (o giù di lì). O anche un po’ promemoria, un po’ raccordo, un po’ anteprima.

O ancora per dirla con Marzullo, quando un mese è appena finito e un mese è appena cominciato.

Piscine, libri, quaderni, ricerche, ricordi, Sarteano, ricorrenze… forse altro.

Come accade ogni anno o quasi, mi ritrovo diversi articoli appena iniziati o in corso d’opera ma non terminati. Mi ritrovo anche piccoli appunti,  note sparse  da sviluppare e altro ancora. E ogni anno o quasi propongo una sintesi di questo materiale che fa un po’ da raccordo è un po’ da anteprima. Tutti gli argomenti di seguito tratteggiati dovranno o almeno dovrebbero diventare articoli compiuti. 

13 Luglio 2023. Parafrasando un po’ “Impressioni di settembre” ma senza gocce di rugiada, e parafrasando la  famosa metà, quella shakespeariana del “Sogno di una notte di mezza estate”, e forse parafrasando anche qualcos’altro, eccomi dunque a Sarteano, al “Bagno Santo”, ovvero usando l’espressine gergale “Alla piscina” (non “In”, proprio “Alla”!). La recente pioggia ha fatto scappare tutti, il successivo e più recente ritrovato sole la farà probabilmente riempire di nuovo. Al momento si sta divinamente; presenze inferiori a dieci bagnino compreso.

A pochi metri dalla cascata che alimenta la piscina rendendola una delle poche “a ricambio continuo” é assai piacevole ascoltarne il rumore incessante, che in qualche modo fa da colonna sonora ai ricordi legati a questo posto e non solo. Ricordi e pensieri, probabilmente più i primi che i secondi. Ricordi vicini, ma soprattutto ricordi lontani, anche lontanissimi, remoti. Ricordi divenuti luoghi comuni, o forse milestones della storia del Bagno Santo. Concetti che possono servire anche valutare, ovvero a dare il voto, a chi si candida come “memoria storica”, ambita qualifica locale, ma con valore di sport nazionale! Date, persone, eventi legati ad esempio a quando c’erano due trampolini o a quando c’erano due bagnìni: uno di qua e uno di là, ovvero seduti  su una seggiola posta a metà dei due lati più lunghi della vasca, muniti di fischietto e con  ciambella corredata di lungo cordone a portata di mano. Strettamente collegata al Bagno Santo  inevitabilmente la citazione degli “spartitoi” – luogo dove le acque provenienti dalla sorgente si dividevano – e dove i ragazzi e anche qualche ragazzo più cresciuto potevano fare il bagno gratis. Aneddoti da raccontare c’è ne sarebbero: di vario tipo e di ogni tempo, questi ultimi passati alla leggenda magari riveduti e corretti. Ma questa é un’altra storia. Tra l’altro – e non é una scusa – il cellulare suona, è una volta tanto non è un call center, ma un vecchio amico.

Si tratta di Paolo Strino, mi comunica che ha scritto un bel libro su vicende musicali degli anni ‘70 e dintorni. Anzi su una vicenda in particolare, ovvero la storia di una Band tutta fiorentina, i Dennys & the Jets. Non ho avuto  occasione di leggerlo, ma spero di farlo prossimamente. Spero anche di potere assieme all’Autore di poter organizzare una presentazione presso il Gruppo Donatello, che al momento è suo malgrado diventato “Gruppo Donatello fuori sede”. È un espressione, quel “fuori sede” che pur non dicendolo sottintende un “momentaneamente” o almeno la speranza che lo sia. In ogni caso o in una nuova sede o in una di quelle che generosamente ci sono state via via offerte (Taverna Artisti, Villa Arrivabene, Teatro Affratellamento) la presentazione del libro di Strino avrà luogo! E in attesa della lettura del libro  mi piace citare lo stesso Autore: “Questa è una storia di canzoni e amicizia e di come questi due elementi per quasi cinquant’anni abbiano spinto alcune persone a caricare gli strumenti e partire lasciando tutto. Così funziona quando la musica chiama: tanto sai che ti aspetteranno comunque. Spero di essere riuscito a raccontarvi questa piccola grande band del Rock and Roll, anche nel ricordo di Vincenzo/Dennis”.  

Neologismi, neologisti, effetto Dunning-Kruger, depressione recitata, “Passaggi e non passaggi” e altre storie.

All’inizio  questo articolo doveva riguardare soltanto “Neologismi e neologisti”, titolo della tesi di specializzazione in psichiatria di Marcello Cossio, discussa nel lontano 1952 e pubblicata poco dopo. Fu una tesi molto apprezzata e innovativa. Dal riassunto: “L’A., dopo aver commentato lo studio del Bobon sui neologismi e linguaggi neologici e gli altri lavori concernenti l’argomento, esamina alcuni casi caduti sotto la sua osservazione. Delimita il significato del termine neologismo ed affronta l’interpretazione psicopatologica dei neologismi stessi.”. Il lavoro di riesaminare alla luce della recente letteratura scientifica  gli   aspetti del linguaggio di Cossio, che mi ero riproposto di studiare assieme ad un gruppo di lavoro, si è presentato assai complesso. E allora rimandando (ancora una volta) tale lavoro, preferisco tratteggiare alcuni ricordi legati alla figura di Marcello. Al posto di “altre storie” poteva essere benissimo scritto “le intuizioni di Marcello”. Marcello é stato  un apprezzato psichiatra. Dopo la laurea in medicina e la specializzazione in “Malattie nervose e mentali” esercitò a lungo la professione presso l’ospedale psichiatrico Vincenzo Chiarugi a San Salvi,  allora nosocomio provinciale. Dopo lunghi anni, dopo aver acquisito un primariato,  concluse la carriera come direttore di una unità operativa territoriale, una delle tante aperte sul territorio dopo la chiusura di San Salvi a seguito della riforma del 1978.

Pure avendo diretto la ricerca  su temi diversi, verosimilmente uno studio che riveste importanza per l’originalità, è la descrizione della depressione recitata, sindrome autonoma da altri simili disturbi, pubblicata nel 1984 ma molto verosimilmente descritta diversi anni prima insieme a Mario Barucci. Lo stesso Mario Barucci abbiamo visto coautore spesso con Cossio approfondì lo studio della Geragogia. Inevitabilmente facendo azione riduzionista non potendo qui neanche riassumere il percorso curricolare di Cossio, piace ricordare i suoi antesignani studi sul linguaggio degli psicotici, e in tempi più recenti la sua partecipazione ad una iniziativa socialmente rilevante pur non vicinissima alla psichiatria ovvero la teoria dell’Inconcepibileurbano, ovvero  I complessi rapporti tra sviluppo urbanistico, vita sociale, problemi del benessere. Inoltre Marcello Cossio descrisse ipoteticamente e accuratamente, in tempi non sospetti, e comunque autonomamente, una sindrome molto simile alla   “Sindrome della superiorità illusoria” o “effetto Dunning-Kruger”. Seguiranno approfondimenti di  tutti questi aspetti 

Riferimenti bibliografici 

Barucci M, Cossio M.: Semeiotica neuropsichiatrica, Idelson-Gnocchi, 1988

Barucci M, Cossio M. La depressione recitata [Recited depression]. Riv Patol Nerv Ment. 1984 Sep-Oct;105(5):201-15. Italian. PMID: 6599930.

Cossio, M., (1955), Neologismi e neologisti, “Rivista di patologie nervose e mentali”, 1955, 76, pp. 713 e sgg.

Kruger J, Dunning D. Unskilled and unaware of it: how difficulties in recognizing one’s own incompetence lead to inflated self-assessments. J Pers Soc Psychol. 1999 Dec;77(6):1121-34. doi: 10.1037//0022-3514.77.6.1121. PMID: 10626367.

Sforzi R., Cossio M.: L’inconcepibile urbano. Etruria Medica, Vol 10, 1995 n.1 pag. 27

Dai quaderni della Stefanina ai…. Quaderni della Stefanina

Non è la prima volta che parlo di Stefania Casoli da Sarteano, meglio conosciuta come Stefanina. Ottima musicista suonava bene pianoforte e violino. Molti bambini e adolescenti, compreso chi scrive, sono stati a lezione di musica dalla Stefanina. Una curiosità: Stefanina forniva agli alunni uno strumento didattico singolare e prezioso: un quaderno interamente scritto da lei, con ampio testo che descriveva  le basi del solfeggio, e riccamente illustrato da note e pentagrammi. A quanto ricordo ne approntava uno per ogni allievo. Rigorosamente artigianale! E senza aiuto di fotocopie! 

La cosa curiosa che peraltro giustifica il presente scritto è che qualche giorno fa ho ricevuto un regalo singolare, ovvero due quaderni della Stefanina, ma non quelli or ora ricordati che lei stilava e produceva per gli allievi, ma proprio i suoi quaderni delle elementari. Titoli dei temi e delle cronache che docenti proponevano ai propri scolari sono naturalmente assai diversi da quelli odierni, tuttavia incuriosiscono il lettore e se proprio si deve trovare un comune denominatore, lo ritroviamo in alcune caratteristiche tipiche di quell’età età in cui si frequentano le scuole elementari, in particolare la fantasia, l’innocenza, la curiosità che pare non avere limiti confini spaziali e temporali. Rimando ad una successiva e doverosamente più ampia disanima sulla figura della Stefanina, per ora mi basta aver sommariamente parlato di quel passaggio temporalmente sviluppandosi nell’arco di circa sessant’anni cioè “Dai quaderni della Stefanina… ai quaderni della Stefanina“

Bologni Carlo: La scomparsa della Stefanina, Montepiesi n.7-8 2006

26 Luglio 2023

Carl Gustav Jung   psichiatra e fondatore della psicologia analitica nacque il 26 Luglio 1875. Anni dopo, il 26 Luglio 1943 Jung compiva 68 anni; lo stesso giorno veniva alla luce Mick Jagger futuro leader dei Rolling Stones.

Curiosità “comparate”. Nel 1943, in estate, a Eranos, Jung tenne il seminario “I miti solari e Opicino de Canistris”. Nel 1961 Jung scompare, nel 1961 Jagger ritrova  Keith Richards che aveva già conosciuto alle elementari: è praticamente é l’inizio del fenomeno Rolling Stones.

Auguri a Mick che compie 80 straordinari anni e a Carl Gustav che ne avrebbe compiuti 148.

“La quarta età” di Vincenzo Magnoni. Una bella autobiografia 

“La quarta età” di Vincenzo Magnoni. Non ho mai fatto mistero di annoverare biografie e autobiografie tra le mie letture preferite (si veda in questo blog  http://robertodellalena.altervista.org/navigare-in-un-mare-di-biografie/ ). Quando Vincenzo Magnoni mi ha cortesemente donato il testo di cui si parla, ho subito iniziato a leggere con interesse e curiosità. Vincenzo Mignoni è avvocato ed  è anche figlio e nipote di avvocati. La vocazione familiare verso la professione di avvocato prosegue anche con i figli di Vincenzo. La biografia che Magnani propone è interessante soprattutto per come é stata redatta e per come viene proposta e si sviluppa. Si tratta di una serie di brevi racconti tematici, naturalmente in ordine cronologico, che possono essere letti anche singolarmente. I vari paragrafi,  ripercorrono le frasi significative della vita. Dal ricordo dei genitori e del fratello, alle problematiche dell’adolescenza,  queste ultime ben diverse dalle odierne, ai  luoghi di residenza, di vacanze. Si alternano descrizioni di eventi,  di luoghi,  di persone in qualche modo per l’Autore significative o comunque degne di nota. Tutto inizia nella piccola città di Chiusi, piccola ma importante  in quanto sede di un rilevante nodo ferroviario; Il racconto di Magnoni si sposta via via  alla Giannella, all’Isola d’Elba, nelle più distanti Parigi e in Giordania in occasione di viaggi.  Tutta la narrazione é accompagnata – aspetto estremamente coinvolgente – da momenti di profonda riflessione ed intensa emozione.

Giornata Gauguin in Viale Petrarca, Firenze, 16 Giugno 2023

Giornata Gauguin in Viale Petrarca, Firenze, 16 Giugno 2023

Precisazione.

Trattasi di breve articolo che, necessariamente dovrà essere riveduto, corretto, ampliato e integrato con intervista al protagonista.


Ultimo di una serie di incontri, un po’ lezione a fronte, un po’ performance, un po’ happening e forse anche altro, svoltisi con regolarità settimanale dal primo venerdì di primavera all’ultimo venerdì di primavera. Ideatore, Autore e Attore protagonista unico Riccardo Sforzi. Il programma era lo stesso per ogni incontro, ma inevitabilmente (anzi fortunatamente) ogni giornata risultava un po’ diversa dalla precedente dalla successiva, realizzando così una serie di eventi al tempo stesso uguali e diversi. Ciò richiamava le parole di un importante geriatra fiorentino che nel  corso di una sua lezione, parlando di lavori e di professioni, rilevava la ricchezza dell’insegnamento, avendo professori e maestri la fortuna di fare un lavoro sempre uguale e sempre diverso. Lo stesso programma svolto sempre con gli stessi contenuti ma con testi, parole, contesti comunque sempre diversificati. Allievi che son sempre gli stessi, ma che crescendo diventano sempre diversi. Ma questa é un’altra storia. Ritorniamo a Gauguin.

Ogni incontro si apre con il racconto di significativi momenti della vita di Gauguin. Sulla scorta di tali momenti è proposto lo sviluppo di una teoria: la ricerca del paradiso perduto attraverso la traversata dell’oceano. Terra e ritorno appaiono concetti centrali della teoria proposta e che non possono non richiamare la traversata del mare di notte e lo straordinario potere alchemico del ritorno (ma anche questa – pur attinente – è un’altra storia).

La performance (fra i vari termini possibili probabilmente il più appropriato) procede con  la narrazione di eventi ed elementi che suggestivi della vita di Gauguin. Dai complessi e talora problematici rapporti con gli insegnanti, con i familiari, con i colleghi artisti, ai successi, agli insuccessi, alle miserie, alle rinascite e a quant’altro. Dalla vita parigina a quella in Bretagna e oltre. Esposizione arricchita da citazioni, aneddoti, curiosità quasi inedite.

Il secondo momento contempla una serie di riflessioni a partire da tre opere.

Tre quadri di Gauguin. Tre quadri non solo tra i più belli, ma anche ricchi di significato: “Ta matete” o “Il mercato”, “La visione dopo il sermone”, “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?” Le tre opere sono sì tre opere straordinarie, ma sono state individuate dal relatore come altrettanti momenti significativi del proprio vissuto, in qualche modo variamente collegato con il percorso artistico e umano di Paul Gauguin. Uno straordinario percorso ideale fatto di citazioni, di analogie, di metafore, di creativitá.

Ta matete, o Il mercato dipinto   a Tahiti nel 1892, conservata a Basilea, al Kunstmuseum. Il mercato è da sempre un luogo di incontro, di scambio, di confronto. In qualche modo anche palestra delle idee. Il mercato è anche interazione, conflitto, contrattazione, contatto, di cose e di denaro, ma anche di emozioni. Forse anche strumento di controllo sociale. Nel mercato è poi reperibile un concetto che ritroveremo più avanti: l’essere sempre uguale e sempre diverso. Nel dipinto di Gauguin due elementi risaltano: la bidimensionalitá e il  citazionismo egizio reperibile nelle figure femminili. La bidimensionaltà reperibile anche in altre opere dell’Artista assieme alla sottilineatura dei contorni ha, tra l’altro, la funzione di richiamo dell’attenzione dell’osservatore. Del resto anche lo sviluppo di lettura orizzontale determinato da un alto rapporto tra lunghezza e altezza  in una tela come “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?” pare avere simile funzione. Ma  qui va tenuto ben presente il discorso che ha accompagnato l’intero ciclo di conferenze, ovvero che la simbologia intrinseca dell’opera rimanda ad altra simbologia, ad altra narrazione, che è quella del relatore, e che non è facile descrivere.

La visione dopo il sermone, 1888. Olio su tela, conservato a Edimburgo, National Gallery of Scotland. Giacobbe in lotta con l’Angelo; é la scena che vedono alcune donne, ed é la stessa scena della Genesi che precedentemente é stata loro narrata durante la funzione religiosa. Una delle caratteristiche che rendono il quadro ancor più prezioso è la coesistenza di due piani: un piano della realtà e di un piano visionario, in qualche modo, simbolicamente e anche fisicamente, divisi da un tronco  di un albero.

Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? (D’où venons-nous ? Que sommes-nous ? Où allons-nous ?), 1897-1898, olio su tela, Opera di notevoli dimensioni alta quasi un metro e mezzo e larga più di tre metri e mezzo. Conservata a Boston, Museum of Fine Arts. Opera “simbolo” é stata oggetto di innumerevoli studi. E’ una proposta di riflessione sull’umana condizione, in chiave biologica, filosofica, antropologica e quant’altro. In questa sede Riccardo ha ben tratteggiato queste letture proponendo anche una serie di notazioni personali. Dai massimi sistemi alle cose di tutti i giorni, macro e microsistemi, universi infiniti e sterminati, piccoli universi personali ma non per questo meno importanti. Anzi!

L’incontro, e nel caso dell’ultimo incontro precisamente anche ciclo, si chiude con un rito che prevede la condivisione di un rituale: il conduttore si rivolge al pubblico con una formula propiziatoria alla quale i presenti rispondono con una frase che  che è anche un proposito: “Ed anche le cose più incredibili possono accadere”. chiusura dei lavori con aperitivo, anch’esso benaugurante! 

Un ritrattino di Elio Marcucci ritrovato


Nota. Articolo suscettibile di correzioni e ulteriori modifiche.

Correva l’anno 1967. Era estate, probabilmente agosto, in tarda mattinata. Mi trovavo a Sarteano in “villeggiatura”, ma in realtà in uno dei tanti periodi in cui si ritorna al paese natio dove si é per un certo periodo vissuti. Nel mio caso una decina di anni. Tanti ne avevo quando con i miei genitori ci “trasferimmo” a Siena, e dopo qualche anno a Firenze (ma questa  è un’altra storia da raccontare a parte). Dunque, tornando a noi era l’estate compresa scolasticamente tra la prima e la seconda liceo e in una mattinata forse di Agosto, ma ripensandoci bene forse più probabile di Luglio, mi trovavo in Piazza d’Armi, toponomasticamente Piazza Bargagli, ai “giardinetti” con alcuni miei amici, uno di loro era Dino, mio compagno di scuola e di banco alle elementari.  Precisando ulteriormente eravamo ai “giardinetti” altrimenti detti “giardini piccoli” per distinguerli da quelli “grandi”. I giardinetti avevano al loro centro una vasca di pesci rossi, delle aiuole ben curate e ai lati delle panchine. Nell’album fotografico di molti sarteanesi è pressoché presente una o più foto di bambini e genitori accanto a tale vasca. Quel luogo (oggi si direbbe ahimè location) ricordava in qualche modo il testo de “La casetta in Canadà”  celebre canzone di Gino Latilla, che fu un tormentone quando ancora la parola tormentone non esisteva! 

I giardinetti erano prospicienti l’albergo Italia su un lato e la tipografia da un altro lato. Gli altri due lati erano liberi. Oggi non c’è più l’albergo Italia, non c’è più la tipografia e non c’è più neppure  la vasca con i pesci rossi. Sopravvivono alcune panchine in cemento. 

Torniamo ai ragazzetti e ai giardinetti (tanto per metter in rima due vezzeggiativi).

Un distinto signore elegante, con occhiali scuri e fornito di  un blocco da disegno e matita (anzi matite, erano più di una) stava tratteggiando la  Chiesa di San Francesco e altri elementi visibili. Ovviamente io e i miei amici lo osservavamo con curiosità e interesse. 

Non infastidito della nostra presenza, anzi tollerante e gentile, ci disse di aspettare un po’. Quando terminò lo schizzo (chissà, forse era un bozzetto per un quadro) ci disse che ci avrebbe fatto il ritratto e noi felicissimi! Non ricordo quanti di noi ragazzi furono ritratti. Io fui senz’altro uno dei fortunati. Conservo ancora quel bel disegno che qui mostro.

Solo anni più tardi ho saputo di più su quel distinto signore. Si trattava dell’artista Elio Marcucci, romano ma molto legato a Sarteano. Un artista importante con lunga attività espositiva.  Scorrendo le pagine delle varie annate di Montepiesi, prezioso mensile che dal 1969 al 2017 ha mirabilmente raccontato Sarteano, si apprende che Marcucci é annoverato tra i collaboratori della rivista e che per tantissimo tempo ha  frequentato Sarteano. Si apprende ancora che nei lontani 1950 e 1951 Marcucci dipinse il Drappellone del Saracino. Montepiesi parla più volte le attività artistiche di Marcucci e, purtroppo anche la sua scomparsa avvenuta nel 1988.

Conservo gelosamente quel bel ritratto che corsi ad incorniciare e conservo il lontano ricordo estivo di un artista  elegante e cordiale e un gruppetto di ragazzi ai giardinetti!

Riferimenti bibliografici

LA PITTURA DI ELIO MARCUCCI, MONTEPIESI n 12 1987 p 15

ELIO MARCUCCI: UN AMICO CI HA LASCIATI, MONTEPIESI n 9 1988 p 22